Creare una famiglia

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Solitudine, ho imparato il significato di questa parola durante questi lunghi giorni in questo castello, su questo trono. Ho pensato così tanto che mi sembra di non avere più pensieri, il nulla totale, come ciò che mi circonda. Ho cercato di riempire le mie giornate provando a fare qualcosa che mi sono negata per molto tempo, scoprire la mia nuova essenza, questa forma eterea. Fin ad ora so solo di essere capace di utilizzare magie molto potenti, di aver avuto in dono l'arte della negromanzia, e che non posso essere scalfita da attacchi fisici a meno che il mio corpo non si solidifichi col gelo. Se mai dovessi arrivare a tanto potrei fare una fine orribile, mi eliminerei in mille frammenti di ghiaccio e smetterei di esistere. Non ho intenzione di fare quella fine, voglio restare in queste terre ancora per molto tempo, il mio gelo non si fermerà così presto, ho sofferto troppo per scomparire nel nulla come se niente fosse.

Sono giorni che tento di fare qualcosa di strano, forse anche impossibile. Ma per conoscere questa mia essenza dovrò pur fare qualche prova su qualunque cosa. Ogni volta che mi sono sfiorata anche per sbaglio, quella parte si è dissolta come se a colpirmi fosse stato qualcun'altro ma se, invece, mi concentro cosa succede? Posso essere in grado di toccare me stessa? Posso sentire ancora un tocco? Qualcosa di familiare? Qualcosa che si possa ancora definire una carezza? Anche se da parte di me stessa... sarebbe bello averne una. Sono stati pensieri misti a quelli del passato, ma oggi ho intenzione di provarci davvero. Tanto, cosa mi resta da perdere?

Scendo dal mio trono, mi dirigo al centro della mia sala. Chiudo gli occhi, immagino il calore di una carezza, di un abbraccio, di un gesto affettuoso. Mi tornano alla mente gli abbracci della mamma, le leccate sulla testa da parte di papà, il brutto vizio di scompigliarmi il pelo da parte di mio fratello, gli abbracci di Hoshi e gli altri, i baci di Lixuel... tutto. Momenti così dolci, così caldi, affettuosi... tramutati in mille lame che, se potessero, mi avrebbero già trafitto il petto fino al cuore. Sospiro. Tocco il mio petto, sento effettivamente qualcosa, non so come spiegare questa sensazione è qualcosa di... strano. Non avevo mai provato nulla di simile, sento la mia essenza tremare come se una parte di me si stesse staccando, togliendo uno di quei pesi che mi porto da quando tutto ciò è iniziato. Allontano la zampa, riapro gli occhi, vedo la mia essenza in essa.

Una piccola sfera eterea, la sposto da una zampa all'altra, la tiro leggermente constatando che posso fare tutto ciò che voglio senza ripercussioni su me stessa. Inizio a giocarci facendola volteggiare, la guardo con un leggero sorriso, la rincorro con gli occhi fino a riportarla davanti a me e ridacchiare leggermente. Se posso farci ciò che voglio potrei modellarla a mio piacimento, cosa potrei creare? La guardo attentamente, inizio senza partire con nessuno schema nella testa, voglio lasciarmi guidare dall'istinto. Inizio dal basso, creo delle zampe lunghe tanto quanto le mie, poi un corpo, una coda. Sto ricreando un altro lupo, sono indecisa sul viso, proverò a pensare a come ero io prima. Do una forma alla testa, faccio le orecchie, il muso e il naso. Lo guardo, è identico a me, mi sembra di specchiarmi fra le pareti di questo castello. Cosa manca? Ah, giusto! Gli occhi, mi avvicino e glieli creo, due piccoli occhi di un azzurro luminoso e intenso.

"Dove sono?"

Una voce femminile mi distrae da ciò che sto facendo, non appena finisco di creare gli occhi. Mi allontano subito guardandomi intorno. "Chi è stato?"

"Chi sei tu?" Domanda ancora quella voce.

Solo in quel momento noto che proviene da ciò che ho di fronte. "Tu... sai parlare? Sei viva?"

Si guarda tutta. "Così pare, allora? Chi sono io? Dove mi trovo? E chi sei tu?"

Non riesco a credere a ciò che ho davanti, mi nasce un sorriso, mi avvicino a lei lentamente e porto una zampa vicina al suo muso. Riesco a toccarla, ad accarezzarla. "Io sono Kendra e tu sei..."

Come l'avrei chiamata? Cos'era lei per me? Una parte di me che avevo staccato da me stessa dandole una vita. Poteva essere paragonato all'avere una figlia? Già cresciuta, certo, ma pur sempre una parte di me, una parte di quell'essere che sono ma che non è destinato a fare del male... forse. Potrei avere ciò che pensavo di aver perso per sempre, potrei avere qualcuno che mi chiama mamma... magari due cuccioli, proprio come ho sempre desiderato. Una femminuccia e un maschietto, uguali a me e... e a nessuno, solo a me. Sorrido. So che nome darle, lo stesso che avrei dato a mia figlia se mai un giorno fosse nata.

"Io sono?" Mi sprona a continuare richiamandomi dai miei pensieri.

"Tu sei Nivah... mia figlia."

"Quindi tu sei mia madre?"

Annuisco. "Si, si, lo sono." Sorrido. "Ed ora, assisterai alla nascita di tuo fratello. Dovrai prenderti sempre cura di lui, dovrete volervi bene, dovrete sempre esserci l'uno per l'altra. Voglio che vi vogliate bene... sempre, non dovrete mai voltarvi le spalle. Va bene?"

Lei mi guarda, non le è ancora tutto chiaro. Ma è normale, nemmeno io avrei tutto chiaro in una situazione simile. "Come vuoi, mamma. Cercherò di non deluderti."

"Brava, piccola."

Le sorrido e poi prendo un profondo respiro chiudendo gli occhi. Stavolta provo ad accarezzare il mio viso, la mia testa. Mi ritorna alla mente quella sera che vidi quei maghi allenarsi con mio fratello quando tornammo dal nido, di come ho scoperto i miei poteri, di ciò che feci a Yami, i miei primi allenamenti, le mie prime magie riuscite, la mia prima cura, il mio potere che si faceva sempre più grande ogni giorno che passava. Aumentava costantemente senza mai diminuire, il mio ritiro spirituale fino a diventare ciò che sono oggi. Allontano la zampa dalla mia testa, sento di nuovo la stessa sensazione di prima, come se qualcosa dentro di me si staccasse. Riapro gli occhi e guardo quella sfera identica a quella di prima. Nivah mi guarda in completo silenzio mentre io inizio a modellare colui che sarà suo fratello. Anche con lui uso la stessa tecnica, lo faccio a mia immagine e somiglianza, saranno come gemelli, nati lo stesso giorno e uniti per tutta la vita. Come per lei, lascio per ultimo gli occhi, quando mi allontano lui li batte leggermente guardandosi intorno confuso.

"Cos'è questo posto? Chi sono io?" Domanda.

Nivah si fa avanti guardandolo da vicino. "Lui è mio fratello?"

"Esattamente, piccola mia." Mi avvicino al lupo, come per lei, poggio una mano vicino al suo muso per accarezzarlo. Ho già il nome per lui, come per Nivah, userò il nome che avrei dato a un mio futuro cucciolo. "Io sono Kendra, tua madre e tu sei Thamur... mio figlio."

"Mamma?" Domanda lui con un lieve sorriso, poi mi abbraccia, un gesto inaspettato ma che mi scalda dentro. Quanto tempo era che non ricevevo un abbraccio?

"Si, si... sono la mamma."

Guardo Nivah, le faccio cenno di avvicinarsi, si unisce all'abbraccio. Ripeto a Thamur le stesse parole che, in precedenza, avevo detto a mia figlia. Voglio che entrambi si proteggano a vicenda, che non si allontanino nè lascino mai. Hanno bisogno l'uno dell'altra, fanno parte della stessa essenza e come tale devono restare uniti. Non voglio che un giorno facciano la stessa fine mia e di Rakir, separati a causa di una forza maggiore. Gli insegnerò a vivere insieme, a sostenersi ma, allo stesso tempo, a riuscire a cavarsela anche senza l'altro. Non voglio che uno dei due commetta il mio stesso sbaglio, non voglio che uno dei due soffra per proteggere l'altro per poi rimetterci la sua intera esistenza. Loro saranno migliori, loro saranno la parte più bella di me, loro saranno la mia nuova famiglia.

Kendra, La Regina dei LichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora