JIMIN'S POV
6.30 Seoul
È mattina presto e io sono ancora in bagno seduto su queste gelide piastrelle vicino la tavoletta del cesso con un asciugamano bagnato dietro il collo e due occhiaie profonde. Era la seconda notte dopo il suo ritorno che non riuscivo a chiudere occhio. Di solito non dormo bene di notte però, da quando è ricomparsa, non riesco neanche a restare sul mio letto che iniziano a venirmi delle crisi e, piuttosto che prendere quello schifo di farmaci, cerco di calmarmi da solo anche se questo significa passare la notte in bianco. È passata solo un paio di volte a casa e io non mi sono fatto trovare, non voglio più avere nulla a che fare con lei e non so neanche perché mio padre continua ad aiutarla nonostante lei lo cerchi solo per i soldi.
Decido di alzami, mi sento debole e ho un mal di testa allucinante, sono giorni che non mi sfogo e cerco di reprimere tutto quello che ho dentro. Non ne sto parlando neanche tanto con Tae perché so che lui ha i suoi problemi per la testa e io non voglio farlo preoccupare.
Con lentezza mi lavo e indosso la mia solita uniforme, preparo il mio zaino ed esco di casa dopo aver salutato mio padre, anche lui provato e alquanto triste.
Raggiungo Tae e lo saluto cercando di mantenere un finto sorriso sulle labbra.
"Chim, si vede che qualcosa non va, lo sai che ci sono, per favore parlami non riesco a vederti così." –dice guardandomi ansioso.
"Lo so Tae, non preoccuparti, sono sempre le stesse cose, sai quando ritorna cosa mi succede." –rimango un momento in silenzio e poi continuo: "Me la cavo da solo, non preoccuparti davvero!" –concludo con amarezza.
Lui continua a guardarmi con disappunto senza aggiungere altro, semplicemente si ferma prima di entrare e mi avvolge in un abbraccio, un abbraccio di cui avevo un disperato bisogno. Ricambio stringendomi a lui e sentendomi quasi più sollevato, come se ricominciassi finalmente a respirare.
Dopo poco ci stacchiamo e finalmente entriamo a scuola seguiti da Hobi.Passiamo la prima parte della giornata a ripassare fisica, matematica e lingue straniere, insomma materie che non sono il mio forte e subito dopo passiamo ad una delle nostre materie preferite, la filosofia. Da Schopenhauer siamo passati a Nietzsche. Secondo lui la vita è una lotta, è dolore che non ha scopo e spetta al caso dominare i valori umani che in essa non trovano garanzia. Le scelte sono due: rinunciare e fuggire o accettare.
Era proprio questo il limbo in cui mi trovavo. Stavo fuggendo da questa situazione piuttosto che accettarla e porre fine a quel dolore.Arrivata la pausa pranzo ci rechiamo tutti al solito posto e salutiamo anche Yoongi e Jungkook. Erano giorni che non ci parlavamo e continuavamo ad ignorarci, io cercavo sempre di evitare il suo sguardo e lui faceva lo stesso.
Come sempre me ne sto per conto mio, Tae mi conosce bene e sa che in questi momenti preferisco rimanermene da solo con i miei pensieri, perciò fa in modo che nessuno mi parli."Visto che ieri abbiamo rimandato, oggi possiamo andare al magazzino?" –dice Hobi supplicandoci con le mani.
Tae mi rivolge uno sguardo e io ci penso su, in fondo mi servirebbe sfogarmi un po'.
"Si, si può fare però devo passare da casa prima." –dico pronunciando solo quelle parole per poi ritornare a concentrarmi sul cibo e rinchiudendomi di nuovo in me stesso.
Tutti annuiscono così decidiamo di vederci direttamente nel pomeriggio verso le 18 da Hobi. Dopo aver consumato ognuno il proprio pasto, ci salutiamo e ritorniamo nelle nostre classi.
Ho notato della tensione tra Tae e Jungkook e non posso fare a meno di essere curioso."Dimmi la verità TaeTae, che altro avete combinato voi due?" –sussurro per non farmi sentire dalla professoressa che imbratta la lavagna di date ed eventi storici.
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A Day In The Life. [TaeKook]
Fanfiction[COMPLETA]~TAEKOOK Venire al mondo è di per se un esperienza dolorosa ma piena di speranza. Nascere a volte implica trovarsi in un mondo che non ci ama, in cui la vita molto spesso ci pone dinanzi a situazioni dalle quali è difficile riemergere. Il...