2.
Vorrei morire. Ora mi toccherà passare giorni e notti in dipartimento per fare la ricerca, che poi non sarà mai pubblicata a nome mio.
Ed eccomi qui, chiusa nell'ufficio a spulciare articoli scientifici sul diazepam. Non so cosa mi sia successo, ero una studentessa brillante, fino a quando sono entrata a lavorare all'università. Il professore mi stima ancora, ma con la Megera non c'è nulla da fare. Non credo sia solo per quell'episodio, penso di essere proprio io. Qualcosa in me la disturba. Le ricordo, come dice Aldo del famoso terzetto comico, qualcuno che la picchiava quando era giovane, ma non mi è possibile saperlo. Questo mi disturba tantissimo, perché io di solito piaccio. Piaccio ai professori, perché sono un'ottima allieva, puntuale precisa ma anche divertente e non secchiona, piaccio alla mamme dei miei amici, perché sono affidabile, matura, piaccio nelle compagnie di amici, sono quella divertente; forse piaccio un po' meno ai ragazzi , se devo essere sincera. Chissà perché.
Le mie amiche, Amalia e Emma, guru dei rapporti con l'altro sesso, dicono che faccio paura per via di questa mia intransigenza morale. Che poi, tradotto, credo che voglia dire che non la do tanto facilmente. Ma come biasimarmi. I rapporti uomo donna ormai sono solo basati sul sesso, se non gliela dai subito la prima sera, non ti richiameranno mai, dice Amalia , ma d'altro canto se gliela dai subito la prima sera non ha nessun motivo per richiamarti, risponde sensatamente Emma. La ragione dove sta? Pensavo di aver trovato un equilibrio con Luca, il mio ex ragazzo. Invece anche con lui non è andata bene. Cosa sia davvero successo, non lo so. So che finalmente mi sentivo felice del rapporto, quando puff, è finito. È inutile continuare a rimuginarci.
Meno male che stasera c'è la serata pizza a casa con le ragazze e con i vicini di casa, nonché amici.
Condividere la casa con le mie amiche e avere degli amici come vicini mi fa ancora sentire come se non avessi mai finito l'università e mi piace. Ai miei genitori meno. Non fanno altro che dirmi di pensare a cosa voglio fare da grande, e smetterla di giocare con le provette e trovarmi un lavoro "vero". Mio padre invece mi difende, dice che troverò la mia strada. Come se fosse facile. Mia madre la fa facile, solo perché lei è sempre stata determinata. Da piccola voleva fare l'avvocato e da grande è diventata una dei migliori avvocati della provincia se non della regione. Tanto determinata da aver fatto causa al comune che non voleva che mi chiamassi Andrea, 26 anni fa sembra fosse in Italia ancora un nome maschile, ma mia madre ha creato il precedente, così ora chi volesse chiamare la propria figlia Andrea lo può fare grazie a mia madre. Non proprio pizza e fichi, cioè una bella responsabilità essere figlia di qualcuno che ha le idee così chiare nella vita. Magari io le avessi avute altrettanto chiare.
All'inizio io volevo iscrivermi alla facoltà di Scienze della Comunicazione, poi ho preso in considerazione Lingue e letterature straniere e poi sono sbarcata a Chimica e Tecnologie farmaceutiche. Nomen omen direbbe mia madre, perché il nome è così altisonante che da solo evoca strani presagi. Infatti frequentarlo non è stato semplice per nulla. Più che un corso di laurea, è un club privato, una specie di Fight club. Prima regola : nessuno deve sapere di CTF. Davvero, nessuno sa cosa significa e che esista questo stato limbico tra i chimici e i farmacisti, dove ognuno delle due categorie fa a gara per rifiutarci. Troppo preparati per fare i farmacisti e troppo settoriali per fare i chimici. Insomma ibridi senza futuro, non a caso in natura gli ibridi sono sterili. Ma poi mi lamento, ma mi piace parecchio quello che faccio, quello che studio.
Mi piace un po' meno la Dottoressa Megera e il suo staff, il suo modo di fare ricerca insulso e inutile, ma poi quando c'è da buttarsi e studiare una nuova cosa sono la prima.
Per stasera meglio mollare gli ormeggi e tornare a casa un po' prima. Sto chiudendo computer e carte quando si presenta la Megera.
«Sta già andando via, dottoressa?» Odio la sua formalità.
«Sono le 18.30, ha bisogno di qualcosa?»
«Come sta andando la sua review? Perché forse ho dimenticato di dirle che la voglio per giovedì.»
«Ah, bene la avrà per giovedì.»
«Ovviamente già pronta per la pubblicazione, non le devo ricordare come dovrà essere, vero? Sa ancora come si prepara una pubblicazione?»
«Certamente»
«Sa, Andrea, dovrebbe prendere esempio da Samantha.»
E farmi fotografare in costume ? Alzo un sopracciglio come a chiedere in cosa. Lei lo intuisce e continua: «È un vulcano di idee quella ragazza, ne ha continuamente. Invece lei...»
«Lo farò, dottoressa, lo farò. Prenderò spunto dalle idee di Samantha» dico , mentre penso che potrebbe darmi ottimi consigli su dove schiarire i capelli, farmi il gel alle unghie e perché no anche una stupenda lampada senza problemi, l'ho sentita proprio oggi parlare di questo alla macchinetta del caffè. Ottimi consigli. E prima o poi li seguirò.
«Buona serata, dottoressa. Ci vediamo domani.» e mi allontano vivacemente verso l'uscita.
«Buona serata a lei» riesco a cogliere, mentre esco, un leggero tono svogliato. Forse anche lei avrebbe bisogno dei consigli di Samantha per divertirsi e rilassarsi un po' di più.
Stasera non si pensa al lavoro.

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Questione di chimica
ChickLitAndrea, dottoranda in chimica e femminista convinta incontra un bel capitano dei carabinieri con cui dovrà collaborare per risolvere un omicidio. Le indagini e l'attraente capitano daranno alla vita della bella dottoressa nuovi stimoli e la coinv...