Parte 9

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Concentrati sulla presentazione per cortesia "il citocromo CYP450 è la nostra sentinella in fatto di xenobiotici e ci consente di prevedere la fine che fanno i farmaci all'interno del nostro organismo. Con i metodi tradizionali la tossicità legata all'inibizione da parte dei nuovi farmaci del CYP450 rischia di emergere soltanto durante i trial clinici di fase II con uno spreco enorme di risorse e di lavoro in campo farmaceutico."

Continuo a scrivere abbastanza spedita e finisco la presentazione in meno di due ore. Mi piace quando sono efficiente.

Mi ritrovo di nuovo a pensare al capitano, perché gli ho fatto quella specie di piazzata. Non ne avevo alcun diritto, è una situazione nuova per me, non ho mai fatto piazzate a nessuno, piuttosto me ne vado. Sono fatta così, se c'è una situazione che non mi piace, preferisco sparire piuttosto che discutere fino alla nausea. Con Luca ad esempio, non gli ho mai fatto scenate o piazzate, anzi gli ho detto che mi affeziono anche alle tazzine, che poi è vero, per inciso, piuttosto di dirgli che avevo cominciato a credere in un noi. Lui era stato subito convinto, mi aveva cercato, telefonato dopo il nostro primo incontro, però io non avevo fiducia in lui. E quando ho cominciato a lasciarmi andare, ad avere fiducia in quello che mi diceva ecco che sbam! Tranvata presa in pieno. Lui aveva deciso che io non ero la donna giusta per lui, che lui voleva mettere su famiglia e io invece non avrei mai voluto. Non mi chiedete perché abbia pensato una cosa del genere, io non glielo chiesto. Del resto io sono abituata a essere pragmatica, se qualcuno mi dice che non voglio mettere su famiglia, che poi potrebbe essere anche vero, io sento : "non mi piaci abbastanza!" E io non riesco più a stare dove non piaccio abbastanza. Mi si chiude la giugulare e mi va il sangue al cervello, dopo di che sparisco.

Ho bisogno di parlarne con Amalia lei saprà cosa dirmi per uscire da questo imbarazzante stato d'animo.

La chiamo e decidiamo di vederci per pranzo dalle parti di Camollia.

Quando ci vediamo le racconto tutto quello che mi è successo, senza tralasciare neanche un piccolo particolare, lei mi ascolta rapita.

«Quindi oggi hai fatto una specie di piazzata?»

«Già! IO, una piazzata. Non ne ho mai fatto nemmeno a Luca. Non so cosa mi sia preso. Davvero.»

«È strano, infatti. Non ti riconosco.»

«È il capitano. Mi confonde. Invia secondo me segnali contradditori che non riesco ad interpretare. Domenica è stato così...»

«Gentile?»

«Più che gentile. Sembrava ci stesse provando. Tutto sorrisi e scherzi. Poi d'improvviso mi presenta la fidanzata e diventa freddo e distante. E tu sai che io non sono proprio una a cui viene facile pensare che una persona ci stia provando con me.»

«Decisamente Andrea, tu non ti accorgi di nulla. Però non escludo che la tua mente abbia reagito diversamente nel caso del capitano. Forse ti senti coinvolta. O forse lo stai giudicando attraverso delle piccole scorciatoie che al nostro cervello piacciono tanto.»

«No, non cominciare con le tue euristiche del tutto. Non lo sopporto quando inizi a far vedere che il mio cervello prende un sacco di scorciatoie per non lavorare. Io sono una scienziata. Devo pensare. Devo ragionare in maniera scientifica. »

Scoppiamo entrambe a ridere.

«Allora lo Sherlock Holmes che è in te cosa suggerisce?» dice Amalia tra le risate.

«Da brava detective suggerisco di volgere lo sguardo altrove. Gli uomini impegnati non sono il mio genere».

«Bene.» e Amalia mi da il cinque.

Mi fa sempre bene parlare con Amalia, è davvero una piccola strega molto in gamba.

Prenderei in considerazione anche di andare in analisi da lei, però, lei dice che sono tutti bravi i psicoterapeuti ma io non mi fido.

Comunque ci mettiamo a parlare di altro, parliamo del convegno a Pisa venerdì e del ragazzo che le piace che lavora con lei e che però la vede solo come una collega/amica. Lei è parecchio presa da questo tipo, ed è strano vedere come le persone più intelligenti, brillanti e che sappiano sempre come risolvere i problemi degli altri, con i propri non siano poi così bravi.

Il fatto di essere coinvolti direttamente ci rende talvolta ciechi e sordi a un sacco di segnali che altrimenti prenderemmo in considerazione. Il bello è che le ho detto un miliardo di volte quello che lei direbbe a me, di prendere le distanze, di allontanarsi un pochino, così che lui si possa rendere conto che lei le mancherebbe in maniera terribile, ma non funziona.

È lo stesso problema che io ho nel parlare con i miei, io sono straconvinta che non si possa vivere senza i proprio genitori, così come non si possa vivere con loro.

La loro presenza è necessaria, altrimenti ci sentiremmo orfani, abbandonati, ma la loro presenza sa essere anche soffocante a volte. Magari lo fanno senza accorgersene, ma parlano sempre con me come se giudicassero i miei comportamenti, non come se li comprendessero o ne prendessero atto.

È un po' un problema di tutti, facciamo prima a giudicare che osservare. Ma il giudizio di quelli a cui vogliamo più bene, appunto i nostri genitori, i nostri amici più intimi, è quello che fa più male, perché da loro vorremmo essere compresi, accettati, più di ogni altra cosa, piuttosto che giudicati. Per questo voglio un bene dell'anima ad Amalia, perché lei mi accetta e non mi giudica, e mi da sempre il consiglio giusto.

Giovedì decidiamo con le ragazze e Alberto di uscire a bere qualcosa, Gianfranco non viene non si è ancora deciso a parlarci della sua storia ma ormai è palese a tutti.

Andiamo nel nostro solito pub e ci accomodiamo ad un divanetto. Cominciamo a ridere e scherzare dei nostri colleghi e delle nostre situazioni lavorative. Prendiamo un po' in giro Amalia e la sua fantastoria con il bel Alessandro. Mi alzo per andare a prendere da bere al bancone e sono lì ad aspettare il mio Moscow Mule quando :«Posso avere lo stesso cocktail che ha ordinato la signorina?» dice al barman una voce alla mia sinistra.

Mi volto e trovo il capitano. No, non ci posso credere. Che ci fa qui ? Indossa una camicia con le maniche arrotolate e un paio di jeans. La cosa mi agita, non capisco perché. Forse è dovuto alla conversazione spiacevole che abbiamo avuto l'ultima volta.

Mi guarda, indica lo sgabello accanto al mio e mi dice :«Posso ?»

«Certo, è un locale pubblico.» dico acida.

«Cosa sta bevendo? » mi chiede

«Un Moscow Mule»

«Però, pensavo più un Bellini o un Cosmopolitan. È la seconda volta che mi sorprende e avviene di rado.»

Lei invece non sorprende affatto quando è scostante e maleducato, vorrei dire ma mi mordo la lingua, in fonda nell'ultima conversazione ho anche io una parte di colpa.

« Il mio cocktail è arrivato, raggiungo i miei amici se non ha bisogno di me e la lascio alla sua serata.»

« Dottoressa» mi ferma

«In realtà volevo chiederle scusa.»

Spalanco gli occhi dallo stupore, mai avrei pensato che il capitano mi chiedesse scusa per la mia simil piazzata di cui non avevo nessun diritto.

« Il mio comportamento in ufficio da me dell'altro giorno non è stato proprio edificante.»

« È riuscito a sorprendermi, capitano. Va a finire che siamo due persone sorprendenti.» e sorrido.

Lui sorride e continua con un'aria combattuta: « In realtà non so nemmeno perché le dico queste cose, ma quando ci siamo conosciuti, in pizzeria prima e in dipartimento dopo, io non ero fidanzato. Ci eravamo lasciati da due mesi. So di aver detto che non erano fatti suoi, e forse non lo sono, ma ci tenevo lo stesso a farglielo sapere. Così.» lo accompagna ad un'espressione che dice che gli è costato molto. 

Questione di chimicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora