4. Rosso rubino

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L'aria fresca del mattino che soffiava sulle guance arrossate mentre correva gli diede un minimo di sollievo.

Xie Lian superò alcuni alberi e con il respiro affannato si fermò sulla riva del piccolo lago che si trovava non molto distante dal cottage. Solo allora lasciò cadere la veste, che ancora aveva tra le mani, posandola su un grande masso e osò guardare in basso. Un gemito gli sfuggì nell'osservare come al di sotto dei pantaloni fosse ben visibile quel rigonfiamento davvero imbarazzante.

In più di ottocento anni, grazie alle pratiche di meditazione e controllo, gli era capitato solo tre volte: in una grotta, in seguito all'assunzione di un veleno intossicante e incantato, in una stretta bara sulle onde di Acqua Nera Affonda Barca, una delle quattro Calamità Fantasma, e quella stessa mattina.

E tutte e tre le volte era presente San Lang.

Xie Lian si tolse anche la veste intima, lasciandola di fianco alla veste esterna, e con indosso i soli pantaloni si inginocchiò sulla riva per immergere le mani nell'acqua fresca e sciacquarsi il viso e il collo che sentiva quasi bollire.

Erano reazioni umane, lo sapeva, e almeno aveva la certezza di non essere affatto impotente. Un pensiero che qualche volta aveva avuto nel corso dei secoli, chiedendosi se la totale mancanza di pulsioni del genere non dipendesse anche da un suo difetto, oltre che dalla capacità di controllo e meditazione.

Trascorsero abbondanti dieci minuti, in cui continuò a rinfrescarsi e lavarsi, quando finalmente il respiro tornò regolare e quel calore improvviso che lo aveva travolto si affievolì. Ancora in ginocchio sulla riva, rimase fermo lasciando che il calore del sole scaldasse la pelle bagnata. Abbassò lo sguardo e il luccichio dell'anello d'argento che portava al collo attirò la sua attenzione. Era così abituato ad averlo indosso da dimenticarne spesso la sua esistenza. Lo accarezzò piano, come se avesse timore di romperlo.

«Non ricordavo quanta confusione mi provochi, San Lang,» sussurrò a quel prezioso gioiello.

Confuso, era proprio così che si sentiva. Che il legame con Hua Cheng fosse particolare, forte e unico, ne era consapevole. Tuttavia non aveva alcuna idea di cosa fare con quel turbamento fisico che in alcuni momenti lo travolgeva e che con il tempo sembrava stesse aumentando sempre di più.

Forse era perché non gli era ancora ben chiaro il tipo di rapporto che avevano. Tra Cultori o ufficiali divini non era anomalo stringere fratellanze particolari. Che due uomini decidessero di unirsi come compagni di Coltivazione Spirituale era piuttosto usuale e in rari casi diveniva anche un legame amoroso a tutti gli effetti.

Ma San Lang non era un Cultore né un ufficiale divino. A dirla tutta, non era neanche più una persona viva. Che tipo di rapporto poteva stabilire con un Re Fantasma? E soprattutto, perché era divenuto così importante capirlo? Non se ne era mai preoccupato prima d'ora, aveva solo lasciato scorrere gli eventi e accettato sin da subito di considerarlo come amico.

Non è più un semplice amico.

Questa era l'unica cosa di cui era certo da molto tempo oramai.

«Sua Altezza? Dove sei?»

La voce di Hua Cheng che si avvicinava lo fece sobbalzare e in tutta fretta indossò la veste intima e quella esterna.

«Gege? Va tutto bene?»

«Sì... sì, va tutto bene...» fece appena in tempo a chiudere con la cinta la veste esterna quando vide apparire la sagoma di Hua Cheng.

«Sei scappato di corsa e non tornavi... mi stavo preoccupando.»

«San Lang, stai diventando sempre più apprensivo nei miei confronti,» gli rispose con uno sbuffo guardandolo avvicinarsi.

Tornerò sempre per te - a gay fanfiction - La benedizione dell'ufficiale divinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora