Undici.

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JIMIN'S POV

6.30 Seoul

È mattina presto e io sono ancora in bagno seduto su queste gelide piastrelle vicino la tavoletta del cesso con un asciugamano bagnato dietro il collo e due occhiaie profonde. Era la seconda notte dopo il suo ritorno che non riuscivo a chiudere occhio. Di solito non dormo bene di notte però, da quando è ricomparsa, non riesco neanche a restare sul mio letto che iniziano a venirmi delle crisi e, piuttosto che prendere quello schifo di farmaci, cerco di calmarmi da solo anche se questo significa passare la notte in bianco. È passata solo un paio di volte a casa e io non mi sono fatto trovare, non voglio più avere nulla a che fare con lei e non so neanche perché mio padre continua ad aiutarla nonostante lei lo cerchi solo per i soldi.

Decido di alzami, mi sento debole e ho un mal di testa allucinante, sono giorni che non mi sfogo e cerco di reprimere tutto quello che ho dentro. Non ne sto parlando neanche tanto con Tae perché so che lui ha i suoi problemi per la testa e io non voglio farlo preoccupare.

Con lentezza mi lavo e indosso la mia solita uniforme, preparo il mio zaino ed esco di casa dopo aver salutato mio padre, anche lui provato e alquanto triste.

Raggiungo Tae e lo saluto cercando di mantenere un finto sorriso sulle labbra.

"Chim, si vede che qualcosa non va, lo sai che ci sono, per favore parlami non riesco a vederti così." –dice guardandomi ansioso.

"Lo so Tae, non preoccuparti, sono sempre le stesse cose, sai quando ritorna cosa mi succede." –rimango un momento in silenzio e poi continuo: "Me la cavo da solo, non preoccuparti davvero!" –concludo con amarezza.

Lui continua a guardarmi con disappunto senza aggiungere altro, semplicemente si ferma prima di entrare e mi avvolge in un abbraccio, un abbraccio di cui avevo un disperato bisogno. Ricambio stringendomi a lui e sentendomi quasi più sollevato, come se ricominciassi finalmente a respirare.
Dopo poco ci stacchiamo e finalmente entriamo a scuola seguiti da Hobi.

Passiamo la prima parte della giornata a ripassare fisica, matematica e lingue straniere, insomma materie che non sono il mio forte e subito dopo passiamo ad una delle nostre materie preferite, la filosofia. Da Schopenhauer siamo passati a Nietzsche. Secondo lui la vita è una lotta, è dolore che non ha scopo e spetta al caso dominare i valori umani che in essa non trovano garanzia. Le scelte sono due: rinunciare e fuggire o accettare.
Era proprio questo il limbo in cui mi trovavo. Stavo fuggendo da questa situazione piuttosto che accettarla e porre fine a quel dolore.

Arrivata la pausa pranzo ci rechiamo tutti al solito posto e salutiamo anche Yoongi e Jungkook. Erano giorni che non ci parlavamo e continuavamo ad ignorarci, io cercavo sempre di evitare il suo sguardo e lui faceva lo stesso.
Come sempre me ne sto per conto mio, Tae mi conosce bene e sa che in questi momenti preferisco rimanermene da solo con i miei pensieri, perciò fa in modo che nessuno mi parli.

"Visto che ieri abbiamo rimandato, oggi possiamo andare al magazzino?" –dice Hobi supplicandoci con le mani.

Tae mi rivolge uno sguardo e io ci penso su, in fondo mi servirebbe sfogarmi un po'.

"Si, si può fare però devo passare da casa prima." –dico pronunciando solo quelle parole per poi ritornare a concentrarmi sul cibo e rinchiudendomi di nuovo in me stesso.

Tutti annuiscono così decidiamo di vederci direttamente nel pomeriggio verso le 18 da Hobi. Dopo aver consumato ognuno il proprio pasto, ci salutiamo e ritorniamo nelle nostre classi.
Ho notato della tensione tra Tae e Jungkook e non posso fare a meno di essere curioso.

"Dimmi la verità TaeTae, che altro avete combinato voi due?" –sussurro per non farmi sentire dalla professoressa che imbratta la lavagna di date ed eventi storici.

A Day In The Life. [TaeKook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora