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Rientrando a casa dopo quell'inaspettato risvolto tra lui e James, Adam si sentiva come se stesse camminando senza neanche poggiare i piedi sull'asfalto. Tutto intorno a lui sembrava incredibilmente bello, saturo di colori luminosi. Persino l'estrema periferia di Brooklyn gli appariva fiabesca, come se ogni alberello rinsecchito e morente, ogni anfratto stracolmo di immondizia, ogni palazzo decadente e disabitato, ogni negozio dall'aspetto losco fosse di colpo diventato più bello. Poco tempo prima aveva visto un film al PC: la protagonista viveva nel suo stesso, puzzolente quartiere, eppure, un giorno, si svegliava di colpo trovandosi circondata da persone dai modi di fare gentili, fiori, musica, negozi dall'aspetto carino e curato, odore di lavanda a riempire l'aria. 

Ecco, in quel momento lui provava quella stessa, identica follia. 

Avvicinandosi al suo appartamento, l'euforia che provava non cessò e si trovò a fare un saltello in mezzo alla strada, per cercare di dare sfogo a tutta la gioia che provava in quel momento.
Non appena varcò la porta di casa, dovette reprime una risata, mentre si faceva sempre più prorompente in lui il desiderio di urlare.

Si recò di corsa al piano superiore, cercando di non intercettare suo padre per non farsi scoprire tanto esaltato, ma fallì miseramente nel suo intento.
Arrivato in cima alla stretta scala, trovò proprio l'uomo che usciva dalla sua camera da letto. 
Johnathon fissò il figlio: Adam si bloccò di colpo, abbassò gli occhi sul pavimento e si morse un labbro, sentendo le guance sempre più calde e il cuore come impazzito nel petto, intento a battere a un ritmo che si faceva sempre più serrato.

-Adam?- gli chiese suo padre e il giovane gli rivolse uno sguardo di sottecchi. -È successo qualcosa?- 
Il ragazzo prese a torturarsi le dita le une con le altre, indeciso se confidarsi o meno con il genitore.
Sapeva che il suo intimo incontro con James non significava nulla, che, come la protagonista di quel film, si sarebbe svegliato ancora e tutto sarebbe tornato come prima.
James si era divertito con lui, mettendo in scena una performance carica di cliché: l'insegnante che intraprendeva una relazione clandestina con il suo studente.
Ma loro avevano solo scopato. Una volta. Era certo che la cosa non si sarebbe ripetuta e da lì a un paio di giorni anche il corso sarebbe terminato; anche quello avrebbe smesso di creare occasioni. Anche se era del tutto convinto che, diversamente, davanti a miliardi di altre possibilità, James non l'avrebbe più cercato lo stesso.

Era stato stupido a concedersi tanto facilmente? Era probabile, così come era assolutamente convinto che mai si sarebbe pentito della sua scelta. 

-Nulla di particolare- rispose a suo padre e l'espressione stupita di Johnathon divenne ancora più accentuata.
-Non si direbbe. Sprizzi gioia! Si vede lontano un miglio!- 
Il giovane tornò a mordersi le labbra e prese a dondolarsi sui talloni.
-Mi piace il corso- borbottò.
-Anche qualc...uno che il corso lo frequenta con te?- gli domandò suo padre, mentre un sorrisino furbo gli incurvava le labbra. Il ragazzo sussultò per l'imbarazzo e spalancò gli occhi, tornando a chinare il capo.
Johnathon gli si fece vicino e gli poggiò una mano sui capelli.

-Non devi provare vergogna, tesoro, è una cosa bella- Adam sollevò appena lo sguardo verso l'uomo.
-Anche se so già che non durerà?-
-Perché non dovrebbe durare?- gli chiese suo padre, aggrottando la fronte.
Adam scrollò le spalle, allontanandosi di un paio di passi da lui.
-È una storia impossibile-
-Nulla è impossibile quando entra in gioco…-
-Non lo dire!- lo interruppe il figlio, alzando le mani davanti a sé, come a volersi proteggere dal dolore che quelle parole avrebbero potuto procurargli, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
-Adam…- sussurrò suo padre. L'uomo sospirò e azzerò ancora una volta la distanza tra di loro. Lo abbracciò e il ragazzo poggiò una guancia sulla sua spalla, lasciandosi coccolare un po'. 

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