|| 5 Chapter ||

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Aprì leggermente le palpebre.
Dalla piccola finestra, teneri raggi di sole filtravano attraverso il vetro sottile per poi poggiarsi sul candido viso, facendogli risplendere gli occhi.

Emettendo un sonoro sbadiglio, si stiracchiò, lasciandosi scivolare la coperta di lana, fino alla stoffa che copriva le sue gambe.

Solo in quel momento si accorse di indossare una maglietta a maniche corte con dei pantaloni.
Alzando il tessuto che copriva l'intero busto, notò che l'addome era ricoperto da vari strati di bende, scorgendo che in alcuni punti era macchiato di un tenue rosso, presumibilmente causati da qualche ferita, ormai rimarginata.

Con il capo abbassato, le immagini dell'incubo gli inondarono la mente, rendendola buia, lasciando isolati i soliti pensieri positivi che, in qualche modo, lo facevano alzare sù di morale.
Copiose lacrime salate iniziarono a rigare il pallido volto, le guance e gli occhi lentamente cominciarono ad arrossarsi, il labbro prese a vibrare e il naso si tinse di un rosa scuro; ma non una sola volta la voce gli uscì dalla gola, nemmeno una sillaba o un flebile lamento. Si asciugò velocemente le gote dai grossi lacrimoni, tirò sù con il naso e tirò indietro i capelli precedentemente caduti davanti agli occhi. Voleva essere forte, doveva assolutamente essere forte e mostrare indifferenza a chiunque.

Dopo essersi calmato, sbatté un paio di volte le palpebre, guardandosi attorno si ricordò tutto l'accaduto fino in quel momento. I ricordi passati lo assalirono prepotentemente, facendogli venire un giramento di testa e della nausea.

Si sentì tremendamente male, soffocò dei gemiti strozzati, percepì l'aria diventare rarefatta facendogli mancare il respiro.

In un moto di impulsività, cercò di alzarsi in piedi barcollando, cercò di arrivare all'entrata del posto in cui era riseduto il suo corpo stanco e pieno di ferite, lo stesso corpo che in quel momento era in piena energia e salute con, parzialmente, delle cicatrici di un lontano ricordo. Quel dolore che sentiva, era solo l'effetto reciproco della medicina sul suo corpo, ora, in vigore.

Le orecchie poste sul capo, intercettarono più ampiamente la zona attorno a lui: c'erano moltitudini di suoni, dal cinguettio di un pettirosso posato su un albero vicino al capanno, al respiro dei guerrieri che circolavano, con la loro possenza, attorno al villaggio, proteggendolo.

Il naso, già di per sé sviluppato, era notevolmente migliorato; captò il profumo del pane appena sfornato, l'odore del legno dei vari alberi e pini che circondavano il paese manifestando una sensazione di libertà e tranquillità, le bancarelle di dolci che lasciavano attorno a loro quel dolce sapore di zucchero che in bocca, al contatto con la saliva si scioglieva lasciando moltitudini di sensazioni gradevoli e di abbandono.

Lo stomaco cominciò a brontolare, ma non poteva pensare al cibo, prima di tutto doveva uscire da quel posto chiuso.
Prima che facesse un altro passo, la tenda venne scostata rivelando la figura virile, con un'aura potente aleggiarli attorno.

<<Ti sei svegliato finalmente>>

Il ragazzo lo guardò sorpreso, di certo non era ancora fiducioso e sottomesso a quel branco, nonostante gli avessero dato appropriate cure per ristabilirlo.

Corrugò la fronte, con le orecchie puntate in avanti in ascolto per ogni minimo movimenti da parte dell'uomo.
Tentò di aggredirlo con gli artigli delle sue esili e pallide dita, ma l'Alpha lo schivò agevolmente.
Perdendo l'equilibrio, si ritrovò ad aggrapparsi alla parete, le orecchie nuovamente puntate sull'Alpha: era sventato e allo stesso tempo curioso.

<<Ti abbiamo preso con noi, nonostante tu sia uno sconosciuto: ti abbiamo curato, dato da mangiare con un posto caldo dove riposarti e velocizzare la guarigione di quelle orribili ferite che ti ritrovavi una settimana fa; e tu per ricompensarci, ci attacchi... >>

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