Capitolo 13

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Raul's pov.

"Raul!" Mi strattona il braccio Eva. "Diana.. Di" Continua urlando.

"Che succede a Diana?" Spalanco gli occhi.

Mi prende la mano e mi porta vicino ai bagni delle ragazze dove c'è Pierre che fuma nervoso una sigaretta.

"Dov'è Diana?" Chiedo ancora ad Eva. Siamo tutti molto ubriachi e la folla che c'è questa sera sta iniziando ad innervosirmi. Entrambi mi guardano e nessuno dice niente. Mi sto incazzando, voglio sapere dov'è Diana.

"Non lo so, prima di venire a cercarti l'ho lasciata con Pierre!" Urla Eva per sovrastare il suono della musica.

"Dove hai lasciato Diana?" Dico avvicinandomi minacciosamente a Pierre, prendendo il collo della sua camicia tra le mani, spingendolo verso il muro.

"Calma!" Urla in preda al panico l'amica di Di.

"E' in bagno testa di cazzo, è tutta tua quella puttana!" Urla incazzato buttando il mozzicone della sigaretta a terra.

Mi guardo in torno, l'effetto dell'alcol nel mio corpo sta diminuendo e mi accorgo che stiamo richiamando l'attenzione di troppe persone. Lo lascio dunque andare, schifato dalle sue parole.

Entro velocemente nel bagno, sotto lo sguardo di un gruppo di ragazze ubriache perse urlo il suo nome. Parlo in italiano con la speranza che non le sia successo niente e che possa ancora sentirmi. Busso a tutte le porte, tutte una ad una, alcune le trovo chiuse o mi trovo di fronte a bagni vuoti. L'ultima porta è la definitiva, sto impazzendo.

Dove cazzo è Diana.

Pronto a spalancare l'ultima porta di questo bagno di merda, eccola li che la vedo accasciata a terra, in preda ad un fottutissimo attacco di panico. Da sola, in un cazzo di bagno di una fottuta discoteca.

"Diana..!" Mi avvicino. Ha lo sguardo terrorizzato, dagli occhi a mandorla scende un fiume di lacrime e il suo corpo non la smette di tremare. Respira affannosamente e si allontana da me il più possibile non appena entro.

"Non voglio farti del male Di.. Ti prego, fatti aiutare in qualche modo, non voglio che tu stia sola." Dico sincero in maniera pacata, abassandomi a terra di fronte a lei.

Continua a sighiozzare durante un periodo di tempo che mi sembra infinito. Nel frattempo si è lasciata far prendere le mani tra le mie e le mie dita la sfiorano con movimenti circolari. Ha il trucco sbavato, chissà da quant'è che è sola qui dentro in preda al panico! Vorrei solo capire chi è che l'ha ridotta così. Se scopro che la causa è Pierre, giuro che questa volta gli faccio male sul serio.

Passa ancora qualche minuto, ma non ce la faccio più a vederla in questo stato, voglio portarla via e tranquillizzarla. Mi alzo in piedi e con cautela la tiro su con me. I suoi occhi mi guardano e con un cenno mi fa capire che va bene, che mi lascia fare. Menomale, perché non avrei potuto sopportare vederla soffrire ancora senza poter far nulla.

"Gra.. Grazie" Mi dice di colpo, mentre le sistemo il vestito e cerco di levarle il trucco colato passandole i pollici sotto gli occhi.

"Vieni qui e fatti abbracciare, non devi dirmi grazie per niente!" Le dico sincero.

Si lascia abbracciare e quando mi stacco le lascio un bacio sulla fronte, mantendendo il contatto delle mie labbra con la sua pelle più del dovuto, ma è una sensazione così bella per lasciarla andare facilmente.

Una volta ripresa usciamo fuori dove ci aspetta Eva, che presto la riempe di domande a cui Diana non risponde.

"Ma quindi chi era quel ragazzo?" "Pierre ti ha lasciata?" "Stai bene? Hai bisogno di qualcosa?"

Attacco di panicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora