3. Sonni agitati

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Non era cambiato per nulla. In quell'abbraccio, senza altro scopo che il voler stringersi, Hua Cheng si era inebriato del suo odore, aveva stretto a sé quel corpo sottile eppure forte, e non ci era voluto molto prima che il suo stesso fisico rispondesse con forza a quello stimolo.

Essere un Re Fantasma significava avere la possibilità di avere un corpo reale e non un guscio vuoto come uno di categoria inferiore, ma anche la capacità di poter cambiare aspetto di continuo, trasformandosi in un bambino o un giovane a suo piacimento.

Tuttavia quando era nella sua forma originale, come in quel momento, riusciva a percepire in maniera più vivida ogni cosa. Se non si fosse staccato per primo Xie Lian, avrebbe dovuto farlo Hua Cheng per evitare di fargli sentire con estrema precisione l'effetto che la sua vicinanza aveva su di lui.

In quei dodici mesi di assenza non era stato cosciente del tempo che passava né dello spazio. Non aveva forma, era come rinchiuso in una bolla oscura e silenziosa. Eppure la sua coscienza era viva e non c'era stato attimo in cui non avesse sentito la mancanza di Xie Lian.

Gli erano mancati i suoi racconti, le sue attenzioni e la sua cucina. Non che lui avesse bisogno di mangiare, ma adorava il modo in cui Xie Lian sembrasse volersi prendere cura di lui. Gli era mancato anche il modo in cui con pazienza aveva cercato poco prima di placare gli animi di quei pusillanimi degli altri ufficiali divini. Fosse stato per lui li avrebbe arsi vivi più o meno tutti, soprattutto Mu Qing. Se non lo aveva fatto era solo per rispetto verso Sua Altezza.

Ma sopra ogni cosa, gli era mancato vedere il suo viso arrossarsi per l'imbarazzo, proprio come stava accadendo in quel momento mentre Xie Lian guardava verso la camera.

«Gege, c'è qualche problema?»

«Come? Problema?» Xie Lian si voltò verso di lui con i piatti ancora in mano. «No... no, nessun problema, nessuno,» rispose, prima di proseguire verso la cucina dove iniziò a lavare pentole e stoviglie.

Hua Cheng si alzò per raggiungerlo, buttando un occhio alla stanza e quando vide il letto singolo trattenne un sorriso. «Ci sono un po' di cose ancora da sistemare qui,» prese un panno per asciugare i piatti man mano che Xie Lian li lavava. «La porta non chiude bene, il tavolo non mi sembra molto stabile. Se Gege vuole, domani me ne posso occupare.»

«San Lang, non voglio che ti stanchi eccessivamente. Fai solo il necessario, anche perché c'è qualcos'altro che vorrei che facessi.»

Hua Cheng posò il piatto asciutto e ne prese un altro dalle mani di Xie Lian, sfiorando appena con le dita quelle di lui e sorridendo quando lo vide sussultare per un attimo. «Sua Altezza può chiedermi tutto quello che vuole.»

«Ehm... sì, immagino di sì,» Xie Lian si allontanò e prese da una cassapanca una serie di pergamene bianche, un calamaio e un pennello. «Sapevo che prima o poi saresti tornato e ho pensato che avresti avuto bisogno di riprendere a esercitarti con la scrittura.»

Hua Cheng inarcò un sopracciglio nel vedere quegli strumenti. «Sei andato alla città fantasma per prenderli?» gli chiese, riconoscendo il suo pennello personale.

«Sì, ho pensato che avresti preferito usare i tuoi strumenti personali,» Xie Lian poggiò ogni cosa sul tavolo oramai vuoto e incrociò le braccia tornando a guardarlo. «Non fare quella faccia, sai che ne hai bisogno.»

«Sei andato alla città fantasma da solo durante la mia assenza? È pericoloso... poteva accaderti qualcosa di brutto.»

«Ma no, è tutto a posto. C'è un po' di caos senza di te, ma la maggior parte dei tuoi sudditi sembra avermi preso in simpatia, stai tranquillo. E poi cosa vuoi che mi accada? Ho riacquistato il mio potere spirituale e sono sempre immortale, lo sai.»

Tornerò sempre per te - a gay fanfiction - La benedizione dell'ufficiale divinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora