Hazel si svegliò per la musica che entrava dalla finestra.
Si affacciò alla finestra e guardò giù, la investì una miscela di colori di qualsiasi tonalità.
Adorava quel periodo dell'anno.
Febbraio a New Orleans è un evento da non perdere, il Mardi Gras affascina chiunque.
Adorava quella festività per un motivo ben preciso, occupava completamente le menti delle persone riempiendole di gioia e divertimento.
Era l'unico periodo dell'anno in cui gli altri si dimenticavano di insultarla mentre camminava per la città.
Entrò in bagno e si cambiò in tutta fretta, poi scese in strada per assistere alla meravigliosa sfilata.
Eh si, quei costumi erano davvero in grado di far dimenticare la realtà per un momento, trasmettevano così tanta gioia che quando sua madre la raggiunse ci mise un secondo per ricordarsi chi fosse.
"È molto bello, non credi cara?"
"Si è stupendo come sempre!" ma in quel momento capì di essersi eccitata troppo, subito dei rubini e degli zaffiri comparvero ai suoi piedi.
La madre si chinò per raccoglierli e tornò dentro, con un'espressione totalmente diversa da quella sorridente di un istante prima.
Odiava quella...quella cosa che succedeva. Fino a poco tempo fa la reputava una maledizione ma ora non credeva più a quelle cose, aveva pur sempre 18 anni.
"Hazel!" la chiamò una voce che riconobbe subito.
Sammy si avvicinò sorridente alla ragazza e la baciò teneramente sulla guancia.
"Come stai?"
"Bene Sammy" disse Hazel abbracciandolo.
Rimasero così per qualche minuto, stretti l'un l'altro. Poi però Hazel scorse la figura della madre che la guardava severa dalla finestra e si staccò subito.
La madre le aveva sempre raccomandato di non affezionarsi troppo ai ragazzi, dato che suo marito l'aveva abbandonata e non voleva succedesse anche a lei.
"Ti va di fare un giro?" propose poi Sammy rompendo i suoi pensieri.
"Andiamo" acconsentí lei sorridendo.Con Sammy il tempo passò in fretta, dopo quello che sembrò poco più di un minuto si fece pomeriggio.
La sua casa non era molto grande, il lavoro di sua madre non dava grande guadagno.
Le stanze erano 4: la cucina, la camera da letto e il bagno più la stanza in cui sua madre riceveva i suoi clienti.
Hazel era in cucina intenta a leggere un libro, quando qualcuno bussò insistentemente alla porta.
Quando la aprì si trovò davanti ad un uomo strano, dagli occhi e i capelli neri.
"Ehm...buon pomeriggio, è un cliente di mia madre?" chiese lei incerta.
Vide gli occhi dell'uomo illuminarsi, come se aspettasse quel momento da tutta la vita.
"No, ma voglio comunque vedere Marie se è possibile"
"Si, certo...mi segua"
Mille pensieri attraversarono la sua mente. Chi era quell'uomo? Cosa voleva da sua madre?
Hazel condusse l'uomo fino allo studio della madre e, dopo aver bussato e aver avuto il permesso, aprì la porta.
"Mamma, c'è un uomo che vuole vederti"
"Ciao...Marie" disse l'uomo alle sue spalle con un tono di voce strano, sembrava sperare una reazione positiva da sua madre senza però crederci troppo.
La madre di Hazel sbiancó e si tenne al bancone come se stesse per cadere.
"Pl-Plutone" balbettó poi con aria spaventata.
Che razza di nome era Plutone!?
La madre tornò la donna seria che era stata fino a quel momento.
"Hazel va nella tua camera"
"Perché?"
"Va nella tua camera!"
"D'accordo" sbuffó Hazel.
Passarono 20, forse 30 minuti e finalmente Hazel sentì la porta dell'ufficio della madre aprirsi.
Ne uscì sua madre, gli occhi lucidi e rossi, seguita da quel Plutone o come si chiamava.
"Haz-Hazel Plutone deve par-parlarti" disse con la voce velata di pianto "p-potete andare nell'ufficio, io vi as-aspetteró qui" aggiunse poi.
Cosa le aveva detto per suscitare in lei quella reazione?
Hazel si diresse verso l'ufficio sentendo il respiro dell'uomo dietro di sé.
Quando entrarono, Plutone chiuse la porta.
"Mi dica pure" esordì Hazel educata.
Era stranamente impaurita, vedere la madre piangere per quella notizia l'aveva turbata e spaventata. Cosa le avrebbe detto l'uomo?
"Dammi del tu" disse l'uomo
"Dimmi pure" si corresse poi Hazel
"Bene, Hazel hai mai sentito parlare degli dei greci e romani?"
"Cos'è uno scherzo?" rispose Hazel, ma si rese conto di essere stata maleducata "Scusi"
"Allora, li conosci?"
"Ne ho sentito parlare, ma non so elencarglieli tutti"
"Dimmi quelli che conosci"
"Ehm...Zeus, Era, Poseidone, Apollo e Ade"
"Sai quali sono i loro corrispondenti romani?"
"Mh...si. Giove, Giunone, Nettuno, Apollo che rimane invariato e..."
Le mancò il fiato e si bloccò di colpo rendendosi conto del nome che stava per pronunciare.
"e Plutone" concluse l'uomo per lei.
"Meriti delle spiegazioni" continuò, forse aveva notato l'espressione confusa dipinta sul volto della ragazza "So che può sembrarti strano, magari non ci crederai. Io sono tuo padre Hazel e sono anche Plutone, il dio degli Inferi"
"No, stai mentendo, è solo un grande scherzo" disse lei alzandosi e dirigendosi verso la porta.
"Hazel, per favore siediti" l'uomo le prese un braccio.
"NO!" urlò lei sottraendosi alla sua presa rischiando di inciampare in uno dei diamanti comparsi ai suoi piedi "mi dimostri che dice la verità" disse poi calmandosi.
"Quando ti agiti compaiono diamanti e pietre preziose ai tuoi piedi, non è così?" disse l'uomo chinandosi a raccoglierne uno.
Tutta la confusione che aveva nel cervello doveva essere espressa sul suo volto perché dopo neanche un secondo Plutone ricominciò "Plutone è anche il dio delle ricchezze della terra, così quando stavo con tua madre mi chiese di donargliele tutte. Realizzai il suo desiderio che per sbaglio si ritorse contro di te"
Hazel lo guardò per un secondo elaborando le nuove informazioni.
Una lacrima le rigó il volto.
"È...È tutta colpa sua" cominciò con tono normale "È colpa sua se sono diversa dagli altri, è colpa sua mi imbarazza fare una cosa normale come una passeggiata in città" poi alzò la voce e le lacrime iniziarono a fluire senza sosta "È COLPA SUA SE IN GIRO MI INDICANO CHIAMANDOMI STREGA, È COLPA SUA SE I MIEI SOGNI SONO TORMENTATI OGNI NOTTE"
Senza pensarci troppo uscì dalla stanza e corse in cucina dove Marie li aspettava impaziente, ignorando la scia di diamanti dietro di lei.
"Tes..." cominciò la donna.
Ormai le lacrime le annebbiavano la vista e le incrinavano la voce.
"È SOLO COLPA TUA" urlò.
No...non fu lei ad urlare, fu il suo cuore, stanco della disperazione che lo opprimeva.
Non sapeva se Marie la stesse guardando, se fosse ancora lì o se fosse andata da Plutone.
Si diresse a passi pesanti verso la porta d'ingresso e uscì da quella che fino a un secondo fa era la sua casa, con l'intento di allontanarsi il più possibile da colei che si definiva sua madre.ANGOLO AUTRICE
Hi!
Eccoci qui nella mia seconda storia, devo ammettere che questo capitolo non è chissà cosa...ma abbiate pazienza perché nei prossimi capitoli succederanno molte cose.
Visto che, come nella mia prima storia "Amicizia oscura", mi piacerebbe pubblicare subito l'introduzione dal punto di vista di entrambi i personaggi, domani uscirà il secondo capitolo dal punto di vista di Nico.
Gli altri capitoli, invece, usciranno ogni lunedì.
Spero che la storia vi stia piacendo e che continui a piacervi.
Se vi va lasciate un piccolo voto o un commento e, se credete che abbia qualcosa da migliorare, scrivetemelo pure.
Al prossimo capitoloooo💕
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In ogni epoca || Nico di Angelo
Fiksi PenggemarSiamo tutti a conoscenza del fatto che Hazel sia morta e poi tornata in vita. Sappiamo bene anche che Nico e Bianca sono rimasti bloccati in un hotel per ben 70 anni. E se tutto ciò non fosse successo ma, nonostante la distanza, le strade dei due fr...