Madre e padre. Avevo due splendidi genitori. Erano premurosi e sempre amabili con lui.
Un piccolo bambino giocava in mezzo ad altri suoi coetanei. Metteva un po' paura a tutti, per i suoi rari occhi e i capelli nerissimi che li contornavano. Ma sempre allegro, faceva sempre diventare l'area attorno a lui molto spensierata ed allegra.Era un posto sicuro.
Nessuna macchia sporcava quella storia infantile.
Ma. Una notte. Aprendo gli occhi, vide soltanto il colore rosso, da cui non vi si separò mai più.
Il villaggio in fiamme. Gli adulti per terra nella propria pozza rossastra.
I bambini raggruppati in piccoli gruppetti. Fucili e pistole puntati su di loro.Grandi omoni in nero, che puzzavano di polvere da sparo e sudore, li prendevano e li buttavano su grandi camion, non curandosi di far rompere qualche osso a qualcuno.
Incontrarono altri ragazzi e bambini come loro, sofferenti e raffreddati.
Moltissimi altri villaggi vennero saccheggiati, derubati e uccisi.Portati in delle congelatori e fatti rimanere nudi per molti mesi.
Il dolore era tanto.
Non riusciva a percepire più nulla.
Non mangiavano. Non bevevano. Non vedevano. Non si disperavano. Non si muovevano. Non respiravano. Non riuscivano a vivere.
Una qualsiasi emozione gli era scemata.
Molti morirono. Quasi una decina riuscì a malapena a sopravvivere, compreso me.
Con la stessa vivacità, li tirarono fuori e portati in grande strutture interamente bianche.Il putrido odore del disinfettante e medicina, era presente in quasi tutta la struttura.
Buttati in un'unica stanza. L'unico pasto composto da una fettina di pane per ognuno.
Ogni ora che passava uno di loro usciva per poi non ritornare mai più.
Arrivò il mio turno.Era una stanza anch'essa bianca ad eccezione della scrivania e una poltrona, interamente neri e quest'ultima con cocce di sangue sparse.
Venne incatenato. Una persona in camice gli si avvicinò. Prese a tatuare un'enorme numero al sensibile collo, ma non era l'ago lo strumento usato ma un'ardente coltello.
La vista annebbiata. Profondi urli urlati inutilmente.
Il corpo attaccato a strani fili, ebbe una potente scossa. Rivoli di saliva gli colavano dal mento.
Scariche elettriche gli attraversarono l'intero corpo, il prurito al collo era incessante e le paura e il tremolio non davano segno di cessare.Dopo interminabili ore, venne rinchiuso in una piccola stanzina, che divenne la sua camera per anni e anni a venire.
Altri mesi passarono tra stress e continua paura. Le dita delle mani e dei piedi erano viola, dal continuo pestare.
Al posto delle unghie, aveva grandi solchi neri; la lattea pelle si ricoprì di profondi graffi e violacei ematomi di enormi dimensioni, e ogni volta che cercava di muoversi un forte dolore gli percorreva il copro scheletrico mandando in subbuglio la mente.Alcuni ricordi sfocati sono ancora presenti nella mia mente, soprattutto uno in particolare.
Alla mattina venne portato in una nuova stanza. Strane figure erano appollaiate in fondo; erano più grandi di dimensioni rispetto a lui, avevano il corpo tappezzato da una moltitudini di chiodi che perforavano la pelle ad ogni movimento.
Le persone che lavoravano lì erano molto svelti nelle loro azioni e cercavano di fare tutto il possibile nel minor tempo possibile.
Gli venne iniettato uno strano liquido alla nuca, sia a me che a quei individui.La temperatura iniziò a salire. Il corpo iniziò ad emettere potenti scosse.
Non sapeva cosa gli stava succedendo; era ancora inesperto e curioso, e provò a toccarsi l'orifizio, il punto in cui gli dava più fastidio e da cui abbondanti liquidi gli scendevano per le gambe. Iniziò ad aver bisogno di aria e dei profondi gemini risuonarono all'interno della stanza.
L'odore risvegliò le due persone.

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|| Orange ||
Manusia SerigalaIn silenzio guardava le persone girargli attorno, osservava ogni minimo particolare. Ma non vedeva. Effettivamente, era da un paio di anni che guardava, esaminava attentamente i volti, le gesta, i movimenti, la postura... Ma non riusciva ad osserva...