Per te lotterò.

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Uscì dalla cucina dirigendomi verso il giardino, non la trovai lì ma intenta ad annaffiare le aiuole a lato della casa.
Ero un concentrato di mille emozioni e in testa frullavano mille domande alla quale ancora non riuscivo ad avere risposta. Mi doveva una spiegazione... dovevo capire cosa ci fosse sotto.

La raggiunsi e riuscì ad attirare la sua attenzione solo avvicinandomi.

"Noto con piacere che ti sei vestita" disse, guardandomi di sfuggita.

"già... mamma devo chiederti delle cose"
cercai di dire, senza far notare la mia ansia. Lei annuì e continuò a fare ciò per cui era lì. Allora presi coraggio...

"mamma, vorrei capire perché prima ti sei comportata in quel modo con Ignazio... e con me... credo tu l'abbia messo in imbarazzato, non è da te"
Mentre parlavo, i miei occhi la scrutavano e le mie mani si torturavano a vicenda.

"bah... figurati se uno come lui sa cos'è l'imbarazzo" rispose con sufficienza. Tutto ciò mi stava innervosendo.

"non credo mi basti come spiegazione." affermai convinta.

"Veronica non credo tu sia tanto poco intelligente da non capire che non approvo la tua relazione con quel marsalese. Avrà la stessa durata del grano secco in balia del vento."

La sua voce era piena di disprezzo...forse di delusione e acidità. Il modo in cui aveva parlato di lui mi fece arrivare il sangue al cervello ma dovevo trattenermi, l'avrei fatto per lui. 

"Lui per me è importante, non mi interessa quanto dureremo. Voglio vivermi così quest'avventura anche se capiterà di avere il cuore in gola e l'anima assente. L'ho messo in conto quando ho deciso di cambiare stage, l'ho messo in conto quando ho capito di essere innamorata...e quando ho capito di amarlo. Non sono una ragazzina mamma, non mi sono strappata i capelli appena l'ho conosciuto... è diverso."

Cercai di esprimere quello che provavo, con calma e senza essere sovrastata dalla rabbia.

"Spero tu non stia mettendo in conto altro..." disse gesticolando e indicando il mio corpo.
"Non approvo comunque. Hai cambiato stage per lui? Ti sei preclusa il futuro per lui? Per... come si chiama? Insomma, per quel marsalese!"  Continuò con acidità e probabilmente rabbia.

"Per quel marsalese?? Ma dico ti senti?! Che cavolo ti succede!"
Stavo perdendo la volontà di stare calma, alzai il tono.

"Sì mi sento e bene. Cosa succede  a te Veronica. Sei fuori di te. Tuo padre non approverebbe." ribatté lei

Abbassai lo sguardo, mi aveva fatto male, sapevo non avesse ragione ma pensare che potesse averne mi faceva male. Mi sentivo delusa, arrabbiata e abbandonata da l'unica forza che credevo di avere ancora. Perché tirare in ballo papà... Perché una mossa così meschina. Ma esplosi e urlai imponendomi di non piangere.

"Non credo, mio padre sarebbe stato felice! Sto facendo il lavoro che amo con la persona che amo! Papà sarebbe fiero di me e soprattutto non avrebbe mai intralciato l'amore. Proprio perchè avrebbe saputo cosa si prova dalla mia parte. Tu invece sembra lo abbia dimenticato."  ci provai ma la voce mi tradì spezzandosi, presi fiato e continuai.

" e quel marsalese, come lo chiami tu, è la persona che mi aiuta a sentirlo accanto a me, sempre. In ogni concerto, in ogni canzone... in ogni momento lo sento di fianco a me. E' stato grazie ad Ignazio se io dopo anni ho risentito Caruso. Te la ricordi? era la nostra canzone... o hai allontanato anche quei ricordi?"

Ormai piangevo, tentando di mantenere il tono di voce fermo. Avevo istintivamente chiuso i pugni lungo i miei fianchi e la rabbia mi aveva portato a giocare in modo sleale come anche lei aveva fatto poco prima.

"Non ti permettere." ringhiò lei.

"Ho forse torto? da quando è morto, in questa casa, non si nomina più... tutto è occultato. Tutto perchè ti sei chiusa in te e noi con te... quindi ti può stare bene o no ma di certo non mi farò influenzare da te, non questa volta." 
Avevo esagerato... la mia rabbia cantava ma non importa, non questa volta. Aveva ragione Piero, dovevo pensare a me per una volta.

"Sai come andrà a finire. Quelli come te non durano con uno come lui, si stancherà di te e sarai una delle tante"

rispose  freddamente come se io non avessi detto nulla. Ero avvilita. Neppure mi stava guardando... rimasi attonita e fu proprio questo che la spinse a degnarmi di uno sguardo, per qualche secondo. Non le risposi, non ci riuscivo più, la guardai con tutta la delusione che avevo in corpo... penso di non aver mai guardato mia madre con così tanto disgusto.
Mi voltai e a grandi falcate raggiunsi il  portico.
Proprio lì trovai Ignazio, forse ad aspettarmi. Stavo piangendo,ormai per inerzia. Aveva l'espressione di chi non sapeva cosa fare. Lo guardai ma non avevo la forza di affrontarlo, avevo solo bisogno di stare sola... e di una sigaretta. Ne parleremo ma non ora. Gli passai accanto ed entrai in casa. Salì in stanza, era dietro me, sentivo i suoi passi.
Mi chiusi la porta alle spalle, lasciandolo fuori, credo di averlo sentito appoggiarsi ad essa.

Presi il mio pacchetto di merit, ne sfilai una e l'accesi affacciandomi alla finestra.  

Passarono dei minuti, forse cinque, forse dieci. Non lo so. 

Ero ancora affacciata alla finestra a guardare il mare sperando di trovare un briciolo di calma. 

sentì parlare fuori la porta, era Ludovica. 

"E' ancora lì?" domandò.

"sì... voglio lasciarle il tempo di pensare, di calmarsi" rispose Ignazio.  Era ancora lì? 

"Credi abbia parlato con la mamma?" chiese Lu senza avere risponda o almeno credo.

"e tu le hai sentite discutere..." continuò, non era una domanda... quindi lui davvero ci aveva sentite? oh no... no no! Stavo per uscire per parlare con lui ma sentì Ludovica continuare a parlare e mi bloccai. 

"provo a parlarci io.." 

pochi secondi dopo entrò in stanza.

"Ehi... tutto bene?" chiese sorridendo. 

"sì, ho solo bisogno di parlare con Ignazio e chiarire la questione riguardo quello che ha sentito" risposi.

"E con mamma?"

"Passerà... non mi aspettavo questo comportamento ma capirà." 

"Va bene, vado a svegliare Lucio...così dopo magari usciamo ti va?" Propose lei dolcemente.

"Certo che mi va" le abbozzai un sorriso.

Ci avvicinammo alla porta e lasciando uscire lei mi appoggiai allo stipite della porta; incrociai le braccia al petto e alzando lo sguardo vidi Ignazio. Poggiato alla parete davanti la mia stanza, con le mani in tasca, ad aspettare.

"Ehi..." attirai la sua attenzione, mi sorrise. Quei sorrisi belli, pieni e veri... che solo lui ha... ne avevo bisogno.

"Ehi" disse quasi sottovoce.

"Ti va se parliamo un attimo?" Chiesi. Lui annuì ed entrò in camera.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 11, 2020 ⏰

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