Capitolo 2

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Ricordo di essere stata sbattuta contro la macchina.

Ho sentito male al seno che era pigiato contro il finestrino e allo zigomo che aveva colpito la cornice metallica fra il tetto e la portiera.

Il mio braccio destro era piegato dietro la mia schiena e la sua erezione premeva con forza e senza ritegno sulle mie natiche, mentre con l'altra mano mi teneva via chiusa la bocca.

"Ora stai zitta e fai parlare me! Muovi la testa se hai capito!"

Sconvolta ed impaurita avevo accennato ad un sì.

A quel punto avevo sentito il suo alito caldo tra i capelli, quelle parole sporche che un tempo mi avevano fatto eccitare e bagnare, ma da cui in quel momento volevo solo fuggire.

"Tu devi capire una cosa, bambolina... Il mio posto è dentro di te! Mio e di nessun altro! Da oggi quelle gambe da puttana le aprirai solo per me!"

Mi aveva strattonato i capelli e fatto gemere dal male poi aveva continuato.

"Vedi piccola, l'unica cosa che mi trattiene dallo scoparti qui, adesso, è che sei sporca! So che l'hai data a quel Flinn, quel coglione ambulante da quando hai lasciato me! Ma ora io sono tornato e ora ti farò capire che non hai mai smesso di essere mia!"

Tremavo. Cosa voleva fare?
Stuprarmi?
Non riuscivo a ragionare.

Sentire così all'improvviso, dopo tanto tempo le sue mani addosso, l'odore del suo respiro, quella confidenza che credevo scomparsa mi aveva paralizzata.

Come cazzo si permetteva di strusciarmelo contro?

Come si permetteva di torcermi il braccio dietro la schiena?

Quelli erano i nostri giochetti, ok, ma ora non stavano più insieme e nero mio cuore non c'era più niente più lui.

Mi tirò i capelli più forte e già che non poteva più tapparmi la bocca urlai.

Parolacce, insulti, minacce.

Tutto quello che mi passava per la testa.

Fu allora che mi strattonò i capelli così forte da irrigidirmi e mi parlò all'orecchio quasi con dolcezza.

"Jules" sussurrò, quasi come se ci tenesse a me.
"Non sarà stanotte, ma tu, vedrai, tornerai ad amarmi. Il problema è che io non posso aspettare tanto, io devo scoparti ora, adesso!"

Strattonò più forte perché avevo provato a controbattere, il suo membro sempre appoggiato tra le natiche come un grosso bastone di legno.

"Sssttt, silenzio. Adesso ti spiego una cosa, tesoro. Tu fai solo cenno con la testa"

Scossi la testa così che finisse presto di parlare e mi lasciasse andare.

Ero impaurita, scioccata, ma nello stesso tempo dentro di me, conservano una dose di fiducia nei suoi confronti.

Era stato uno stronzo, ok.

Mi aveva preso in giro e non aveva mai lasciato sua moglie mentre stava con me, ma era sempre stato protettivo, dolce in ogni ambito, tranne che a letto.

Lì invece mi aveva sempre dominata, schiacciata, ma solo perché io glielo avevo permesso perché a me piaceva così, mi faceva impazzire.

Quindi ok, ero infastidita.

Ok, gli avrei mollato uno schiaffo non appena mi avesse lasciato il braccio, ma non ero realmente impaurita.

Ero solo furiosa che lui pensasse di scaricare la sua eccitazione su di me a suo piacimento, dopo mesi che non ci si vedeva, dopo che tutto era passato.

Per quello credo, le parole che sentii mi lasciarono zitta e muta, incapace di reagire.

"Ti ricordi Jules quei bei filmini? Io e te? Tu che me lo prendi un bocca... Io che ti filmo mentre te lo metto dentro... Ti ricordi Jules? Ti ricordi perché ti sei fidata e me li hai dati?"

Sentii un brivido.

Conoscevo la risposta: perché era SPOSATO.

"Muovi la testa se ti ricordi" incalzò.

Non ricordo se riuscii a muovermi, ma ricordo che lui continuò, sia a parlare sia a cercare col suo pene la strada verso il mio interno, nonostante i vestiti addosso.

"Vedi Jules, adesso io sono libero. Non ho nessuna apparenza da mantenere. Non c'è più niente che potrebbe trattenermi dal renderli pubblici. Quindi ti dico come funzionerà da qui in avanti. Tu... ti farai scopare in qualunque momento e qualunque luogo, a mio piacimento.
Smetterai immediatamente di vedere quel coglione di Flinn e ora, proprio in questo momento ti metterai in ginocchio davanti a me e me lo prenderai in bocca."

Le mie gambe tremavano, sentivo ancora le sue parole rimbombarmi in testa.

"Sai Jules... Per stasera mi accontenterò. Purtroppo non me la sento di metterlo nello stesso posto in cui l'ha messo quel coglione. Farò passare un po' di tempo."

Modulava la voce in direzione della dolcezza ma per me aveva un suono unicamente disgustoso.

"Ma ora me lo succhierai! Voglio sentire la tua bocca calda tutta intorno! Voglio che ti muovi come sai fare solo tu! Voglio sentirti quando tossisci perché te l'ho spinto troppo in gola!"

Ero arrabbiata, incredula e sopraffatta.

Non riuscivo a credere a quello che mi stava dicendo, quello che pretendeva da me era assurdo.

Non mi capacitavo da come un incontro di rivalsa per me si stesse trasformando in un sordido ricatto di quella bassezza.

"Credi che non lo farò Jules?" Sussurrò ancora nel mio orecchio.

Nel frattempo lasció delicatamente la presa dai miei capelli per scendere in una lunga carezza lungo la schiena, per poi salire di nuovo verso il seno.

Non volevo le sue mani su di me eppure ero impietrita.

Non avevo emesso un fiato, cercavo solo di capire se fosse un brutto sogno o la realtà.

Mia ad ogni costoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora