Capitolo 11

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--leggete angolo autrice per farmi sapere se avete gradito questo cambio di prospettive--





Cartegena, 1564

Una folta chioma bianca svolazzava al vento, le bambine del piccolo villaggio contadino osservavano incantate la ragazza che stava correndo verso il pozzo.

Nel 1564, licantropi e umanoidi vivevano insieme, vivranno insieme fino al 1876, quando per motivi sconosciuti gli uomini dimenticarono l'altra razza, che fu costretta a raggiungere gli angoli remoti del mondo.

Tutti nel villaggio sapevano che quella bellissima fanciulla era un licantropo, il più bello mai visto a dir la verità. Quando si trasformava, il manto candido risplendeva alla luce della Luna, e due occhi cristallini, freddi capaci di accendersi di un fuoco indomabile si perdevano a tratti nel folto manto.

Quel giorno Jecyenne avrebbe compiuto sedici anni ed era stata promessa al Lord che controllava i villaggi della Terra del Vento. La ragazza lo odiava con tutta se stessa, aveva undici anni più di lei, di fisico prestante ma umanoide e per di più ogni volta non perdeva occasione di ricordargli la sua posizione di meta-umano.

I matrimoni tra licantropi e umani erano ricorrenti, servivano a sancire quell'alleanza secolare, tra i Re e gli Alpha, a quel tempo non esistevano i mate, o almeno, esistevano ma era cosi raro trovarlo che spesso ci si innamorava di qualcuno per cui non si era predisposto, si viveva una vita felice ma non completa e alla morte si diceva che ovunque i due compagni di vita fossero sarebbero divenuti stelle insieme.

Jecyenne tirò su dal pozzo un secchio d'acqua limpida in cui si specchiò, era il ritratto della tristezza e si sentiva cosi ingrata ai suoi genitori di non essere felice per quel matrimonio, tutte le sue coetanee avrebbero preso volentieri il suo posto e lei tanto volentieri glielo avrebbe concesso. Lei aveva sentito di storie d'amore vero, di Mate, di compagni eterni, di felicità e nn voleva arrendersi all'idea che non avrebbe mai assaporato nemmeno un briciolo di quella completezza e che sarebbe presto diventata una sforna bambini dai capelli platino, considerata dal marito solo finché non gli avrebbe dato un figlio maschio, per poi essere sostituita dalla miriade di puttane che vagavano per il castello. Non le andava a genio die essere usata per scopi tanto effimeri quanto schifosi, inoltre si mormorava che il Lord avesse gusti sessuali discutibili e solo il pensiero la faceva rabbrividire.

Sospirò affranta e si diresse verso casa con il capo chino, sentiva il trotto dei cavalli in lontananza che si stavano avvicinando sempre di più, doveva sbrigarsi. Accelerò il passo mentre viaggiava con la mente in un mondo creato da lei, con quella voce sospirata che ogni tanto le appariva in testa e le sussurrava parole incomprensibili durante la notte.

Senza rendersene conto entrò in casa, tutta arredata a nozze per l'occasione, si chiuse nel bagno e si infilò distrattamente tinozza piena d'acqua tiepida, si lavò con del sapone alle rose in modo distratto e appena ebbe finito uscì in gran fretta, asciugandosi con un telo ruvido che le sfregava il corpo abbronzato che contrastava con i capelli candidi.

La madre era eccitata per l'imminente cerimonia e le acconciò i capelli con parsimonia, aggiungendo fiori di campo lilla a quantità. Le fece infilare il vestito regalatole dal Lord che le calzava a pennello. Jecyenne si muoveva come un robot, persa nei suoi pensieri, socchiuse gli occhi quando una strana figura vaneggiante comparve alle spalle della madre e parlò in quella lingua strana. Chiese alla madre di restare sola e affrontò quella figura.

"Chi sei? Perché riempi ogni notte i miei sogni?"

Gli strani occhi completamente bianchi della figura evanescente si fissarono sui suoi, smettendo tempestivamente di parlare la lingua straniera e prendendo parola in un perfetto accento cartegenese.

"Io sono colei che tutto sa

Un' anima presto perirà,

Soffrirà, il pericolo incontrerà

Nei meandri del castello sanguinerà.

Senza eredi il mondo lascerà

E una maledizione contro Lui lancerà.

Cadrà nell'inferno

Dove brucerà in eterno,

Di odio si nutrirà

Finché la sua preda non lo perdonerà"

Scomparve, cosi come era arrivata, le sue parole la ferirono, se stesse parlando di lei non si sa, ma non aveva tempo per rifletterci. Ora doveva solo sopravvivere a quella giornata, restare a galla mentre il suo mondo si sgretolava, poi avrebbe avuto una vita per riflettere su quelle parole inquietanti, non sapeva il perché ma sentiva che quella presenza sarebbe tornata o comunque che quelle parole le si erano impresse a fuoco nella mente e nessuno le avrebbe potute cancellare.

Fece un respiro profondo e uscì dalla stanza.





------ANGOLO AUTRICE-------

Mi ci è voluto un pochino a scrivere questo capitolo, non avevo mai raccontato una storia dentro una storia, o almeno mai in parallelo alla principale.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e fatemi sapere se volete altri capitoli su Jecyenne. Stavo pensando di fare 3/4 capitoli sparsi su Jecyenne, ma volevo sapere se per voi va bene o ne preferireste di più o nessuno.

Secondo voi a chi si riferisce L'Astro con la sua profezia?

Lasciate un commento per farmi sapere le vostre idee e critiche, sono felicissima di leggervi tutte, anche per capire se quest'idea vi è piaciuta o meno.


Un bacio <3 SOGNIIMMERSI

Damn MateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora