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Alla fine ci siamo solo io e te.
Credevo di essere parte di qualcosa sotto il sole che ogni volta cerco di evitare ma la verità mi ha sempre punto tra le ossa, avrei potuto ascoltarla molto prima.
Prima di guardare il mondo chiudersi con la guancia appoggiata al pavimento.
Prima di rendermi conto che niente avrebbe potuto salvarmi e che alla fine non voglio essere salvata perché il sole ancora mi fa paura anche se lo voglio lo voglio tantissimo.
Ci penso. Penso a come mi sono sentita a sentire tutto ciò che avevo scivolarmi via dalle dita come capelli staccati, senza fretta di cadere sul pavimento.

Il sole era caldo, era davvero caldo, ma non faceva male e stare sotto la sua luce era una sensazione gentile.
Una sensazione che non merito più. E ogni giorno sogno e desidero di tornare sotto quel calore ma mi piove solo addosso e l'acqua è fredda e non mi è mai piaciuta e la sento sulla pelle e tremo senza potermi fermare e anche quando il gelo passa il freddo rimane e non lo voglio non l'ho mai voluto non è un freddo che mi piace è solo scortese è solo uno squarcio in quella gentilezza che volevo. Non c'è neve non c'è ghiaccio c'è solo fango che si attacca ovunque e che toglie tutta la luce.

Che ho pensato poi, in ginocchio di fronte alla madonna, legno duro sotto alle gambe, ogni osso dolorosamente appoggiato alla pelle, che ho pensato sotto al suo sguardo beffardo mentre in una preghiera priva di ironia ho chiesto di tornare come prima che ho pensato di fronte alla mia richiesta patetica al riflesso del mio sguardo rosso grondante di sabbia che ho pensato dello stampo di quella mano sulla mia guancia di quelle linee mai aperte sulle mie braccia che ho pensato quando mi sono accorta di essere ridicola.
Questa luce è bianca e fa male non è luce del sole è solo uno spettro di un calore che non sento più. E tutte le ombre sono un cerchio e tutti i muri mi circondano e niente mi fa sentire al sicuro quando vorrei scappare quando vorrei prendermi il tempo di mettermi in un angolo quando vorrei delle dita fra i capelli e sentirmi sussurrare in un orecchio che tutto va bene che posso permettermi di stare male per un po' e che poi andrà meglio e che se anche non sarà così non c'è fretta perché tutto quello che c'è fuori può aspettarmi e vorrei essere davvero al sicuro ma sono lontana da tutto e tutto si allontana sempre più e per quanto immagini non riesco ad avvicinarmi a ciò che sta oltre queste quattro mura che ogni giorno si stringono si stringono si stringono e le sento addosso le sento sulla pelle ma non voglio sentire ancora freddo lo sento da troppo tempo e ormai non sento più niente con queste dita ghiacciate che tanto fatico a muovere senza ottenere nulla.

Sento la stanchezza sento una stanchezza che non riesco a scacciare e il mondo mi chiede di andare avanti ma intorno a me c'è solo nebbia ed è troppa è davvero troppa e vorrei perdermici dentro eppure non è abbastanza. Tre giorni in ventiquattrore e li passo dietro un vetro appannato a seguire mestamente gocce che scendono lente come questi mesi staccati dal calendario e subito gettati nella stufa.
Parlo parlo parlo tanto e quando smetto di parlare tornano le nuvole e sono scure e non ho mai avuto paura del temporale ma questo non mi piace e non lo voglio sentire perché quando fa troppo rumore voglio stare da sola ma nessun temporale passa da solo. E io sono sola.
Lo sento nelle ossa.

E nelle ossa continua a piovere e che succederà quando l'acqua non riuscirà più a scorrere che succederà quando dovrà uscire e le mie ossa scoppieranno che succederà quando rimarrò a pezzi sul pavimento ad asciugarmi di ogni cosa senza nessuno intorno perché tutto è troppo lontano per sentirmi chiedere pietà di fronte al cielo che ancora non mi vuole. 

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