Una stella

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Cassandra era una frana con le relazioni.
Che fossero di parentela, di amicizia oppure...

Relazioni romantiche.

Specialmente queste.

In realtà Cassandra non aveva mai pensato seriamente a se stessa con un uomo.
In fin dei conti c'erano centinaia di altre ragazze molto più belle e aggraziate di lei in giro per Corona, e non si era mai preoccupata che qualcuno potesse posare lo sguardo su una come lei.
Anche se le sue colleghe a Palazzo si erano sempre battute strenuamente per  negare la sua convita mediocrità.
Non facevano altro che ripeterle quanto fosse oggettivamente una bella donna e che, se avesse curato un po' di più il suo abbigliamento e non si fosse mostrata così schiva, avrebbe potuto far cadere l'intera popolazione maschile (coroniana e non) ai suoi piedi.
Ma avere una schiera di uomini tirapiedi non rientrava esattamente nei suoi piani di vita.
Nemmeno l'idea di sposarsi in realtà...
E nemmeno quella di crearsi una famiglia.

Cass conosceva piuttosto bene la visione che gli uomini avevano del matrimonio e conseguentemente della loro consorte.
E non le piaceva per niente.
Ciò l'aveva portata a guardare con astio alla fede nuziale, vedendola un po' come la lama che le avrebbe tarpato le ali.

Per fortuna suo padre non le aveva mai messo pressione per la faccenda, dunque perché mai avrebbe dovuto mettersi pressione lei stessa?

In più non credeva ad una parola di quello che le dicevano le ancelle.

Di conseguenza non credeva neanche a quel ragazzino quattordicenne che si professava innamorato di lei.

Considerando tutti i fattori sopracitati, restò piuttosto sbigottita quando scoprì di aver fatto infatuare di sé un ragazzo.

Non che Varian andasse in giro a professare effettivamente la sua ammirazione per lei...
Ma neanche faceva nulla per nasconderla.
Il che era piuttosto imbarazzante per Cassandra, considerando anche quanto fosse più giovane di lei.

Ai suoi occhi Varian era solo un ragazzino.
Un ragazzino incredibilmente intelligente, con del talento innato per l'alchimia e l'ingegneria e una forte propensione a fabbricare aggeggi che esplodevano una volta sì e l'altra pure.
Per farla breve: una mina vacante portatrice di caos e distruzione.

Già prima che si incontrassero di persona, Cassandra sapeva già qualcosa su di lui.
A causa dei suoi bizzarri interessi e della sua profonda conoscenza in materia chimica e alchemica, veniva guardato con diffidenza dai suoi concittadini.
Molti lo avevano perfino scambiato per uno stregone dall'anima posseduta che passava le sue giornate nell'oscurità del suo laboratorio a fare chissà quali esperimenti sovrannaturali.

Ma quando Cass aveva incontrato per la prima volta i suoi grandi e gentili occhi blu non vi aveva scorto alcuna traccia di malizia.
Varian non era un mago, né tantomeno uno stregone.
Era un semplice ragazzo con la passione per la scienza e che passava il tempo tra provette colorate e ingranaggi per cercare di tirar fuori qualcosa di buono e utile agli altri.
Era anche un figlio che cercava di essere guardato da suo padre.
Quirin era soggetto di sguardi compatiti e di occhiate sprezzanti, visto come un uomo il cui unico figlio rappresentava una disgrazia.
Uno ragazzo instabile che non avrebbe mai combinato niente di buono nella vita.
Portatore più di problemi che di altro.

Cassandra aveva guardato Quirin e aveva visto suo padre.

Poi aveva guardato Varian e aveva visto se stessa.

Non riuscì a impedirsi di provare empatia per quel ragazzo.
E forse era uno dei motivi per cui non se l'era mai sentita di allontanarlo subito.

Poi c'era stata l'Esposizione scientifica.
Solo un'altro dei tanti eventi e festicciole che piacevano tanto in quel regno.

E Cass ebbe mondo di conoscere Varian un po' di più.

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