In questo momento ne apprezzo totalmente lo sforzo. In realtà non erano e non sono affari miei ma il fatto che abbia voluto condividerlo con me mi gratifica in qualche modo. Da una giusta soddisfazione a quella parte querula di me. Gli sorrido soddisfatta. Lui ricambia il mio sorriso quando ad un tratto piomba tra di noi Alberto. E quando dico tra di noi, intendo proprio che si è messo in mezzo.Dando le spalle al capitano mi fa strani gesti e versi con la faccia e con le mani a voler significare che mi deve parlare urgentemente.
Mi congedo dal capitano, dicendo che il mio amico ha bisogno di me e lo seguo fuori, furiosa.
«Che ti prende?» gli urlo contro appena fuori tiro dalle orecchie del capitano.
«Quell'uomo è fidanzato, anzi convive e so per certo che con la fidanzata stanno cercando di avere un bambino.» dice Alberto tutt'un fiato, come se mi avesse appena svelato della sua natura di serial killer.
«Lo so, meglio non sapevo che stanno cercando di avere un bambino, ma credo che siano fatti loro. So tutto il resto, però»
« Allora perché eri lì a parlare con lui tutta zucchero e miele?»
«Non ero affatto tutta zucchero e miele.» Alberto mi sbeffeggia con una smorfia di disgusto.
Lo invito a smetterla.
Lui insiste dicendo che sto perdendo di vista le cose serie e importanti.
A questo punto stiamo alzando la voce incuranti delle varie teste che si girano a guardarci dall'altra parte della strada.
« Disse quello che non appena mi ha conosciuto mi ha detto che non dovevamo parlarne alla sua ragazza.»
«Questo è un colpo basso, sai che ci siamo chiariti più volte su questa cosa.»
«In ogni caso, non ti si addice fare il moralista.»
«E comunque io con questa persona ci lavoro ...e basta. Quindi puoi smetterla di darmi il tormento.»
Stiamo veramente discutendo, forse dovrei dire litigando, visto i toni elevati.
«Non ti do il tormento. È che ti ho visto già soffrire per un bastardo qualunque e non lo sopporterei ancora.» dice .
Ma come si fa ad arrabbiarsi con chi non vuole vederti soffrire. Mi avvicino e mi faccio abbracciare forte.
Poi lo guardo e gli chiedo :«Ma tu come le sai quelle cose?»
« Era il capitano dei carabinieri ad Arezzo prima di arrivare qui e la fidanzata è la figlia di un'amica di mia madre.»
« Wow, veramente piccolo il mondo. Sai anche perché si erano lasciati? »
« Andrea, smettila per favore. Sento odore di guai.»
Che ci siano guai nello stesso posto dove ci sono io, capita spesso, ma non saprei dire il perché.
Gli sorrido amabilmente. Lui scuote la testa e aggiunge: «Ti prego. Non fare niente che io non farei.»
«Bene.» dico « tu faresti quasi tutto...»
Gli scocco un bacio sulla guancia e rientro dentro. Contenta come se non avessi appena litigato con il mio migliore amico sul fatto che io stia flirtando con un uomo fidanzato. Ma in realtà non sto affatto flirtando, è che voglio solo conoscerlo meglio, in fondo ci devo lavorare.
Rientriamo nel pub, do uno sguardo di sbieco al bancone ma il capitano non c'è più. Ovviamente. Raggiungiamo le ragazze che ci chiedono lumi sugli ultimi eventi e da bravi bambini, cresciuti, ci sediamo e raccontiamo loro cosa è accaduto. E Alberto ribadisce il suo punto di vista, dicendo che devo smetterla di fare gli occhi dolci al capitano. Io allora esordisco con: « Premesso che il capitano è soggettivamente un bell'uomo, non gli farei mai gli occhi dolci e non perché è fidanzato, è perché lui incarna tutto quello che io odio in un uomo. Quel piglio di superiorità che sfodera ogni volta che parla con me è decisamente fastidioso, quell'aria da so tutto io, mista alla sfacciata consapevolezza di essere bello lo rende irritante e soprattutto odio quel suo modo di trattarmi. Dottoressa ha dimostrato di essere all'altezza.» scimmiotto con particolare enfasi. «Di cosa o di chi? » presa dalla mia invettiva mi accorgo troppo tardi che è calato un silenzio anormale e che Amalia mi fa uno strano gesto con la testa.
« No, non ci posso credere. È dietro di me, vero? » sussurro con un filo di voce.
I ragazzi annuiscono. Ingoio rumorosamente e mi volto per affrontare quella che sta diventando la mia nemesi.
Trovo il suo sguardo impassibile, nessuna traccia di emozioni mi viene il dubbio che non abbia ascoltato niente.
«Volevo salutarla, sto andando via ma mi rendo conto che forse la irriterei ancora.» dice e facendolo volta le spalle e si allontana.
Ha una strana capacità a dirimere i miei dubbi, devo ammetterlo.
Ma come faccio a infilarmi in queste situazioni? Mi prenderei a schiaffi da sola.
Il giorno dopo sono al convegno a Pisa e la sera precedente è soltanto un ricordo.
Durante la pausa mi cade l'occhio sulla Nazione di oggi, vado alle pagine relative a Siena e vedo un titolo enorme: Trovato un corpo di donna nel fiume Elsa, gli inquirenti sono al lavoro.
Sto per leggere l'articolo, quando mi si avvicina un ricercatore che era al convegno con me, tra l'altro abbastanza carino anche se biondo, che mi chiede ulteriori delucidazioni sul mio lavoro.
«Ancora non mi è chiaro come pensa che l'intelligenza artificiale possa sostituire i test farmacologici sui nuovi farmaci ?» dice
« Dottore Buccino »leggo sul suo badge « l'AI messa a punto con i colleghi di ingegneria per la mia tesi di dottorato, è una machine learning, in cui il programma apprende automaticamente, addestrato per identificare schemi in dati correlati all'inibizione del citocromo P450. Ovviamente in questa fase stiamo conducendo parallelamente i test in vitro, in modo da verificare se l'AI riesce a garantire un successo vero. Siamo ad un 95% di risultati positivi. Tutto sommato possiamo ritenerci soddisfatti, non crede?» e mentre continuo a parlare il dottore Buccino mi fa segno di rientrare in aula dove stanno riprendendo i lavori.
Ho finito di spiegare nel dettaglio tutto il mio lavoro al dottore Buccino e mi sono accorta che è davvero un bel tipo. È stato molto attento a tutta la mia spiegazione e mi ha anche detto che vorrebbero far partire un progetto al suo dipartimento su l'AI.
« Magari potrebbe esserci anche un assegno di ricerca.» butta lì con una certa nonchalance il dottore. Forse questo convegno sta segnando una svolta alla mia commiserevole vita.
Uno spiraglio di luce alla fine di questo dottorato.
Finito il convegno vado a prendere il treno, super eccitata dalla possibile svolta lavorativa con il dottor Buccino e la sua equipè non penso più al titolo della Nazione.
Mi squilla il telefono, è un numero sconosciuto. Rispondo con insicurezza :« Si?».
Sì lo so, non è carino rispondere sì al telefono invece di pronto ma lo faccio da quando ero piccola.
Una voce femminile dall'altra parte dice: « Dottoressa Macchione? Sono Anna Barberini, medico legale de le Scotte. Mi hanno detto di rivolgermi a lei, ora che il professore Corelli è andato in pensione per le analisi di routine.»
« Sì certamente. Che tipo di analisi?» dico titubante
« Tutte quelle che facciamo sui cadaveri, dottoressa. »
Ha detto proprio cadavere? E del resto che mi aspettavo da un medico legale.
«C'è ancora, dottoressa? » dice con un tono particolarmente ironico
«Sì certo. Sono qui.»
«Bene, allora al più presto dovrebbe passare qui in obitorio a ritirare gli umori e le altre cose da esaminare.»
«Domani mattina va bene? Sto rientrando ora da Pisa.»
« Sì. Per le 9:00. A domani.»
Devo aiutare il medico legale con un cadavere.

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Questione di chimica
ChickLitAndrea, dottoranda in chimica e femminista convinta incontra un bel capitano dei carabinieri con cui dovrà collaborare per risolvere un omicidio. Le indagini e l'attraente capitano daranno alla vita della bella dottoressa nuovi stimoli e la coinv...