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capitolo trentasei

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capitolo trentasei.


Mi risveglio la mattina dopo grazie a qualche flebile raggio di sole che riesce a superare le tende davanti alla finestra. Apro gli occhi, sento il corpo indolenzito e leggermente dolorante. Sposto lo sguardo e ritrovo Hero accanto a me addormentato, con un'espressione felice e serena stampata sul viso. Compio un gesto automatico, portando la mia mano tra i suoi capelli morbidi e leggermente arruffati per colpa della posizione scomoda in cui abbiamo dormito. Per tutta la notte è stato attaccato a me e al mio corpo nudo, senza mai lasciare neanche per un secondo la presa. Ha continuato ad accarezzarmi la pelle finché non si è addormentato improvvisamente, lasciandomi sveglia ancora per qualche minuto. Ho pensato, ho pensato tanto. Non ero sicura di aver fatto la scelta giusta, non ero sicura di ciò che avevamo fatto e di come avrei reagito la mattina, appena sveglia. Pensavo a come sarei riuscita a guardarlo ancora negli occhi dopo essermi concessa a lui così facilmente, in modo quasi spontaneo. Qualcosa, però, mi ha convinto a farlo. Nonostante io non conosca le sue vere intenzioni e non sappia che cosa realmente pensi di me, di noi, ho deciso di farlo. Forse sono stati i suoi occhi pieni di amore e vitalità, che ho rivisto per la prima volta dopo tanto tempo. Forse sono state le sue parole dolci, che mi ha sussurrato per tutto il tempo. O ancora, il modo in cui si è preoccupato di me, il modo in cui ispezionava il mio corpo come se non ci fosse stato niente di più bello.

Ma adesso, in questo preciso istante, sdraiata accanto a lui, ancora nuda, so di aver fatto la cosa giusta. Ho provato le sensazioni più belle e forti che potessi mai provare, sentire il suo corpo aderire perfettamente al mio, averlo tutto per me. Non volevo farlo, lo ammetto, perché non ho ben chiaro ciò che siamo. Non so che cosa pensi realmente di me, non so che cosa voglia. Ma il modo in cui mi ha guardata ad un certo punto, mi ha fatto sentire desiderata. Mi ha fatto sentire come se fossi l'unica persona in grado di farlo sentire normale, di farlo sentire vivo. Saranno tutte mie supposizioni? Non lo so, e forse non lo saprò mai, ma quello che so per certo è che non ha mai guardato nessuno nel modo in cui ha guardato me, questa notte. Ed è stato forse il suo sguardo pieno d'amore a farmi capire ciò che realmente volevo anch'io, ma che stavo cercando di reprimere. In questo esatto momento ho capito di volere lui in tutti i modi possibili, adesso che le mie mani accarezzano i suoi capelli. Adesso che non mi sento insicura nell'essere completamente nuda davanti ad Hero, nonostante abbia ancora gli occhi chiusi.
Adesso so che voglio lui.
Non so se sarà in grado di accettare questo dato di fatto, non so neanche se riuscirà a comprendere davvero ciò che provo, non so se riuscirà ad intraprendere qualcosa insieme a me, ma sono sicura di non volerlo lasciare ancora da solo. Ha bisogno di me, ha bisogno di provare emozioni e di una persona che non lo abbandonerà quando avrà una crisi di nervi, quando le emozioni saranno troppo intense per riuscire a controllarle, quando perderà le staffe per nessuna ragione plausibile. Lui avrà me, e spero che questo gli possa bastare.

«Buongiorno, biondina» sussurra con la voce rauca, socchiudendo leggermente gli occhi.
Il mio sguardo si sposta automaticamente da un punto indefinito del salotto al suo viso, ritrovandomi a sorridere per il modo in cui le sue labbra si tendono in una smorfia indecisa, ma colma di felicità. So che ancora ci vorrà tempo prima che si abitui a provare nuove emozioni, ma io non ho fretta.
«Sei mattiniera, uhm?» domanda ancora, alzando successivamente un braccio per posare la mano sul mio viso, avvicinandomi con forza a lui.

Mi lascia un leggero bacio sulle labbra, quel che basta per farmi socchiudere gli occhi per bearmi a pieno del loro sapore.
«Non riuscivo più a dormire» rispondo subito dopo, non appena il suo viso si allontana dal mio.
Appoggio una mano sul suo petto, all'altezza del cuore, per riuscire a reggere il mio corpo nella posizione in cui mi ha costretto a stare. Sta battendo in modo veloce. Alzo lo sguardo per incontrare i suoi occhi e sembra che ci sia qualcosa di diverso in lui, una sorta di felicità e serenità che non ho mai visto. Mi sorride dolcemente prima di alzarsi in modo lento e sconnesso, dovuto probabilmente ancora al sonno. Mi regala una vista completa del suo corpo mentre si china verso il pavimento per raccogliere i suoi vestiti, lasciati cadere su di esso la sera precedente.

Mi accoccolo ancora di più sul divano, appoggiando la schiena sul morbido e coprendo il mio corpo con la coperta pesante con cui Hero ci ha coperto ieri sera, prima di addormentarci. I suoi occhi mi scrutano mentre si infila anche i pantaloni della tuta, rimanendo a petto scoperto. Lascia cadere le braccia lungo i fianchi, regalandomi l'ennesimo sorriso della giornata.
«Non riuscivi a dormire perché pensavi a ciò che è successo tra di noi, dimmi la verità» annuncia in tono beffardo, scoppiando successivamente a ridere.
Le mie guance si colorano di un rosso accesso ed improvvisamente la temperatura della stanza sembra essersi alzata di qualche grado. Sentire la sua risata così tranquilla mi provoca un brivido incontrollato, e sono felice.

Lo scruto per qualche istante, prima di alzare le spalle; perché mentire? È la verità. Non ho fatto altro che pensare alle sue mani su di me, al modo in cui mi voleva e in cui io volevo lui.
«È vero» annuncio in tono stanco, ma pur sempre sincero.
Hero spalanca gli occhi, fermando un braccio a mezz'aria, sconvolto dalla mia confessione. Un sorriso tranquillo e spontaneo nasce sul suo viso prima di avvicinarsi a me con passi lenti e felpati. Deglutisco a fatica, stringendomi ancora di più nella coperta calda e avvolgente. Si posiziona davanti a me, piegandosi sulle ginocchia per guardarmi dritta negli occhi.

«Sono contento di saperlo...» sussurra con fatica, appoggiando le mani sulla coperta, sfiorando le mie gambe.
Accarezza dolcemente il tessuto, deglutendo in modo nervoso quando rialza lo sguardo su di me, facendoli balzare dalle mie labbra ai miei occhi. Sembrano ricoperti da una patina sottile di lacrime.
«I—Io... So di non essere in grado di darti tutto ciò che meriti, ma ti prometto che ci proverò con tutte le mie forze. N—Non voglio che tu vada via da me, Josephine. Ne morirei...» mormora con fatica, allungando una mano per stringere con forza la mia.
La sua confessione mi fa inevitabilmente soffrire in qualche modo, tanto da farmi scendere qualche lacrima. Non passano inosservate al ragazzo chinato di fronte a me, che prontamente le asciuga con il palmo della mano. Rimane così fermo, per qualche istante.
«Io proverò ad amarti, Josephine» sussurra dolcemente, lasciandomi qualche carezza sulla guancia. «Solo, non aspettarti troppo da me, s—sono... Pur sempre malato» continua con una piccola risata, prima di far combaciare le nostre labbra in un bacio lento e pieno di speranza.

E io ci credo, Hero.

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