Zero

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Vale la stessa regola del capitolo precedente per la legenda.
Vi auguro una buona lettura.

Zero POV
"Per favore, abbi pietà" mi diceva il tizio davanti a me. "Non ho motivo per risparmiarti, però ti ringrazio per esserti accorto della mia esistenza" e gli spaccai la testa col mio martello da muratore. "E siamo a 732, cazzo sono tanti!" mi misi il martello sulle spalle e mi guardai lo stomaco. "Sì, sono un bel po', tu cosa ne pensi, Alice? È da  dodici anni ormai che sono in giro, la polizia non fa altro che brancolare nel buio, speri ancora che mi possano prendere?" nel mentre camminavo in giro per il vicolo di notte, dandomi anche dei colpetti sulla pancia. Non so come mai, ma da quando ho posseduto il corpo di Alice ogni volta che parlo riferendomi a lei, mi viene da guardarmi la pancia come se in qualche modo l'avessi divorata. "Ancora in silenzio, ma certo non mi hai più presa in considerazione quando ti sei fatta amica quella Ann" dissi con un tono più arrabbiato, tirando un colpo più forte, ricordando il fatto che nonostante io le sia stata accanto per anni della sua infanzia, alla prima occasione lei mi ha abbandonata. Mi sedetti su una scatola vicino ad un bidone dell'immondizia, guardai fuori dal vicolo, notai dei bambini giocare nel parco dall'altro lato della strada. Erano due femmine e un maschio, subito mi tornò in mente un ricordo che mi fece sorridere maliziosamente "sai, mi è appena tornata in mente una persona con cui giocavamo un sacco quando eri piccola". Potevo sentirla confusa, allora c'era ancora, io pensavo che a questo punto la sua coscienza fosse stata annientata. "Era un bambino molto solitario, noi eravamo le sue uniche amiche, ti viene in mente ora?" percepivo che non ci era ancora arrivata, la cosa mi rese alquanto triste e allo stesso tempo incazzata nera. "Hai dimenticato anche lui? Hai dimenticato l'unico amico, oltre a me, che ti è stato accanto anche dopo la morte dei tuoi genitori?" le urlai, a quanto pare ora aveva capito e cominciavo a percepire la sua tristezza "perché sei triste, ti senti in colpa o pensi che io lo ammazzerò? Forse è più la seconda, perché non hai mostrato rimorso quando mi sono mostrata a te". Detto questo, mi tirai un pugno sullo stomaco che mi fece piegare in due dal dolore, ma non mi importava, mi bastava che lo avesse sentito anche lei. Forse è la presenza di quel ragazzo, nel mondo, che mantiene viva la sua coscienza. Ho deciso, lo ucciderò per togliermi la coscienza di Alice dalle scatole. "Ora non mi resta che trovarlo, ma credo che prima mi riposerò" e così mi diressi verso la casa abbandonata che utilizzo come rifugio.

Timeskip
(t/n) POV

Mi trovo in una periferia di una città, nella parte centrale, degli Stati Uniti. È carina e poco rumorosa rispetto a New York (non che ci voglia tanto), mi permetterà di concentrarmi meglio nella scrittura del mio primo film. Il mio appartamento non dovrebbe essere tanto lontano da dove sono ora. Arrivai al condominio dove abiterò per i prossimi mesi, ho messo parecchi soldi da parte per pagare l'affitto, quindi per l'appartamento almeno non ci sono problemi. Riuscii a trovare il condominio e mentre stavo per attraversare un vicolo, abbastanza inquietante, sentii un rumore. La cosa mi preoccupò dato che era sera e quindi sa Dio solo chi potrebbe esserci, per fortuna però era solo un gatto randagio "Mi stavi quasi facendo prendere un colpo, lo sai?" parlai al gatto e lui se ne andò guardandomi strano. Io sono sempre stato uno che si faceva i fatti propri e che parlava più con gli animali, che con le persone, almeno loro non ti giudicano. I gatti però sono strani, sembra che loro ti giudichino sempre. Passai oltre il vicolo e bussai alla porta di ingresso e venni accolto da una giovane ragazza dai capelli scuri e corti, con gli occhiali. "Ehilà, tu devi essere (t/n) (t/c) giusto, io sono Barbara l'amministratrice di condominio" esordì lei "allora, vuoi restare sull'uscio oppure entri per vedere il tuo appartamento?" "s-sì entro subito e piacere di fare la sua conoscenza". "No, non essere così formale, mi fai sentire vecchia e non lo sono" "s-scusami non volevo offenderti" "tranquillo, non me la prendo, ora vieni il tuo appartamento è al piano di sopra". Usammo l'ascensore e arrivammo al mio appartamento, la mia impressione a caldo fu positiva, era carino e confortevole. "Potremmo discutere dei pagamenti un'altra volta, ora perché non ti siedi e mi parli un po' di te". "Certamente, allora da dove comincio? Da bambino vivevo in una piccola cittadina, non avevo amici a parte due" "e chi erano?" mi chiese lei, sedendosi ad un tavolo. Mi sedetti anche io "Alice e Zero" "Zero, mi sembra un nome abbastanza inusuale per un bambino" "per il fatto che, era femmina ed era l'amica immaginaria di Alice". "Ah, allora si spiega tutto, tutti li abbiamo avuti da bambini" "sì lo so, ma la cosa assurda è che, per me era come se fosse fisicamente lì, come se fosse veramente reale" mi girai un attimo per non incrociare il suo sguardo dubbioso "se devo dire la verità, mi sembra anche tuttora che lei fosse reale e che lo sia ancora" dissi a bassissima voce. Subito sentii un tuono, mi sembrava di vedere anche la figura di qualcuno che sale le scale antincendio. "Meglio se chiudiamo le finestre prima che entri la pioggia" disse lei. Dopo aver chiuso le finestre continuai "purtroppo mi sono dovuto separare da lor.. volevo dire lei, i miei genitori hanno dovuto trasferirsi quando avevo 11 anni". "Dopo due anni però i suoi sono morti in un incidente stradale" cominciai a lacrimare "mi dispiace, almeno adesso vi tenete in contatto" "da quando me ne sono andato non ho avuto più contatti con lei, ma la parte peggiore è che lei è scomparsa". A questo punto cominciai a piangere, non riuscivo a contenere la tristezza "mi dispiace se ti ho fatto ricordare queste cose, ti lascio solo" detto questo se ne andò. "Scusatemi se non vi sono stato accanto, se fossi rimasto nulla di tutto questo sarebbe successo".

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