Capitolo 4

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Raul's pov.

Sul suo viso posso leggere dolore, tristezza e disapprovazione. Allora mi affretto a fermarla quando corre via da me, ma senza alcun risultato. Non volevo che mi vedesse a letto con lei. Lucia è arrivata nel momento in cui ero più incazzato e volevo sfogarmi con del sano sesso.

Perché allora ti senti in colpa?

Bella domanda. Che situazione di merda. Perché è venuta qui? Cosa voleva dirmi?

Provo a chiamarla, mentre dico a Lucia di andarsene via.

<<Risponde la segreteria telefonica di 6349479, lasciate un messaggio dopo il bip>>

Merda, attacco. Esco dalla residenza in pantaloncini e la vedo ancora li fuori, a piangere.

<<Non ti avvicinare!>> Mi urla. <<Non so neanche perché sono venuta, non so neanche perché mi fa così male il fatto di vederti con lei, basta Raul, non mi parlare più>>

<<Cosa stai dicendo? Ero incazzato, volevo solo sfogarmi..>>

<<Con tutte le ragazze che ti potevi scopare, proprio lei hai scelto?>> Mi interrompe.

<<Diana..>> Provo a dire avvicinandomi e prendendole il viso tra le mani. Siamo bagnati entrambi per colpa della pioggia e lei è così bella.

<<Avevo solo bisogno di sfogare la mia frustrazione, con me, con te. Con tutta questa situazione.>>

<<Forse è meglio se non ci vediamo per un po', non ce la faccio a vederti adesso>>.

E si allontana correndo verso casa sua. Mi sento così strano, che sta succedendo?

Diana's pov.

Sono passati 4 giorni da quella notte. Quattro giorni infiniti senza parlare, ne vedere Raul. A lezione non si è fatto vivo e tutti mi chiedono se sta bene, ma io non ne ho idea.

Io sto bene? Anche di questo non ne ho idea.

Provo ad analizzare ogni dettaglio della situazione e l'unica conclusione a cui posso arrivare è la seguente: mi piace Raul e mi piacerebbe poter avere qualcosa di più con lui.

Ma come posso solo pensare ad una cosa del genere?

Per i corridoi incontro Pierre, un ragazzo francese a cui so di interessare e che fisicamente non è niente male: alto 1.80, spalle grandi e muscolose, biondo e occhi azzurri. Sempre rosso in viso, immagino per colpa della pelle chiara. Non abbiamo mai avuto modo di parlare e conoscerci meglio, se no qualche uscita con il gruppo di amici.

<<Ciao Pierre!>> Lo saluto dandogli due baci sulle guance, <<Come hai iniziato il semestre?>>

<<Più difficile del previsto, ho un corso di psicologia, ti andrebbe di darmi una mano in caso ne avessi bisogno?>>

<<Certo! A patto che ricambi aiutandomi con statistica!>>

Lui sorride e mi fa cenno di si con la testa. Lo risaluto e scappo via, finalmente la mattina di lezioni è finita.

Torno a casa a piedi e devo dire che mi sono vestita troppo leggera per quest'aria fredda. Quando arrivo a casa decido di farmi una doccia per riscaldarmi un po'.

Una volta uscita dal bagno, con ancora l'asciugamano a coprirmi il corpo, Eva entra preoccupata in camera mia.

<<Come stai?>>

<<Non lo so>> le rispondo, insieme ad una risata isterica.

<<Oggi l'ho visto nella residenza, non aveva una bella cera: sembra che non dorma da una settimana>> Mi confessa.

Tipico di Rual: se io mi chiudo in me stessa per sfogare ogni cosa, lui si chiude nella palestra privata a prendere a pugni il sacco da box, giorno e notte, dorme poco e mangia ancora meno.

Questo non gli fa affatto bene, almeno io mi nutro!

Eva mi guarda con sguardo triste, ma comprensivo. Prova a tirarmi su il morale proponendomi di ordinare una pizza e schifezze varie per stasera e mangiare mentre ci guardiamo un film. Le rispondo sorridente e mi metto a studiare.

Sono le 00.15, io e le mie coinquiline ci stiamo godendo la visione del film spaparanzate sul divano, con i resti dell'enorme scorta di patatine e pop-corn e tanta, tanta acqua, una mania di Den. Rimango tranquilla e concentrata a capire le varie vicende del film, ma vengo distratta da una chiamata di Nacho.

<<Di! Oh, menomale che hai risposto! Qui è successo un casino! Stavamo ballando al Marina, la discoteca in spiaggia, Raul...>> Fa una pausa, gli trema la voce e a me si sta spezzando il cuore, <<Raul è in ospedale al Policlinico, tu abiti li vicino, ti prego vai a vedere come sta. Noi ti raggiungiamo il primo possibile, che non ci hanno lasciato salire in ambulanza e stiamo senza macchina>>.

Non posso credere alle parole che ho appena sentito. Anche le ragazze hanno sentito tutto e tutte e tre scattiamo per uscire di casa velocemente.

Attacco di panicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora