Il mio corpo pesalo sento riempirsi d'acqua, la sento scorrere da un arto all'altro, gorgogliando mentre sbatte sulle mie ossa ormai fradicie.
Mi sembra di annegare e l'acqua mi arriva alla gola ma questa volta è già dentro e mi sfiora la lingua chiedendomi di uscire di scappare di allontanarsi da queste membra sporche e corrotte tanto spregevoli e ripugnanti e per rimanere sull'orlo della mia bocca si stringe al mio cuore e io non riesco più a respirare a pompare il sangue che credo ancora di avere in circolo lì da qualche parte.
Mentre annego chiudo la bocca e mi guardo intorno, cercando di spingere giù ciò che tanto disperatamente vuole uscire.
Mentre annego cerco disperatamente qualcosa che mi aiuti a restare a galla ma tutto ciò che amo è diventato polvere tra le mie mani e allora mi chiedo se l'avessi amato davvero l'avrei mai perso? se ciò che ho dura così poco sotto il mio controllo potrò mai sperare di potermi liberare da tutta questa acqua tiepida che sento ribollire dietro le orecchie nelle mie guance sotto i miei occhi che mi appanna la vista di vapore sudore tensione che non riesco a scuotere e allora cerco di respirare ma non posso farlo non riesco più a farlo e mi dispero ma poi ricordo che non respiro più da chissà quanto tempo e mi chiedo quand'è stata l'ultima volta che l'aria è entrata nei miei polmoni e ne è uscita senza bloccarsi incastrarsi impigliarsi a qualcosa di spinoso nero tagliente quand'è stata l'ultima volta che ho provato qualcosa di vero qualcosa di certo che non avesse bisogno di analisi pensieri incoerenti terrori notturni soffocabili solo temporaneamente?
Quand'è stata l'ultima volta che l'acqua stava intorno alle mie caviglie e non in mezzo alle mie ossa.
Rivedo la mia vita la vita degli altri e sono così terribilmente diverse cos'è successo a metà strada che ha rovinato tutto com'è potuto succedere perché nessuno è intervenuto mentre iniziavo a riempirmi d'acqua più acqua di quanta ne potessi contenere perché nessuno mi ha punta con un spillo per lasciare che tutto scorresse fuori perché-
-sono sempre da sola.
Ma non lo sono mai gli occhi degli altri sono sempre su di me sempre sempre non mi mollano mai e vorrei che si staccassero ma anche se lo facessero non me ne renderei conto tanto pesano ancora su di me come sacchi di sabbia che non riesco a sganciare e anche quando sono chiusa tra quattro mura sono un personaggio accettabile perché uscire dalle rotaie è vietato e se lo fai nessuno ti ascolterà più e allora chi sono io se in me gli altri vedono sempre ciò che cercano quando lo vogliono.
Ho perso il mio riflesso.
Mi dico che vorrei tornare a quando respiravo e penso e ripenso ai giorni passati e rivedo domeniche mattina in quattro sul lettone e rivedo il tè caldo alla pesca tra le mani con la febbre alta che non faceva male e rivedo quella risata che mi ha fatto capire un sacco di cose e guardo ancora e ancora e per quanto continui a guardare non vedo più niente e un po' me ne rendo conto così come me ne resi conto quando mi venne chiesto esplicitamente
"sai dirmi un ricordo felice?"
Lancette dell'orologio, battito incostante.
No.
E questo mi fa paura mi terrorizza perché vuol dire perdere vuol dire che ho perso ricordi momenti del passato che ci sono stati e che ho dimenticato esperienze che ho vissuto solo sulle mie palpebre chiuse poco prima di dormire quante cose ho perso mentre ero troppo impegnata a rimanere incastrata tra le mie stesse dita conficcate tra il collo e le spalle per evitare di perdere il controllo per rimanere ancorata al ruolo che devo interpretare.
Quindi forse è scorretto dire che non so più chi sono, che mi sono persa.
Forse non ci sono mai stata forse sono nata marcia e sbagliata e ho continuato a peggiorare quando mi sono resa conto che la direzione che stavo prendendo non andava bene a nessuno.
Queste mura iniziano a starmi strette ma solo perché ancora mi illudo che fuori da qui ci sarà un posto per me che non so vivere che non so più prendere in mano una penna che ho dimenticato come si guardano le persone negli occhi.
Queste mura che mi guardano girare in tondo sdraiarmi sul pavimento a stendere le ossa stringermi in un angolo del letto quando fa troppo male e aspettare che il sole sorga sulle mie braccia bianche anche se io non faccio niente per spingerlo in alto.
Queste mura che non commentano quando desidero amore che in realtà non ho mai voluto davvero perché se mi ami menti se mi ami non sai abbastanza e io voglio solo che qualcuno mi dia tutta la sicurezza che non ho mai avuto vorrei solo smettere di lottare ed essere rassicurata ma non permetterei mai a qualcuno di vedermi vulnerabile davvero e allora sarò sola e ne sarò consapevole e il sole non sorgerà mai completamente e in questa alba perenne porterò con me il peso di tutta quest'acqua che non evapora mai facendo molta attenzione a non versarne nemmeno una goccia sulla terra secca dalla quale dovrei nascere.