7. Limitazioni

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Il gruppo si era riunito di nuovo al bar dove lavora Ten Ten. Tra aperitivi e vari snack, che Ino aveva ben pensato di tenere lontano da Choji, si stava ancora discutendo su come convincere Neji a chiudere con la sua ossessione.
"Mi domandavo una cosa. Ma tu hai mai provato ad andarci per parlare con la tua amica Sakura?" Si espresse Shikamaru rispondendo ad uno dei soliti disappunti della sua amica bionda.
"Perché dovrei? Sono stupidaggini. Quella gente sa bene come cercare informazioni sui defunti."
"Son d'accordo con Ino." Intervenne Shino. "Ed in quest'epoca anche i social network danno un bell'aiuto a certa gente. Sono solo truffatori."
Kiba stava riflettendo sullo scambio d'opinioni della comitiva, non era del tutto convinto dal discorso. "Si può verificare facilmente secondo me, basterebbe chiedere di svelare un segreto condiviso solo tra la persona e lo spirito."
"Cosa intendi?" Ino si era incuriosita.
"Precisamente..." Intervenne di nuovo Shikamaru. "...se tu e Sakura avevate un segreto che conoscete solo voi due e la medium te lo riferisce, questo significa che non è una truffatrice."
La bionda parve prendere in considerazione l'idea mentre mentre Shino rimaneva impassibile come sempre.
"Per me potresti provare. Mi passi le noccioline?"
"Basta Choji! Mangi troppo!" Si alteró Ino.
"Lascialo stare dai." Sorrise Ten Ten porgendo un altro vassoio di snack sul tavolo. "Ho sentito un po' a tratti il vostro discorso. Ma penso in ogni caso che Neji dovrebbe smettere, non gli fa bene andare avanti così è come una droga."
Kiba annuì di fronte alla ragazza. "Si, però forse una verifica potrebbe aiutarci nello scopo. Sperando che Ino non faccia la stessa fine."
"Ma per chi mi hai preso?" Lo ammonì la bionda offesa.

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Varie anime giravano per il giardino di Villa Uchiha, nessuna si azzardava ad entrare dopo l'ultimo ammonimento di Sasuke.
"Ma Naruto-Kun che fine a fatto?" Si rivolse Hinata agli amici.
"Conoscendolo starà cercando il modo di fare dispetti in giro..." Sputò contrariata Sakura. E pensare che quando erano entrambi vivi le stava sempre intorno, forse nell'arco dell'anno e mezzo che lei era morta e lui ancora vivo l'aveva dimenticata. Non che le importasse, non aveva mai dato corda alle sue avances, ma le piaceva essere al centro dell'attenzione di quel biondino casinista.
Hinata aveva notato che Sai osservava da un po' la finestra della camera di Sasuke con un ghigno divertito. Non riusciva mai a capire le stranezze di quell'essere, cosa c'era di divertente? Voleva farsi scoprire dal ragazzo e farlo affacciare furioso? Non sarebbe certo la prima volta.
Rock Lee era ormai costantemente in allarme dopo le brillanti idee dei suoi amici. Persino Hinata era riuscita a prendersi una strigliata una volta. "Sai, ti prego, non provocare quello svitato o ci caccerà anche da qui."
"Naa." Rispose calmo l'altro. "Credo che oggi sia meno nervoso."
"E perché avresti avuto questa grande intuizione?" Chiese scettico il primo.
"Gli è finito il ciclo."
La faccia di Rock Lee era tra lo scandalizzato e l'incredulo, mentre Sakura si mise a sbraitare contro Sai. "PIANTALA DI FARE QUESTE BATTUTE DA IDIOTA SUL MIO AMORE! E RINGRAZIA IL CIELO CHE NON POSSO PICCHIARTI."
Sai si era comunque messo al riparo dietro il tronco di un albero, il suo istinto gli urlava che la rosa potesse essere ad ogni modo pericolosa.
"COS'È QUESTO BACCANO?!" L'oggetto della loro conversazione si affacciò alla finestra con aria adirata.
"Ecco...lo sapevo." Si disperò Rock Lee scuotendo la testa con le mani sulle orecchie. "Ora ci ammazza."
"Guarda che siamo già morti" gli ricordò Sai.
"Pazzo com'è, sono sicuro che, quello lì, troverebbe un modo per ucciderci di nuovo."
"Ora stai delirando. Calmati" continuò guardando di nuovo la finestra.
Rock Lee fece un respiro profondo e si girò piano verso l'infisso per capire cosa l'altro stesse ancora guardando. Non c'era più nessuno affacciato, meno male...strano però.

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Itachi aveva distratto Sasuke dalla sua quasi sfuriata alla finestra entrando nella stanza. Chiuse la porta ed andò a sedersi sul letto del fratellino facendo cenno di seguirlo. In mano aveva un po' di fogli con appuntate le sue ricerche.
"Allora Otōto, tutto quello che ho trovato di attendibile si trova in queste dodici pagine e...non ci sono riscontri precisi, solo entità che riescono ad avere consistenza volontariamente e altre che non sanno come fare. Non ho trovato nulla che riguardasse uno spirito che non riesca a non essere tangibile."
"Allora è proprio scemo, non c'è altra spiegazione..." Constatò Sasuke dando un'occhiata agli appunti.
Il fratello scoppiò a ridere. "Credo ancora che sia il caso di chiedere anche ai nostri genitori."
"No."
"Non fare il testardo, ho notato che di recente hai iniziato a partecipare a questi discorsi a cena."
"È stato un caso."
Itachi comprese che sarebbe più facile addestrare un mulo. Il minore negava ormai solo per abitudine, per non ammettere con se stesso di aver cambiato prospettiva.
"E se dico che è un caso dei miei?"
"E come?" Sasuke si voltò per guardarlo in faccia. "Non hai ereditato nessuna facoltà che possa darti credito su questo. Capirebbero subito."
Il maggiore restò in silenzio riflettendo quando notó una strana rientranza sulle spalle dell'altro e spalancò gli occhi. Allungò una mano e sentì, a circa otto centimetri dalla sua clavicola una vaga consistenza.
"Naruto mi sta abbracciando..." Spiegò  con aria scocciata.
"Hey. Stamattina non mi pare che tu ti sia lamentato..."
"Taci. Per fortuna posso sentirti solo io..." Sussurrò. Cosa che non servì dato che Itachi lo guardò con sospetto.
"Dato che posso sentire pure io la sua...chiamiamola solidità anche se non è proprio il termine esatto, posso affermare di potermi inventare qualcosa di credibile."
"Ok, ma cerca di farlo bene Nii-San."
"Ti ho mai deluso?"
"No."
"Allora non c'è di cui preoccuparsi. Mi metterò presto all'opera."
Non appena Itachi fu fuori dalla camera Naruto ne approfittó per baciare di nuovo Sasuke.
"Vedi di non farla diventare una mania però..."
Il biondo mise il broncio per qualche secondo e tornò all'attacco finché l'altro non si arrese.

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