Lezioni di cucito

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- Cassandra, dobbiamo parlare. -

Dobbiamo parlare.

Quelle parole fecero irruzione nell'animo di Cass come un fulmine a cielo sereno.

I "dobbiamo parlare" di suo padre non finivano mai bene.
Almeno per lei.

L'ultima volta che avevano intrapreso una conversazione iniziata così, Kade le aveva rivelato di aver preso in considerazione l'idea di mandarla in convento.
Cass aveva trascorso una settimana di notti insonni dopo quella conversazione.

Mentre il capitano si toglieva la corazza dell'uniforme con lo stemma a forma di sole di Corona, Cass cominciò a stilare una lista di tutte le possibili azioni che avrebbero potuto in qualche modo turbare suo padre.
La lista aveva abbastanza punti, ma nessuno le sembrava particolarmente preoccupante.
Nessun punto era realmente preoccupante, se nessuno aveva fatto la spia.

Kade finì di cambiarsi e si sedette accanto a sua figlia sul suo letto.

- Sei andata nella foresta a tirare di spada con Trevis stamattina. -

Cassandra si accigliò.

Era chiaro che qualcuno aveva fatto la spia.

Cominciò a passare in rassegna tutte le sue conoscenze per decidere contro chi doveva tramare vendetta.
Era già da qualche mesetto che si univa a Trevis e al suo gruppetto per praticare con la spada.
Di solito si organizzavano la mattina presto, prima dell'apertura dei negozi, per permetterle di sgattaiolare senza essere vista.
L'unico che sapeva delle sue "fughe segrete" al di fuori del gruppo era Xavier.
Cass passava sempre da lui per ritirare la sua spada (solo l'anno prima era riuscita a racimolare abbastanza soldi per comprarne una vera).
Le piangeva il cuore al pensiero di come era stata ridotta la sua amata, ora giacente sotto il suo letto con la lama incrinata e l'elsa spezzata.

Cercò di non pensarci.
Doveva occuparsi prima della spia.
Ma il fabbro panciuto non l'avrebbe mai tradita.
Dov'era la fuga d'informazioni?

La voce dura di suo padre la distolse momentaneamente dai suoi pensieri.

- La madre di Trevis dice gli hai rotto una caviglia. -

Bingo.

- Lo sapevo che sarebbe andato a frignare da sua madre! - mormorò, con una certa irritazione.

Quella del ragazzo doveva essere stata una sorta di vendetta.
Non avrebbe mai dovuto fidarsi di lui.

- Cassandra! -

Suo padre l'ammonì severamente.

- Non gli ho rotto la caviglia!
È stato lui a inciampare sui suoi stessi piedi e a fratturarsi l'osso col suo peso da bisonte! Io non l'ho nemmeno toccato! -

- Cass...-

- Non riesco a dispiacermi per lui. È ciò che si merita per avermi rotto la spada.-

- Spada? -

Cassandra si morse le labbra e si maledí mentalmente.

Gli occhi castani di kade erano diventati due dardi incandescenti che le fecero morire le parole in gola.

- Quale spada, Cassandra? -

Cassandra voleva davvero cercare un modo per giustificarsi, ma lo sguardo intransigente dell'uomo le fece capire che le parole non erano una buona idea.
Così, abbassó le spalle, si alzò dal letto e fece uscire allo scoperto la sua spada, ormai inutilizzabile.

Kade fissò l'arma di ottima fattura adagiata sul pavimento in un'ambiguo silenzio.

Cass non osava alzare il capo per guardarlo.

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