|| 9 Chapter ||

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E passarono due anni dall'accaduto.

Non è ancora arrivato il momento or-

I pensieri del ragazzo vennero interrotti bruscamente da un forte e improvviso, giramento di testa.

Alehandra non era con lui in quel momento e non sapeva cosa fare.
Non sapeva comunicare e non conosceva nessuno di cui fidarsi e chiedere aiuto; ad avere la sua fiducia erano solo la beta e l'Alpha, tutte e due in quel momento occupati.

Il caldo aumentò.

Cominciava a vedete le cose vorticare e sfocate.

Un senso di fastidio e piccole scosse si manifestarono nelle parti basse.
Le sensazioni gli erano vagamente famigliari.
Cercò di sostenersi alle pareti della cucina; ma facendo ciò, notò che le sue mani erano di nuovo piene di sangue.

Girovagando lo sguardo per la stanza, notando ancora il coltello posato sulla tagliera, si convinse che sarebbe stata la sua unica opportunità per annullare "quell'incantesimo".

Cercò con fatica di allungare la mano.
Debole, cadde in ginocchio, facendo cadere di conseguenza anche il coltellino. Prendendolo in mano, se lo strinse tra i tremanti muscoli delle dita. Con tutta la forza, lo scagliò prepotentemente nella coscia; creando una profonda cicatrice sopra altre altrettanti.

Riprendendo momentaneamente lucidità, notò le mani non più cosparse dal caldo rosso liquido; ma il perenne fastidio non svaniva.

Quello non era l'immagine del suo passato, era il presente.

Cercò di sfiorarsi. Era strano, non come tutti i giorni e nemmeno in quei momenti del passato. Era un qualcosa di strano, sconosciuto, nuovo, ma allo stesso tempo conosciuto e odiato fino alla morte.

Iniziava a suscitargli un sentimento per molto tempo non provato: la curiosità.

Il calore corporeo aumentò. Continua a crescere, ancora e ancora, fino a farlo quasi innervosire.

Con le poche energie, si alzò dirigendosi alla porta d'entrata provando ad abbassare la maniglia in qualche modo, essendo sfocata e difficile da vedere.

Una volta aperta la porta una moltitudine di odori gli arrivarono al naso e dritto al cervello.

Tra le cosce un strano liquido stava scendendo giù fino alle ginocchia.
Aveva continuamente caldo, il membro sempre ritto, l'orifizio pronto ad accettare chiunque, e l'intero corpo pronto per l'accoppiamento e il seme di qualche Alpha.

Stava in piedi con fatica, traballante stava cercando di avviarsi per le vie per trovare qualcuno che era in grado di alleviare quelle sensazioni.

Lalpha e alcuni dei componenti del banco stavano tornando nel paese con le prede fresche appena cacciate.

Un dolce odore arrivò ai sensibili tartufi neri dei lupi arrivati. Una guardia era diretta correndo verso di loro.

<<Abbaino un problema con qualche lupo>>

Lasciando le prede ai compagni, seguì il soldato; non avendone bisogno, dato che un dolce profumo invase tutto il paese.

Arrivato in piazza, vide un lupo nero di piccola statura tutto bagnato. Continuava a ringhiare, mantenendo a distanza tutti, e allo stesso tempo stava con la parte posteriore in su con la coda in mezzo alle zampe.

Decise di far ordine. Cercò di comunicare, come poteva nella sua forma lupina, di ritornare alle proprie faccende e non prestare attenzioni al povero lupo.

Una volta rimasti solo lui e il giovane, si avvicinò, cercando di prenderlo dalla collottola.
Notò che non faceva resistenza e di rimando, l'omega rilasciò inconsciamente un odore ancora più dolciastro, mettendo a dura prova l'Alpha.

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