Capitolo 7: Amici

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Ive si sentiva strana...

Aveva un dolore lacerante alla nuca e sentiva la colonna vertebrale intorpidita. Senza aprire gli occhi riuscì a percepire di essere sdraiata, tastò con la mano la superficie sotti di lei e capì di essere su qualcosa di morbido, probabilmente un letto o un divano.

Poi toccò qualcos'altro... pelo... ma non pelo qualsiasi... avrebbe riconosciuto ovunque i filamenti lunghi e sottili che ricoprivano il corpo esile della sua gatta facendola sembrare obesa.

Aprì gli occhi, ancora impastati dal sonno, senza però riuscire a vedere bene quello che la circondava. Si chiese come ci fosse finita lì, osservando le lenzuola che emanavano polvere e un forte puzzo di sangue secco. Si mise a sedere, mentre Tetra faceva le fusa contro il suo fianco e un altro gatto rosso la osservava come per studiarla bene.

«Penso sia meglio se ti rimetti giù...»

disse un voce che tentava di essere dolce, senza alcun risultato. Era la stessa voce che aveva sentito prima di svenire e in quel momento le tornò tutto in mente: il cane nero, il Platano Picchiatore, la Stamberga Strillante e la botta presa poco prima.

La sua vista tornò lucida e davanti a lei comparve una massa di sudici capelli aggrovigliati, che incorniciavano il viso con la pelle cerea talmente tirata sulle ossa da farlo sembrare un teschio.

Le sue orbite erano cupe e infossate e gli occhi brillanti, così simili a quelli di Ive, che vi erano incastonati come due gemme preziose parevano essere l'unico segno di vita sul volto malandato dell'uomo. I denti gialli provavano a formare quello che doveva essere un sorriso rassicurante, invano.

«Quello che pensi tu, Black, è l'ultimo dei miei problemi...»

borbottò in risposta a quello che l'uomo le aveva detto, fregandosene del fatto che lui fosse un assassino fuggito di prigione.

«Come scusa?»

«Ho detto» rispose la mora scandendo meglio le parole «Che. Non. Me. Ne. Frega. Niente. Di. Quello. Che. Pensi. Black.»

l'uomo si lasciò sfuggire una risatina a metà tra l'ironico e il divertito

« Che ti ridi scusa?»

sbottò lei infastidita

« Sei coraggiosa ragazza!»

Ive fece un'espressione confusa

« Perché io sarei coraggiosa?»

chiese

« Hai appena detto ad un assassino che non te ne frega niente di quello che pensa... se questo non è coraggio cos'è?»

la Serpeverde sbuffò alzando gli occhi al
cielo

« Sentì bello, il coraggio lo lascio a voi stupidi Grifondoro, io ho astuzia e ho capito che sei un orsacchiotto di peluche che non farebbe male ad una mosca»

il volto di Black assunse un'espressione che sembrava confusa.

«Come fai a sapere che ero Grifondoro quando stavo ad Hogwarts?»

chiese

«Vecchie storie di famiglia...»

« Che vuol dire " vecchie storie di famiglia"»

«Vuol dire che prima che iniziassi la scuola i miei zii me lo ripetevano continuamente!  " Ive devi assolutamente essere Serpeverde, non come quello sporco traditore del suo sangue di Sirius Black, Grifondoro il disonore della nostra famiglia" »

Disse Ive scimmiottando la
voce di suo zio

«Aspetta hai detto disonore della nostra famiglia?»

« Si, ma serve che ti ripeta tutto due volte o pensi di riuscir ad afferrare le cose alla prima?» rispose scocciata « hai bisogno di qualche altro indizio o ci sei arrivato al fatto che sono la figlia della tua amata cuginetta Bellatrix?»

« Ma dai! Mi hai tolto tutto il divertimento, comunque ci stavo arrivando!»

Ive sorrise divertita

« Non ci saresti arrivato mai!»

« E perché ne sei così sicura, Lestrange?»

« Beh Black, per il semplice morivo che i Grifondoro sono stupidi! Basta vedere Potter!»

«Ehi!» fece il finto offeso , poi però alzò il capo di scatto «Aspetta! Tu conosci Harry Potter?»

« Si, ma non ti aiuterò ad ucciderlo, non mi sporco le mani di omicidio»

« Ma no che hai capito!» Black scoppiò a ridere « volevo chiederti di parlarmi un po' di lui... raccontarmi quello che fa...»

Ive lo interruppe con un gesto della mano

« Frena frena, ti stoppo subito. Ho detto che lo conosco non che siamo amici o che mi sta simpatico ne tantomeno che ho intenzione di stargli appiccicata e riferirti ogni sua mossa»

« Ok, giusto dimenticavo che sei Serpeverde»

«Questo dimostra ancora di più che Grifondoro sono stupidi!»

esclamò Ive

« Cosa il fatto che mi sia dimenticato la tua Casa?»

« No idiota, io vengo qui e trovo te: un pazzo assassino che mi sbatte contro un muro facendomi svenire e hai anche il coraggio di farmi  richieste? Lo sai che io potrei benissimo
andare da Silente?»

« Hai intenzione di denunciarmi Ive?»

« No... mi costa ammetterlo ma mi sei simpatico anche se sei una delle persone più stupide che io abbia mai conosciuto»

« Devo prenderlo come un complimento?»

le chiese l'uomo

« Prendilo come vuoi Black»

rispose superficialmente lei

«Chiamami Sirius»

Ive lo guardò arricciando le labbra

« Perché scusa?»

« Perché siamo amici, no?»

« No. Ho detto solo che non ti denuncio»

« Beh ma possiamo essere amici »

le tese la mano, lei sbuffò alzando gli occhi al cielo

«E va bene! Amici. Molto piacere, si fa per dire, Sirius»

disse stringendogli la mano

«Piacere Ive»

...

Ive non parlò con nessuno della sua "Amicizia" con Sirius Black, nemmeno con Edward e Benjamin. Quella sera, dopo aver tolto tutto il pus di Bobotubero dalla serra, se ne era tornata in camera come se niente fosse.

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'Sto capitolo lo odio.

E' stato uno di quelli che ci ho messo di più a revisionare... e che poi mi è venuto uno schifo lo stesso.

bye

_lasilviadel2023

|| Ive Lestrange, Icy Queen Of Snakes||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora