Ho un corpo, ho di nuovo il mio adorato e bellissimo corpo e tutto ciò grazie al mio prezioso Thamur, il mio cucciolo, l'amore della mamma, la mia piccola felicità. Oggi è la prima giornata che passerò indossando questa collana, Thamur l'ha tenuta con sè un giorno prima di cedermela del tutto, voleva accettarsi che nel potere di questa collana non ci fossero complicazioni che potessero nuocermi. Si preoccupa tanto per me e mi rende orgogliosa di lui ogni giorno che passa. Ha scoperto che la collana ci dona un corpo vero e proprio, uno reale e non fittizio. Ci protegge dal freddo, il nostro corpo non congela né si solidifica, possiamo cacciare, possiamo ferirci e curarci e, ovviamente, possiamo morire come un comune essere mortale. Se portata troppo a lungo, invecchieremo anche come un comune essere mortale. Quando l'ho indossata sono rimasta sorpresa di essere ancora la lupa giovane e bella che avevo abbandonato anni fa, il mio corpo non è invecchiato, la mia forma eterea non ha età, ciò consolida tutto quello che ho sempre pensato in questi anni. Fin quando il freddo non mi tocca io potrò vivere per sempre, il mio dominio diventerà sempre più grande, tutti conosceranno il mio gelo. Tutte le terre saranno mie, ogni singolo angolo di questo mondo diverrà bianco, freddo e gelido, come ciò che mi ha circondato.
Scuoto il muso, scendo gli scalini del mio castello e finalmente sono all'aria aperta senza timore di diventare un cubetto di ghiaccio. Ispiro l'aria a pieni polmoni, basta pensare a ciò che farò, voglio godermi questa giornata, voglio ritornare la giovane lupa di un tempo, anche se per pochi attimi, anche se a giorni alterni, ma voglio farlo, voglio vivere ciò che non ho vissuto e ciò che vivrò. Sento il vento scompigliarmi il manto, ridacchio anche se sento freddo, un corpo caldo sente maggiormente il freddo è normale, ma non mi scoraggio. Guardo il mio manto muoversi insieme al vento, le mie orecchie piegarsi leggermente al suo passaggio e i miei occhi socchiudersi per evitare che la neve mi accechi.
Faccio il giro del castello, guardo il lago ghiacciato, poggio una zampa sul ghiaccio ma la sensazione di scivolare si fa subito largo dentro di me. La mia forma eterea non ha problemi a camminare sul ghiaccio ma un corpo vero e proprio si. Caccio le unghie e mi tengo salda grazie ad esse, attraverso il lago e i Lich mi sentono arrivare dalla distanza. A primo impatto mi corrono incontro non riconoscendomi ma gli basta avvicinarsi troppo per sentire il mio grande potere e indietreggiare, conoscono la fonte magica che gli ha dato la vita e la temono sapendo che essa stessa potrebbe togliergliela. Li lascio allontanare e guardo il mio riflesso nel lago ghiacciato, guardo il mio manto, i miei occhi, alzo una zampa toccando il mio muso, mi siedo sul ghiaccio accarezzando la mia coda. La mia bellissima coda, quanto tempo è passato? Perché non sono riuscita a trovare ciò anni prima? Se solo l'avessi trovata, tante cose non sarebbero successe ed io sarei stata di nuovo... amata.
Scuoto la testa più volte. No! Se mi avessero amato davvero, mi avrebbero amata anche diversa! Avere un corpo o meno non ha cambiato la mia personalità! E se ho fatto delle cose è solo perché sono stata costretta. Mi alzo e mi allontano dal lago, guardare il mio riflesso porta a galla belle e cattive emozioni. La gioia di riavere un corpo entra subito in contrasto con la rabbia di averlo perso per qualcuno che poi mi avrebbe uccisa. Fare del bene... fare del bene per poi non essere apprezzati, ecco cosa mi era successo ecco cosa succede se doni troppo cuore a chi lo calpesterebbe senza ritegno. Non sono più quella lupa, non ho più nessuno di importante nella mia vita, solo i miei figli che sono una vera e propria parte di me.
Ormai l'ho capito, Nivah me ne ha dato la conferma, li amerò sempre come dei figli ma loro non sono altro che me. Lo sento, sono quelle parti belle di me di quando ancora tutto il male non mi attanagliava. Nivah è quella parte di me legata ai sentimenti, alla famiglia, all'amore. Thamur, invece, è la mia ragione, il mio modo di pensare, la parte di me creativa, quella a cui piaceva sperimentare, creare cure, cercare soluzioni per gli altri e per me stessa. Ogni volta che li guardo rivedo quelle parti di me di cui, nonostante tutto, non posso fare a meno.
Le mie zampe mi portano verso il bosco, mi guardo intorno, quanto tempo era che i miei sensi di predatrice non si attivavano in questo modo? Chissà se sono ancora in grado di cacciare senza l'utilizzo della mia magia. Mi guardo intorno, sempre se ci sia ancora una preda in queste zone, forse qualche lepre delle nevi dovrebbe ancora aggirarsi fra questi alberi. Il clima dovrebbe essere ancora abbastanza sopportabile per loro, in più, ho calmato la tempesta prima di uscire. Sono cauta, non volevo mica morire di ipotermia alla prima uscita.
Inizio ad annusare in giro, la neve copre bene gli odori, ma il mio naso percepisce ancora qualcosa. Cammino per un po' mimetizzando il mio manto il più possibile con la neve. Ciò mi trasmette una certa adrenalina, quanto tempo era che non facevo una cosa simile? Quante sensazioni perse e ora ritrovate.Da lontano vedo qualcosa muoversi lentamente e furtivamente, le lunghe orecchie mi danno conferma di aver trovato ciò che cerco. Che strana la natura, una lepre completamente bianca che può mimetizzarsi perfettamente fra la neve ma con le punte delle orecchie nere, particolare visibile solo a chi molto attento durante la caccia ma ciò non toglie che è una grande pecca per questi poveri animali. Mi avvicino a lui il più silenziosamente possibile, non sono animali pericolosi, ma farsi sentire lo metterebbe in fuga e in quanto a velocità queste bestioline non scherzano affatto. Mi avvicino ancora, la neve è il mio territorio sfortunatamente per lui. Mi do uno slancio e atterro proprio su di lui, si accorge di me solo quando gli sono addosso, cerca di fuggire dalla mia presa divincolandosi ma basta un mio morso alla sua collottola per farlo smettere del tutto di muoversi. Mi siedo e inizio a mangiarlo, il sapore della carne appena uccisa, ancora calda e deliziosa. Mi sembra passata una vita dall'ultima volta che ne ho assaggiato un solo morso. La mangio con gusto leccandomi il muso, ogni boccone mi riempie lo stomaco di gioia.
Quando finisco mi rialzo in piedi e scrollo il mio manto dalla neve. È stata una caccia facilissima, quasi da cuccioli si può dire, ma vedrò di farmela bastare per oggi. Vedo le nuvole farsi più scure, la giornata sta finendo, è il momento di tornare a casa. La prossima volta vedrò se ci sono prede più impegnative, qualcosa che mi faccia davvero sentire l'adrenalina di un tempo. Torno al castello felice come non mai, salgo gli scalini e apro il grande portone entrando all'interno del mio castello. Saluto i miei figli con un grande sorriso, vado verso la sala del trono, arrivo al centro di essa e tolgo la collana. Quando faccio ciò, una piccola colonna si eregge al centro della stanza, lì poggio la collana, abbiamo deciso che ognuno di noi la poggierà lì al ritorno dalla sua uscita. In modo che, a chi tocca tenerla il giorno seguente, l'abbia già a sua disposizione senza sentirsi in colpa nel dover chiedere a qualcuno di noi di toglierla. Guardo la collana sopra la colonna, sento dei passi alle mie spalle, ho un sorriso sul muso che non mi abbandona.
"Allora mamma? Com'è andata l'uscita? Come ti sei sentita?" Thamur mi si avvicina lentamente.
"È andata bene, anzi, benissimo. Io mi sono sentita di nuovo... me stessa."
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Kendra, La Regina dei Lich
FantasyATTENZIONE: Prequel de "La Scintilla". Potrebbe contenere spoiler, per tanto, si consiglia la lettura di quest'ultima prima di iniziare a leggere questo libro. ~ "Chi avrebbe mai pensato che il mio più grande talento, sarebbe stato il mio più grande...