"Sadness"

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"Non potete rovinarmi la vita in questo modo, io come farò in quel posto? Non avrò più la possibilità di crescere sui social, di poter diventare qualcuno solo per colpa vostra, non ci posso credere. Siete meschini, mi avete rovinato la vita!" Riuscii finalmente a parlare e a dire quello che realmente pensavo.

Presi il mio cellulare e senza aspettare una loro risposta corsi in camera mia. Mi sfogai con un bel pianto, non riuscivo a sopportare l'idea di dover lasciare tutto. Anche se già me lo sentivo nel profondo del mio cuore, non riuscivo ancora ad accettare questa assurdità questa è casa mia.

Passarono ore prima che sentissi in lontananza i tacchi a spillo sulle scale, sapevo che mia madre sarebbe entrata da quella porta in meno di trenta secondi e così fu, bussarono mi asciugai le lacrime rimaste sul mio viso e con voce tremante riuscii a dire: "A..avanti." 

"E' permesso? Ciao piccolina volevo solo dirti.. tutto quello che stiamo facendo è solo per il tuo bene, te l'abbiamo detto tante volte, non è per farti male. Tuo padre ha ragione, fino a quando ho il lavoro in sospeso non posso prendermi cura di te come so che dovrei fare. Cerca di capirmi, noi sappiamo che ti stiamo facendo male ma sai bene che hai solo 18 anni e anche se pensi di essere tanto grande, sei ancora una bambina per me e tuo padre." Mi disse mia madre.

"Mamma, tu sai che ho il mio lavoro qui io e devo ancora finire la scuola, come pretendi che io me ne vada che manca cosi poco alla fine dell'anno e poi non mi puoi mandare in quel paese, non c'è nemmeno internet, io con quello ci lavoro." Risposi io.

"Tesoro senti, non è un lavoro vero quello, è solo un capriccio, i tuoi nonni sono sopravvissuti senza internet, computer o cellulare. Ce la farai anche tu per qualche mese. Ora mi spiace ma la decisione presa da noi è questa, fai le valigie che tra due giorni hai il volo che ti aspetta. Ah un'altra cosa, tuo padre non partirà subito con te ma ti raggiungerà tra una settimana, deve finire con il processo e firmare il divorzio. Non mi aspetto che tu capisca ma questo è il nostro volere e tu lo dovrai rispettare." Riprese lei.

Se ne andò senza aspettare una mia risposta, se ne andò lanciandomi un'ultima pugnalata. Sbatté la porta e sentii in lontananza il rumore dei tacchi che pian pano scompariva. 

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