Lega delle ragazze Tedesche
Aprile 1943.
Le ragazze erano pronte ad allenarsi.
Indossavano una maglietta a maniche corte con una gonna molto corta, ma svolazzante.
Delle ballerine classiche di colore bianco le vennero fornite al suo arrivo, 7 mesi prima.
Si acconciò i capelli in una coda alta che non sminuiva la lunghezza dei suoi capelli.
Non smetteva di ridere ad ogni inciampo di Claudia mentre saltellavano su una gamba sola.
<<Forza! Signorina Weber,si sta preparando per concepire bambini sani, dei futuri soldati al servizio della Germania! Non sta giocando a campana alla scuola materna!>> Strillò la direttrice con un piccolissimo accenno di sorriso.
Mentre saltellava i suoi capelli volteggiavano a destra e a sinistra nell'aria. Correre era un modo per liberarsi, per sparire.
Un fischio le fece fermare di colpo.
<<Figlio adorato...>>Disse dolcemente la donna ad un uomo decisamente più alto di lei.
<<Maria...>>sussurrò fissandola con due occhi verdi brillanti come il sole cocente.
<<Peter!>> Esclamò sorridendogli.
<<Vi conoscete?>>Domandò la donna rivolgendosi in modo non aggressivo nei confronti della ragazza. Era evidentemente curiosa.
<<Ci conoscevamo prima che lei venisse qui.>> Mentì Peter.
<<TUTTE TRANNE LA SIGNORINA WEBER!>> Disse fischiando.Tutte tornarono a correre e a saltellare per il campo verde.
Lui l'abbracciò di colpo.
Anche la madre dell'uomo rimase impietrita.
Più tardi ci fu l'ora di riposo. Erano in una delle grande Aule dell'istituto.
<<Qualcuna sa suonare il pianoforte?>>
Spuntò Peter con un mazzo di fiori gialli.
<<IO!>> Corse a sedersi Claudia.
Lui le prese le mani e le sorrise amabilmente.
<<Mi concedi questo ballo?>>
Maria indossava l'uniforme giornaliera.
Lui le tolse l'elastico dai capelli che si lasciarono cadere sulla schiena della giovane.
<<Cosa suono?>>Chiese Claudia emozionata.
<<Qualcosa di allegro!>>Pretese Maria.
<<Che fai?>> Domandò Peter vedendo che la
ragazza si stava togliendo le scarpe.
Tenne la gonna per le estremità e cominciò a volteggiare. La gonna blu dall'alto sembrò diventare un enorme cerchio. Con le braccia alzate danzava senza fermarsi.
<<Continua a girare!>>La incoraggiavano le compagne mentre lei stringeva gli occhi e rideva fragorosamente.
Smise di volteggiare solo quando davanti a se trovò un ostacolo.
<<Peter!>> Strillò staccando le mani dal petto.
<<Non ti gira la testa?>>Sorrise.
<<Un po'...>>Sussurrò quasi cadendo.
Con un braccio la strinse a sé portandole la testa al petto, come un abbraccio.
<<È la seconda volta che evito una tua caduta.>> Sorrise sfrontato.
<<Non vantarti troppo.>>Rispose ironica.
<<E adesso?>>Comparve l'amica fra i due.
<<Un lento.>>Propose Peter.
<<Sei serio?>>Sbottò Maria.
<<Scherzo.>> Rise di gusto.
Ma qualcuno interruppe la festa tanto attesa da una settimana.
<<Maria, nel mio ufficio.>> Era la direttrice.
Maria richiamò Claudia a se.
<<Devi farmi le trecce, ti prego! Chissà che ho combinato!>> Diventò ansiosa.
L'amica non esitò e le intrecciò i capelli. Intanto lei si rimise le scarpe.
Corse lungo tutto il corridoio.
"E se avesse scoperto la mia fuga di mesi fa? O peggio, se mi avessero denunciato per aver nascosto..." Ma i suoi dubbi furono interrotti quando si ritrovò difronte alla porta dell'ufficio.
<<Salve, Direttrice.>>Salutò con la testa bassa e le mani dietro la schiena.
<<Siediti...>> Aveva un tono troppo calmo. Stava cominciando a preoccuparsi.
<<Ci sono stati dei bombardamenti a Berlino...>>
<<Non capisco...>>Si fece paonazza.<<Principalmente il tuo quartiere.>>
<<COSA E' SUCCESSO AI MIEI GENITORI!?>> Strillò fregandosene del rispetto.<<Sono in ospedale. Ti do il permesso per tornare a Berlino per quindici giorni.>>
<<Grazie Direttrice.>>Sussurrò mentre le lacrime le rigavano il viso rosso dalla rabbia.
Si diresse nella sua stanza ed afferrò la valigia. Ci buttò dentro tutti i vestiti che aveva portato. Gli effetti personali ed i regali delle amiche.
<<Dove vai?>> Chiese Claudia.
<<Me ne vado.>>L'abbracciò.
<<Tornerai?>>
<<Si, starò via due settimane.>>
<<Sei la mia più cara amica!>> Scoppiarono in lacrime come due bambine.
<<Ci rivedremo, ho solo delle questioni urgenti da sbrigare.>> La rassicurò.
Con un vestito azzurro e un cappotto blu si recò all'uscita. Aspettava l'auto che l'avrebbe riportata nella sua città.
<<Maria!>> Una voce la chiamò urlando.
<<Peter, devo andare.>>
<<Devo tornare a casa...forse ne è rimasto qualcosa.>> Le scappò involontariamente.
<<Il bombardamento a Berlino...>> Capì.
L'auto si fermò dinanzi a lei illuminandola grazie alle luci dei fanali.
<<Ti amo...>> Le confessò di botto.
La ragazza rimase immobile con la mano sulla portiera appena aperta.
<<Non voglio illuderti.Non provo lo stesso...>> Gli spiegò sinceramente dispiaciuta.
<<Allora è un addio?>>
<<Dovrò tornare, ma non ci sarà niente che non sia amicizia.>><<Mi vuoi bene davvero?
<<Si che te ne voglio!>> Gli prese le mani e lo guardò diritto negli occhi.<<E così sia.>>
Con sguardo abbattuto le lasciò le mani. Si voltò e rientrò nell'istituto. Quella fu l'ultima volta che lo vide.
<<PETER!>> Ripeteva,senza risposta.
Si addormentò nell'auto, con la faccia rivolta verso il finestrino. Con gli occhi socchiusi fissava gli alberi in movimento ed immaginava il destino che le sarebbe toccato.
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All They Lived (Biagio Del Prete)
Historical FictionMaria è una quindicenne tedesca nell'epoca nazista. La sua vita procede normalmente fino ad un caldo giorno di luglio. Suo fratello nasconde un pericoloso segreto: Ebrei. (E se si innamorasse di uno di loro?)