Capitolo 3

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A quel punto mi chiese di voltarmi e potei guardarlo negli occhi.

Conoscevo quello sguardo.

Sapevo che quando mi fissava il quel modo, con quel genere di ghigno, era perché stava per ottenere quello che voleva.

Fu allora che mi diede quell'ordine, un altro, forse ancora più tremendo.

Lo sentii armeggiare con le mani nei suoi pantaloni. Rabbrividii.

Possibile che una combattiva come me fosse paralizzata di fronte a quel genere di pazzia deviata?

Quasi sospirai quando mi accorsi che aveva semplicemente estratto il cellulare e l'aveva posizionato di fronte al mio viso sconvolto.

"Guarda piccola. Non ho intenzione di metterlo subito sui social, sulla bocca di tutti. I primi video li invierò in privato... A tua madre, a qualche tuo amico... Mi basta un click per farti trattare da puttana per tutta la vita. È questo che vuoi?"

"No" sussurrai, ma la voce non mi uscì.

"Non ti ho sentito" pressó lui.

"No ti prego" aggiunsi con un tono leggermente più alto ma ugualmente supplichevole.

"Guardami"

Mi voltai, ma non riuscii a guardarlo negli occhi, non riuscii a guardare quel volto che avevo adorato, quella perfezione che avevo amato con ogni fibra del mio corpo.

Era un mostro.

"Perché tu non sei una puttana vero Jules? Tu ti dai solo quando sei innamorata, non è vero piccola mia?"

Mi afferrò il mento con delicatezza ma continuai a guardare in basso, i ciuffi d'erba radi e la polvere.

Sì, era così. Lui lo sapeva.

Infatti con Flinn non avevo ancora concluso niente nonostante tre settimane di frequentazione.
Ma in quel momento non glielo dissi, non mi sembrava una buona idea dal momento che era solo perché credeva che fossi stata con un altro che non mi stava stuprando.

"Dio come sei dolce Jules. Guarda come ti tremano le labbra."

Sospiró.

Per un attimo ebbi l'illusione che avesse cambiato le sue intenzioni.

"Se non fossi così bella... Se non ti desiderassi più di ogni altra cosa ti lascerei fuggire"

"Lasciami ti prego" sussurrai, e lanciai una timida occhiata per guardare nei suoi occhi.

Erano sempre gli stessi, mi ero persa dentro quegli occhi, eppure ora mi sembravano così... estranei.

"Non posso Jules."

Per un istante sembrò sinceramente rammaricato.

"Divarica le gambe, lentamente" sussurrò.

Io mi gelai.

"Non te lo chiederò una seconda volta" fece sventolando il telefono davanti al mio viso.

Seguii il suono della sua voce quasi senza accorgermene come fossi ipnotizzata.

Vergognosa, lì davanti a lui, separai lentamente le gambe.

Il cuore mi stava scoppiando in petto, il mio respiro ero ormai incontrollabile.

Serrai gli occhi quando sentii la sua mano salire sotto il vestito corto.

Perché non avevo messo i pantaloni?

Certo... perché volevo stuzzicarlo.

Perché volevo sbattergli in faccia quello che aveva perso per sempre, e invece lui era lì che se lo riprendeva a suo piacimento.

Le sue dita salirono senza fretta, come mani di un pianista sulla tastiera, il mio petto sembrava impazzito.

Morsi le labbra per non urlare quando si fermò sulla mia fessura.

Temporeggiò delicatamente, sentii un suo gemito di soddisfazione ma continuai a tenere gli occhi strizzati.

Me lo ritrovai a un centimetro dalle labbra.

Potevo sentire il suo respiro sulla bocca, i suoi capelli che mi solleticavano il naso.

Mi baciò quasi con tenerezza sulla guancia.

"Sei bagnata piccola."

"È impossibile" gridai dentro di me.

Mi baciò ancora.

"Sapevo di contare ancora qualcosa per te. Vedrai ci vorrà meno del previsto... se sarai docile.
Presto ti arrenderai al fatto che nemmeno tu puoi stare senza di me"

"Io ti odio" gli dissi e non so come trovai il coraggio di fulminarlo con lo sguardo.

A quel punto ero realmente terrorizzata, se all'inizio avevo creduto ad uno stupido scherzo, ora avevo le consapevolezza della realtà di quelle pretese.

Mia ad ogni costoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora