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capitolo ventuno

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capitolo ventuno.



Quando apro gli occhi la mattina successiva, Hero è ancora accanto a me, addormentato e con la bocca leggermente aperta. Con gli occhi socchiusi e assonnati, cerco di mettere a fuoco il ragazzo e un sorriso spontaneo nasce sul mio viso. Non mi aspettavo che rimanesse veramente. Pensavo di non trovarlo al mio risveglio, invece eccolo qui. Proprio come aveva promesso. Mi muovo distrattamente, cercando di non svegliarlo, e un dolore atroce alla schiena mi colpisce d'improvviso: i postumi di una nottata passata fin troppo attaccata al suo corpo si fanno sentire, così come quelli delle poche ore in cui effettivamente sono riuscita a riposare. Sgattaiolo via da sotto il piumone e non appena i piedi si appoggiano sul legno freddo del parquet, una scarica mi attraversa il corpo, formando dei brividi su ogni centimetro della pelle.

Nonostante io cerchi di fare il meno caso possibile al ragazzo che dorme beato tra le mie coperte, le palpitazioni del cuore mi ricordano che, in realtà, lui c'è davvero. Prendo un profondo respiro prima di rifugiarmi in bagno e sciacquarmi velocemente il viso, cercando di darmi una veloce svegliata e mi preparo in fretta e furia, non volendo farmi vedere da lui in condizioni mattutine. Non penso sarebbe un bello spettacolo.

Lascio il pigiama addosso quando esco dal bagno, dopo altri dieci minuti, e lancio una veloce occhiata al ragazzo ancora disteso e disperso nel mondo dei sogni. Stringo il più possibile l'elastico sull'estremità della coda di cavallo, schioccando la lingua sul palato subito dopo. Dovrei svegliarlo? A passi lenti e silenziosi mi avvicino al bordo del letto, accucciandomi davanti ad esso. Il suo viso è al centro di un riquadro perfetto. Come se fosse attratta, la mia mano va ad accarezzare dolcemente i suoi capelli, morbidi al tatto. Mi ritrovo a sorridere nel guardarlo, così felice e spensierato, come se nulla stesse accadendo. Continuo ad accarezzarlo e socchiudo gli occhi, senza accorgermi del suo sguardo che già da qualche istante è fisso su di me.

«Non ti addormenterai di nuovo, vero?» domanda con la voce leggermente impastata dal sonno.

Alzo di scatto la testa, spalancando gli occhi e lasciando cadere la mano che ancora era incastrata tra i suoi capelli. Sento le guance diventare bollenti e una sensazione palpabile di imbarazzo avvolgere la stanza. Mi mordo il labbro inferiore prima di cercare di mostrare il sorriso più allegro che riesco a fare verso il ragazzo, ancora mezzo addormentato e con gli occhi leggermente socchiusi.

«Ma... Che stai dicendo? Stavo solo... Ohw, lascia perdere» annuncio con la voce tremante, scattando in piedi velocemente.

Mi allontano il più possibile da lui, recandomi verso l'armadio dove spalanco le ante e cerco, in modo sconnesso e nervoso, qualcosa da indossare per l'ennesima noiosa giornata di scuola. Cerco di non dare importanza al suo sguardo di fuoco puntato su di me, ma la realtà è che mi sta facendo un male cane. Non riesco ad essere tranquilla nell'essere a conoscenza dei suoi occhi puntati su di me, come se mi rendessero irrequieta. Estraggo velocemente un paio di jeans neri e una maglietta bianca a maniche corte, correndo successivamente in bagno senza dargli il tempo di proferire un'altra parola.

Chiudo la porta alle mie spalle, rilasciando un sospiro di sollievo non appena mi sento realmente al sicuro. Tutta questa reazione è dovuta da ciò che si è scatenato nella mia testa non appena ho sentito i suoi occhi su di me e la sua voce, bassa e graffiante. Mi passo le mani sul viso sentendo ancora la pelle bruciare. Non sono abituata ad avere un ragazzo in camera mia, questo lui dovrebbe saperlo. Ma ciò che mi fa sentire in questo modo è sapere che lui è perfettamente a conoscenza dell'effetto che ha su di me. Di come mi sento quando è nei paraggi, mi sfiora, mi guarda, mi parla. Lancio un gridolino sommesso, sentendomi una completa stupida. Dopo l'ennesima sfuriata contro me stessa, decido di svestirmi velocemente per poi infilare con altrettanta furia i vestiti per recarmi alle lezioni.

«Biondina, dai. Non... Non volevo farti arrabbiare. In realtà, non so neanche cosa ho detto per farti reagire in questo modo...» mormora con una nota strana nella voce, facendomi sorridere debolmente.

Mentre passo un leggero strato di mascara sulle ciglia, mi domando quanto io in realtà sia fortunata ad avere la possibilità di passare ancora del tempo con lui, nonostante tutto. Nonostante il suo possibile problema. Per me è importante riuscire ad avere nuovamente un rapporto con lui, sapere di poter fargli da spalla nei momenti difficili, così come in quelli pi belli. Sapere di poter essere una delle uniche persone su cui potrebbe contare. Decido di spalancare la porta e sorrido involontariamente non appena ritrovo la figura di Hero immobile davanti a quest'ultima, con un piccolo ghigno disegnato sulle labbra. I jeans scuri e piuttosto stretti fasciano perfettamente le gambe lunghe del ragazzo, così come la maglietta aderisce perfettamente al suo corpo. Sentendosi osservato attentamente alza un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.

«Ne hai ancora tanto, piccola?» annuncia con tranquillità. Una parola, un tuffo al cuore. Lo guardo con attenzione, finché non sbuffa. «No, perché dovrei pisciare» mormora subito dopo, facendomi scoppiare a ridere senza controllo.

Con un movimento galante, lascio passare il ragazzo che si fionda dritto dentro al bagno, rimanendoci per qualche minuto che passo seduta sul letto a sorridere come un'idiota. Non appena Hero torna a fare il suo ingresso nella stanza, cerco di mostrarmi il più normale possibile si suoi occhi. Girandosi, mi mostra un tenero sorriso, giusto in tempo prima che dalla porta della camera giunga la voce acuta di mia madre.

«Josephine, scendi a fare colazione? Sei già in ritardo!» annuncia in modo autoritario, lasciando che la voce vada via via svanendo per colpa delle pareti. Alzo gli occhi al cielo, guardando successivamente verso il ragazzo che sorride dolcemente.

«Non preoccuparti, vai pure. Io esco da dove sono entrato» annuncia a voce bassa, avvicinandosi lentamente sempre più a me. Alzo il viso per poterlo guardare attentamente negli occhi non appena il suo corpo si attacca al mio. «Ci vediamo qui fuori. Ah, oggi saltiamo scuola. Porta solo, uhm, una cartina e qualche bottiglia d'acqua, okay?» sussurra ancora, facendomi alzare un sopracciglio così come aumentano le palpitazioni del mio cuore.

«U—Una cartina? Perché?» Riesco a sussurrare, facendo spuntare sul suo viso un sorriso furbo.

Hero lascia che la sua mano scivoli dietro la mia nuca, avvicinando ancor di più le nostre labbra, fino a farle scontrare in modo dolce, quasi come se fosse una cosa naturale. Lascio che le sensazioni mi attraversino totalmente e che mi portino nell'unico posto dove riesco ad essere felice.

«Non fare domande... Fallo e basta» annuncia con un sorriso prima di lasciarmi l'ultima carezza sulla guancia per poi sgattaiolare via dalla finestra. Lo osservo mentre si allontana a passo svelto dal viale di casa mia e non posso fare a meno di pensare a quello che succederà.

 Lo osservo mentre si allontana a passo svelto dal viale di casa mia e non posso fare a meno di pensare a quello che succederà

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