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-Harry fermati!- urlo

-Lola...- dice Dali afferrandomi per un braccio -...parlagli lunedì, lasciagli il tempo per calmarsi e lascialo un po' da solo.- lo guardo allontanarsi, mi piange il cuore, ma sarebbe stato peggio se avessi preso una scelta diversa. Tiro un respiro profondo e mi giro. Scendo le scale della veranda e vado nel giardinetto, sulla sinistra c'è un albero, una quercia penso, con attaccato al ramo più basso un'altalena, mi avvicino ad essa e mi ci siedo sopra. Inizio a dondolarmi andando avanti e indietro, guardo oltre la piccola recinzione, un grande campo di fiori selvaggi, mi dispiace per Harry, è un mio amico e non voglio che stia male per colpa mia. Il freddo mi avvolge il corpo, i brividi si fanno largo lungo la mia schiena, come un cubetto di ghiaccio che scivola per la spina dorsale. Una mano calda si appoggia sulla mia spalla accarezzandola con il pollice,

-Dali non so cosa fare- gli occhi mi pizzicano, le lacrime minacciano di uscire

-non ti preoccupare gli passerà-

-lo so ne sono sicura, ma la nostra amicizia è andata in frantumi. Non potevo dirgli ciò che voleva sentire, sarei stata male io e avrebbe sofferto di più lui alla fine di tutto questo- la sua mano va sulla mia schiena e comincia ad accarezzarla

-non posso dire che so cosa provi perché non è così, ma sappi che qualunque cosa farai io ti appoggerò-

-grazie- una lacrima solitaria riga il mio volto, una lacrima amara, di tristezza e sconforto -posso stare sola?- chiedo alla mia amica, lei annuisce mi abbraccia e torna in casa, scoppio in un pianto silenzioso, senza singhiozzi o sospiri troppo rumorosi, le lacrime sciolgono il trucco e una volta tinte di nero mi rigano le pallide guance. Il mio migliore amico, l'ho già perso, dopo solo tre giorni l'ho perso, mi manca già terribilmente, una lacrima mi finisce sulla coscia, che asciugo con la gonna.

-ragazzina- alzo gli occhi al cielo e cerco di asciugarmi velocemente le lacrime sulle mie guance, non deve vedermi adesso, debole, ferita cerco di usare una voce convinta e dura mentre gli dico

-cosa vuoi?- ma dalla mia voce esce la voce spezzata quasi in un sussurro, perfetto!

-povera piange per il fidanzatino!- stronzo, fatico a sopportarlo durante il giorno, figurati adesso che ho i nervi a fior di pelle. Mi alzo dall'altalena gli passo a fianco e me ne vado -fermati- mi dice ma non lo ascolto, non posso mandarlo al diavolo, la mia voce potrebbe tradirmi, -fermanti adesso!- mi fermo sul posto e non mi giro continuo a guardare davanti. Sento i suoi passi dietro di me, si ferma e sento quasi il suo respiro sul collo, ma cosa vuole da me? -non dire niente di quello che hai visto- ti prego, ride, ma che cazzo ride? Mi giro di scatto con l'intento di tirargli uno schiaffo ma mi blocca il polso con la mano. L'altra mano la mette sulla vita, fa un passo avanti, ne faccio uno indietro andiamo avanti così fino a che non sento qualcosa di duro e ruvido alle mie spalle, l'albero! Sono in trappola, lo capisco anche dal ghigno sul suo volto

il mio stronzo preferito💛|| Payton MoormeierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora