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3 Marzo 2021, 11:44pm
Londra

Jack's P.O.V.

Restando immobile qui dove sono, con una bottiglia di vino sul tavolo davanti a me, posso sentire la vita scivolarmi via dalle mani come fosse del sapone.

Per quanto possa apparentemente sembrare che tutto vada a gonfie vele, dentro me so che non è così e non riesco più a fingere che lo sia.
Dopo la morte di Wendy ho dato l'anima per riuscire a non far pesare ai ragazzi la sua mancanza, assieme abbiamo lottato per accettare in qualche modo la situazione, siamo rimasti uniti come sempre, abbiamo parlato tanto, ci siamo confidati ogni emozione, consapevoli che lei in un modo o nell'altro, ci sarebbe sempre rimasta accanto.

Con il passare del tempo ho elaborato il lutto, certo però, che il suo posto resterà sempre qui con me, e che nessuno mai potrà occuparlo.
Ma era solo un'illusione, probabilmente non sono mai riuscito ad elaborarlo davvero, non sono mai riuscito a rendermi conto che non la rivedrò mai più, che non mi sveglierò mai più al mattino con lei tra le mie braccia, che non compreremo assieme la casa a Brighton che tanto sognava, che non ha visto crescere i nostri figli e non sarà lì con loro nei giorni importanti.
Non sarà con loro quando si sposeranno, non proverà l'emozione di diventare nonna, non potremo mai invecchiare insieme.

Wendy non c'è più.
Non ho elaborato il lutto, e probabilmente non ci riuscirò mai.

La situazione è degenerata circa un anno fa, quando per la prima volta ho preso in considerazione il consiglio di Wendy di provare ad andare avanti.
Nei suoi ultimi giorni lei me lo ha detto, mi ha chiesto di non essere triste e di concedere all'amore un'altra possibilità.
Ed io ci ho provato, Dio se ci ho provato, ho provato a seguire il suo consiglio.

Conobbi una donna, si chiamava Val, uscimmo un paio di volte ma ad ogni passo in avanti con lei sentivo Wendy allontanarsi e questo mi terrorizzava.
Non riuscivo a provare emozioni positive, così troncai il rapporto.

Ed ora mi ritrovo qui, un po' ubriaco, schiavo degli antidepressivi, dei sorrisi falsi, della tristezza, della rabbia, dell'impotenza.
Sono mesi ormai che faccio uso degli antidepressivi, avrei voluto parlarne a Zac e Scarlett, ma non ci riesco, semplicemente non ci riesco.
Sono i miei figli, devo proteggerli e occuparmi di loro, non voglio che siano loro a dover badare a me, non è così che funziona.

Ci siamo sempre detti tutto e fin da bambini, gli ho sempre insegnato ad essere liberi di parlarmi, di sfogarsi, di raccontare ogni cosa.
Ed è sempre stato così, il rapporto che ho con loro è indescrivibile, penso sia il rapporto che ogni genitore dovrebbe avere con i propri figli e ho paura di rovinarlo, ne ho il terrore.

So che se mai dovessero scoprire che gli ho tenuto nascosto tutto questo per mesi, sarebbero furiosi, perché avrei in un certo senso distrutto la nostra promessa, non raccontandogli come sto.
Ma come potrei?

Wendy non manca soltanto a me, manca a tutti noi.
Lo vedo, lo vedo quando al mattino Zac mi raggiunge in cucina e con lo sguardo cerca ancora sua mamma per abbracciarla e darle il buongiorno, rendendosi poi conto che non potrà mai più farlo.
Lo vedo negli occhi di Scarlett, che ogni singolo giorno cresce e somiglia sempre più a lei.
Cerco di fare anche la sua parte, cerco di farle capire che con me può confidarsi come farebbe con Wendy, e certo, alcune confessioni rendono un padre geloso e talvolta arrabbiato, ma Scarlett è matura e mi fido di lei, e devo comprendere il suo bisogno di parlare e di confidarsi, per questo anche se si tratta d'amore, io sarò sempre pronto a supportarla.

Cerco di tenermi impegnato, di non pensare, ma a volte le voci nella mia testa sono assordanti e non riesco a farle tacere in nessun modo.
Nell'ultimo periodo ho ripreso ad uscire, grazie a Scarlett ho conosciuto Adam che mi ha letteralmente fatto riscoprire il valore dell'amicizia.
Ho trovato il lui un punto saldo, abbiamo molto in comune, lui può comprendere il mio dolore ed io il suo ed insieme stiamo cercando di andare avanti, di conoscere gente nuova, di spronarci a vicenda per trovare una donna che possa ripulire i nostri cuori da quell'accumulo di polvere che ormai li ricopre.

Però non è semplice, tutto sembra farmi paura, perché ogni volta che sento Wendy farsi più lontana mando tutto all'aria e resto nuovamente solo.
Lo so, sbaglio, dovrei imparare ad accettare la sua morte, ma non ci riesco, non sono ancora pronto.

Afferro la bottiglia davanti a me e ne bevo ancora un lungo sorso, svuotandola completamente.
Mi gira la testa e ho la nausea, barcollando mi alzo per andare a gettare la bottiglia e in qualche modo riesco a salire le scale per raggiungere la mia camera da letto.

Dopo aver chiuso la porta alle mie spalle un profondo sospiro abbandona le mie labbra e i miei occhi si riempiono di lacrime.
Cammino fino al materasso e lentamente mi sdraio lì, sul lato di Wendy, chiudo gli occhi mentre una lacrima riga la mia guancia e con una mano afferro la fede appesa alla catenella attorno al mio collo

-quanto mi manchi amore mio..- sussurro tra le lacrime
-mi manchi da morire..- apro leggermente gli occhi, e resto immobile per qualche istante, ancora immerso nei miei pensieri.

Domani partiremo per Bristol per il mio compleanno, trascorreremo un weekend tutti insieme per rilassarci un po' e divertirci.
Dico partiremo perché non sarò solo, Zac e Scarlett porteranno i loro amici che sono ormai parte della famiglia, e anche le loro famiglie ci raggiungeranno, ci sarà anche Adam.

Dovrei essere felice, grato, perché ho loro e so che mi vogliono bene.
Ma non è così semplice, non con la consapevolezza che Wendy, anche quest'anno non sarà lì con noi.

Stringo maggiormente la sua fede tra le mie mani, e altre lacrime rigano il mio viso, cerco in ogni modo di ricordarla, di ricordare i momenti belli trascorsi assieme, la vita che abbiamo condiviso, ma tutto quel che appare nella mia mente è quel maledetto momento in cui ero qui su questo letto, seduto contro la spalliera e lei era tra le mie braccia.
Era ormai sotto l'effetto dei medicinali che le avrebbero permesso di andar via senza soffrire, i suoi occhi erano socchiusi, la mia mano accarezzava il suo viso e le sussurravo di amarla, tra le lacrime le canticchiavo sottovoce Endless Love, la nostra canzone.

Lei sorrise, i suoi occhi si chiusero e il suo cuore emise l'ultimo battito.

Spazio autrice

Cosa ne pensate del capitolo? Questo è il primo punto di vista di un altro personaggio, come vi è sembrato? Votate e commentate, fatemi sapere la vostra opinione, ci tengo sempre tantissimo, aggiorno presto! 💞

All the love. G

Flight 283 [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora