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Arrivati davanti all'hotel guardai storto Taeyong.

"Non è un po' troppo costoso?" Mi fece l'occhiolino e rabbrividì.

"Non preoccuparti ciccino, ci penso io" disse incamminandosi con eleganza verso l'entrata. Mi risvegliai dalla mia trans e gli urlai dietro "aspettami!!"

Entrati dentro mi sembrò di sentire quasi aria nuova. Il tappeto rosso, le piante curate, i mobili in pelle, davano a tutto un tono sopra. Lui iniziò a camminare verso il bancone con dietro il receptionist e io era già tanto se mettevo un piede davanti all'altro, avevo quasi paura di sporcare quel costoso tappeto rosso. Era tutto così chic e io non mi sentivo a mio agio in quell'ambiente, non lo sentivo proprio mio.

Arrivato al bancone Taeyong aveva già preso la chiave della camera e si era già incamminato verso l'ascensore  verso la parte opposta. Ecco ora dovevo pure tornare indietro.

"Oh... buongiorno. Ehm.. riguardo al pagamento della camera..." lo vidi agitarsi e scuotere le mani in segno di negazione scuotendo la testa in modo confusionario.

"No no! È tutto apposto! Non preoccuparti!" Corrugai le sopracciglia riniziando a camminare con attenzione per quel dannato tappeto. Arrivato all'ascensore Taeyong chiuse le porte schiacciando un bottone. Era l'ultimo piano, ero scioccato, ma la mia faccia ovviamente non si deformò.

"Cos'hai detto a quell'uomo? L'ho visto nervoso e poi, hai pagato?" Lo vidi fare un ghigno.

"Non devi preoccuparti. Ci ho pensato io" per "ci ho pensato io" era una bugia, in parte, Taeyong era davvero bravo a intimidire ma io non sospettavo ancora niente. Tornando a noi, alla fine arrivammo all'ultimo piano. Non credo ci sia bisogno di dire che era stupendo. Una camera enorme con di tutto e di più. Da lì qualcosa iniziò un po' a puzzarmi, Taeyong non mi era sembrato un ricco sfondato, ne uno che paga l'assicurazione. Mentre nella mia testa i pensieri e i fatti si scontravano in modo confusionario lui da dietro mi prese dai fianchi facendomi serrare la mascella e irrigidire. Non mi era mai piaciuto il contatto fisico, soprattutto con una persona che non conosco.

"Che stai facendo" dissi con tono irritato, facendo sentire chiaramente che quel contatto mi dava fastidio. Ma a lui non poteva interessare di meno continuando a stringermi per i fianchi.

"Lasciami" mi stavo davvero innervosendo, cosa voleva fare? Stuprarmi? Con quella ferita? Non credo volesse farlo, qualsiasi cosa non avrebbe giovato alla sua salute. Allora cosa voleva fare? Ancora oggi non lo so, non gliel'ho chiesto.

Vi sta piacendo la storia?

Lacrime D'amore ¦ TAETEN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora