54- Sotto la stessa maglia

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Axel: Una rimpatriata?
C: Sì, l'ho promesso. Una volta finta tutta questa storia del QS mi sarei rivelata a tutti i nostri amici. Adesso non c'è più nessun motivo per rimanere nascosta, e una volta fatta la cena andrò a riabilitare i documenti.
M: Sopratutto capiremo quello che è successo dopo...
Axel: L'incidente. Meritiamo delle spiegazioni.
C: E sono pronta a darvele, dobbiamo solo radunare tutti coloro che hanno indossato la maglia della Raimon.
J: Anche David e Joseph e Denise
Celia: Erik e Bobby, Camelia.
M: Victoria e Suzette.
C: Dobbiamo proprio invitare Suzette? Non possiamo fare a meno?
M: Per quanto voi due non siete mai andate d'accordo, merita una spiegazioni, come tutti gli altri.
C: E... i ragazzi dell'Alius. D'accordo, tutta questa gente ma dove la mettiamo? Insomma, casa mia non è enorme.
M: Be', tu hai visto casa mia e di Nelly, quella sera stavamo stretti in quattro.
J: Io ho un appartamento.
C: Aspetta, ma tu non eri straricco da piccolo?
J: Sì, ma le case grandi e spaziose non sono il mio genere.
Axel: Ragazzi, possiamo fare tranquillamente da me. Casa mia è molto spaziosa, uno dei vantaggi dell'essere stato Grande Imperatore.
M: Perfetto. Li attireremo con la scusa di festeggiare il calcio che è rinato.
C: Non esattamente una scusa.
M: Ma se permetti, il fatto che tu sia ancora viva, è anche più importante.
J: Io e Mark manderemo messaggi a tutti quelli che non sanno ancora nulla.
C: E io chiamerò quelli che ho già incontrato e mio fratello.
M: Quindi, tra cinque giorni, circa, tutti a casa di Axel. Ma chi cuc...?
C: Tranquillo Mark, cucinerò io per tutti, potrai sottrarti al veleno di tua meglio per una sera intera.
A Mark quasi vennero le lacrime per la felicità.
J: Invitiamo anche i giocatori della Raimon attuale?
M: Sì, non vedo perché non invitarli.
C: Allora è deciso.

Aries sedeva serenamente sulla sponda del campo al fiume. Teneva gli occhi chiuse per bearsi del vento leggero che le accarezzava la pelle e ascoltava in silenzio i rumori della città che si mischiavano allo scorrere lento dell'acqua.
Sentì sue braccia circondarle la vita e sorrise.
Voltò il capo verso Victor che sedeva dietro di lei solo per perdersi nuovamente nell'ambra di quegli occhi che tanto amava.
V: Che fai qui tutta sola?
A: Assolutamente nulla. C'è così tanta pace, nessuna ansia per il calcio o la Rivoluzione, tuo fratello che sarà operato, le mie emicranie che sono sempre più rare e deboli. È solo... tutto tranquillo.
Victor appoggiò il mento sulla spalla di lei così che le loro guance si potessero toccare. Non c'era bisogno di parlare ancora e di turbare la quiete.
Aries prese a giocherellare con le dita di Vic, apprezzando la pelle liscia di lui e le mani dalle dita lunghe e sinuose e insieme osservarono il tramonto calare sulla città.

Aitor stava facendo fatica a camminare per tornare a casa quel giorno.
Erano passate 48 ore dalla partita ma le botte si facevano ancora sentire parecchio, e ogni passo era doloroso.
Non capiva proprio come facevano i suoi compagni: giusto quella mattina Arion era in ritardo con JP e avevano corso come dei pazzi per arrivare prima del professore della prima ora, aveva sorpreso Victor e Aries giocare a calcio durante l'intervallo e Ryoma e Michael la sera prima avevano fatto una corsetta insieme.
Lui doveva essere buttato giù dal letto dalla signorina Schiller per trovare anche solo la forza di alzarsi.
C'era di buono, almeno, che Gabi gli camminava a fianco e appena un attimo prima avevano organizzato un'uscita al cinema.
Aitor si guardò intorno prima di stringere con un braccio le spalle del rosa che lo guardò stupito.
A: Mi serve solo un appoggio, faccio fatica a reggermi in piedi.
G: Sei davvero un lamentoso, Aries è stata colpita più di te eppure non fa neanche storie.
A: Sarà un'aliena.
Gabi rise sommessamente.
G: Be', arrivati a questo punto dobbiamo separarci- disse arrivando a uno snodo di più stradine.
A: È così che tratti il tuo ragazzo? Lo abbandoni sfinito e dolorante sul ciglio del marciapiede?!
G: ...Ragazzo? Il mio...ragazzo?
Aitor si rese conto troppo tardi delle sue parole, ormai non poteva più rimangiarsele.
A: Sì, beh... solo se anche a te sta b-
Gabi prese tra le mani il viso del ragazzo più giovane e lo baciò delicatamente sulle labbra.
G: Mi sta più che bene.

Scaccerò la nebbia dai tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora