Parte 3

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Arrivo a casa e trovo già le mie amiche che stanno spostando i mobili della cucina. La casetta è  piccola e quando scendono i nostri amici dobbiamo spostare qualcosa nel corridoio per poter pranzare tutti insieme al tavolo. La cosa fa rabbrividire mia madre, la quale non manca di farmi notare che cominciare ad avere un lavoro vero, e non borse di studio che sembrano più donazioni umanitarie e potersi permettere una casetta più grande con qualche comodità in più non sarebbe proprio una cattiva idea secondo lei.

Alla mia età lei aveva già una figlia. Che fortuna. Quante volte le ho sentito dire questa frase. È come un disco rotto.

« Allora ragazze, raccontatemi qualcosa di bello!» dico entrando.

Le ragazze si girano a guardarmi e mi dicono in coro : « Che ti è successo? Hai una faccia. »

« Niente di che. Semplicemente due incontri ravvicinati con la Megera nella stessa giornata. Sono cose che metterebbero a dura prova anche Rocky Balboa.» dico melodrammatica.

Le ragazze ridono. Amalia dice: « Non ci provare, Rocky è centrato, in perfetto equilibrio, non la sentirebbe nemmeno la Megera.» Amalia è la nostra psicologa, psicoterapeuta, nonché anche un po' coach. Ultimamente sta approfondendo il discorso su una tecnica di comunicazione che si chiama PNL o giù di lì e ci riserva grandi verità in piccole pillole. In realtà noi la chiamiamo la nostra piccola strega, perché si chiama Amalia come la strega nemica di Paperone e perché sa sempre come risolvere le situazioni. È una bella ragazza solare, con grandi occhi marroni e lunghi capelli castani, ma la sua dote più importante è la dolcezza. È quasi stucchevole a volte, tanto sa essere dolce. Ma è la mia amica del cuore, lavora anche lei all'università. Al suo dipartimento non esistono megere o mezze raccomandate. Sono meritocratici, il suo professore la stima e ha già all'attivo molte pubblicazioni. Molte più di me che vengo sempre relegata al secondo o terzo posto, anche se poi alla fine faccio tutto io.

«Come ti sei conciata ? » ora che la guardo vedo che indossa una specie di vestaglia a fiori sopra un jeans e una maglietta sfilacciata. «Dimmi che non sei stata in dipartimento vestita così.»

«Certo che sì.» Perché non faccio parte del loro dipartimento? quando qualche tempo fa ho osato indossare un jeans strappato come si usano ora, la Megera mi ha ripreso in maniera così brusca davanti a tutti, che avrei voluto essere morta.

«Ha ragione Andrea. Amalia, ma come cazzo ti sei vestita ? Ti dovrebbero impedire di andare in giro così conciata.» Viene in mio soccorso Emma.

« Certo la mia è pura invidia. Uno perché vestita come Amalia sembrerei la piccola fiammiferaia, o meglio, la zingarella che chiede l'elemosina al semaforo. Due perché io non posso mettere neanche i jeans strappati.»

« Secondo me alla tua dottoressa Megera dovremmo fare causa. Inibizione del proprio stile. Devo inventarmi qualcosa.» conclude Emma.

Emma è un avvocato. Un cazzutissimo avvocato rampante. Una specie di figlia di mia madre. Lei lo sapeva cosa voleva fare e lo ha fatto. Lavora per uno studio di avvocati molto ben in vista in città, e già si fa rispettare. È veramente una tipa in gamba, e ha degli spettacolari occhi azzurri cielo, ma non glielo dite, altrimenti lei vi sorride e vi risponde: " Dimmi qualcosa che non so, carino!" liquida così tutti i malcapitati che decidono di attaccare bottone utilizzando i suoi occhi come approccio.

Io vi ho avvertito.

«Vado io ad aprire ai ragazzi.» dico dopo che ho sentito lo squillo inconfondibile dei nostri amici.

«Vi ho detto mille volte di non attaccarvi a questo campanello così, si romperà.»

«Andrea, smettila.» mi dice Alberto mentre mi da il suo abbraccio stritolatore. Io lo adoro. Ti fa sentire come se non ci fosse nulla di cui avere paura, tra le sua braccia mi sento protetta come se fossero quelle di mio padre. È un vero peccato, che tra noi non ci sia mai stato niente più di un'amicizia. Forse è stato tempismo, quando io ero fidanzata, lui era libero e viceversa, o forse ci vogliamo così tanto bene, che abbiamo paura di rovinare quello cha abbiamo con una storia d'amore. In ogni caso lui ora è felicemente fidanzato con Agnese, una ragazza fantastica che adoro anche io.

Lui è un broker. Lavora per il Monte dei Paschi di Siena ed é un gigante di due metri per due, ma dal cuore morbido come burro.

«Alberto lasciala un po' anche a me. Vieni qui piccoletta.» Anche Gianfranco mi abbraccia, sono i miei GGG, anche se Gianfranco è un po' più basso di Alberto.

«Pizzaaaaaaa.»

Cominciamo a mangiare come se non lo facessimo da una vita e a raccontarci le nostre giornate. L'unico sempre evasivo è Gianfranco, fa anche lui il bancario, ma non il broker come Alberto. Non vuole mai dire nulla su come passa le sue giornate. Sospettiamo abbia una tresca con una collega e che per paura di farsi scoprire da noi non racconti proprio nulla. Così cominciamo a scambiarci occhiate durante il suo discorso e Alberto lancia la bomba.

«Giochiamo ad Obbligo o Verità.»

Io protesto vivacemente, so che è per Gianfranco, per costringerlo a raccontarci la sua storiella tra gli sportelli della banca, ma mi rifiuto. So già come andrà a finire, mi faranno bere un po' troppo e poi mi faranno fare delle cose stupide. Finisce sempre così.

«Vi prego, Alberto smettila di riempirmi il bicchiere di vino. Finitela tutti. Lo so come andrà a finire.»

«Come sei pessimista, Andrea. Giuro che non ti faremo fare niente di strano.»

«Figurarsi» mi rispondono in coro, ridacchiando sotto i baffi.

«Va bene, accetto.»

Cominciamo il giro, solite menate. Verità scomode che sanno tutti. Ci conosciamo da quando abbiamo iniziato l'università e ci raccontiamo tutto. Questa reticenza di Gianfranco è insopportabile, noi ragazze soprattutto siamo sempre a ciarlare delle nostre cose anche con loro, che ormai abbiamo finito per considerarli delle ragazze. Tocca di nuovo a me.

«Verità» scelgo.

«L'ultima situazione imbarazzante in cui ti sei trovata?» dice Amalia.

«Facile. Oggi. Stavo parlando al briefing mattutino dei risultati in vitro delle mie ricerche...»

«Risparmiaci per favore i particolari su quelle povere cellule, ne abbiamo piene le tasche...» interviene Emma.

Io faccio il broncio fingendo di essere leggermente offesa dalle loro parole e continuo: « dicevo che stavo per illustrare i risultati delle ricerche che mi aveva chiesto la Megera in persona, e lei mi interrompe perché sul telefono di Samantha era apparsa una sua fotografia in costume. Capite?» ho la bocca leggermente impastata.

Credo di aver bevuto un po' troppo.

I ragazzi non dicono niente, mi guardano interdetti per un po' poi Alberto: « Dai Andrea non scherzare. Questa è impossibile anche per Miss sopracciglia tatuate.»

Alberto ha conosciuto la Megera e lo ha colpito molto che abbia le sopracciglia tatuate finte, e si sia strappata via le sue originali. Dice che questa cosa svela il suo carattere cattivo.

«Davvero, vi giuro. Ha fatto proprio così. E Marco è rimasto a bocca aperta per un bel po'.AHHAHAHAHAHAHHA.»

Rido sguaiatamente.

«No, non ci caschiamo. Ti tocca l'obbligo.»

«No, vi prego, no. È la verità. Non voglio fare l'obbligo. E soprattutto niente telefonate come l'ultima volta.»

Questione di chimicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora