Tredici.

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TAEHYUNG'S POV

Il giorno dopo

Mi sveglio di soprassalto, i miei occhi fanno fatica ad aprirsi e il mio corpo è intorpidito, mi ritrovo ancora steso su questo gelido pavimento.
Lentamente mi costringo ad alzarmi e dolorante mi dirigo in bagno per medicarmi e prepararmi per andare a scuola. Credo di essere svenuto e di non aver avuto più la forza di alzarmi.
Con molta calma mi privo dei vestiti ed entro in doccia, l'acqua tiepida lava via il sangue ormai incrostato così prendo una spugna e strofino energicamente ogni centimetro del mio corpo cercando di liberarmi da quella sensazione di impurezza. Sento la mia pelle bruciare ardentemente, ma non è niente in confronto al dolore che sento dentro il mio cuore.
Getto a terra la spugnetta e, dolorante e tremante, mi accascio a terra, le lacrime minacciano di uscire e io mi lascio sopraffare dalla disperazione.
Piango mentre le lacrime si mischiano inevitabilmente alle mille goccioline d'acqua che continuano a riversarsi sul mio corpo.
Poco dopo mi risveglio da quello stato di torpore e riluttante esco dalla doccia, prendo dell'ovatta e la imbavo di disinfettante per poi tamponarlo sulle mie ferite. Istintivamente il mio sguardo cade sulla mia immagine riflessa allo specchio e il disprezzo che provo per me stesso continua a consumarmi.

Torno in camera, indosso la mia uniforme, prendo il mio zaino e scendo subito al piano di sotto. La cucina è un disastro così decido di dare una sistemata. Inizio a raccogliere le sporcizie di quello sporco verme e cerco di dare una pulita un po' dappertutto.

"Tae lascia stare faccio io." –Sento dire da una voce dietro di me.

Mi volto lentamente e incontro il suo sguardo così spento, due enormi occhiaie a contornargli gli occhi, il suo corpo sempre più esile e il viso sempre più scavato. Vederla così mi fa male e sapere che non posso fare niente per cambiare le cose mi innervosisce ancora di più.
Non posso reagire, non posso permettere che si sfoghi su di lei, se decidessi di ribellarmi, lei rimarrebbe sola, senza protezione e Dio solo sa cosa potrebbe fargli.

"Tranquilla finisco qui e poi vado a scuola."

"Tae, mi dispiace così tanto." –dice dopo attimi di silenzio per poi scoppiare in un forte pianto isterico.

Le vado in contro e l'accolgo tra le mie braccia.
Mia madre, la persona che amo di più al mondo, la persona che si sacrifica ogni giorno per me e che si fa trattare così solo per farmi avere una vita dignitosa.

"Avrei dovuto proteggerti da sempre, non era questa la vita che desideravo avessi."

"Ssh mamma basta, non dire queste cose ti prego." –Dico mentre una lacrima sfugge dai miei occhi.

"Non avevo scelta. Ti voglio bene, ti prego ricordatelo sempre! "

Mi guarda con gli occhi lucidi, mi posa una mano sulla guancia e sfiora delicatamente i miei lividi. Il suo tocco, il tocco di una mamma che ti rassicura, ti culla e ti fa sentire amato.

Si stacca dall'abbraccio e si asciuga le lacrime, io faccio lo stesso e notando l'orario mi affretto a prendere lo zaino. Lei si avvicina e mi bacia dolcemente la guancia, le sorrido tristemente e varco finalmente la porta chiudendomela alle spalle.
Non capisco come faccia a essere così forte, non capisco cosa la spinga ad andare avanti, io non ne ho le forze e mi sento solo uno stupido codardo.
Mi incammino verso casa di Jimin che poco dopo si affianca a me.

"Ehi Tae cos-"

"Ash Jimin non è nulla." –Dico freddo e voltandomi per evitare che mi guardi.

Si limita a lanciarmi qualche occhiata, non fa domande e guarda avanti a se. La colpa di tutto è solo mia, la mia esistenza è un problema per lui, ma per pura sfortuna io sono vivo e queste sono sono le conseguenze, dovrò accettarle.

A Day In The Life. [TaeKook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora