Prologo

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Il dolore peggiore che un uomo può soffrire: avere comprensione su molte cose e potere su nessuna.
(Erodoto)

***

Non avrebbe mai pensato che alla fine dei conti anche lei sarebbe morta così giovane.

Sapeva che prima o poi sarebbe morta come tutto il resto del mondo, ma sperava in un futuro più florido e soprattutto sperava di veder crescere il suo amato figlio.

Erano tante le cose che avrebbe desiderato fare con lui, come giocarci, aprire i suoi regali di Natale, esserci ai suoi compleanni. Avrebbe voluto vederlo tornare a casa sorridente, sudato e sporco di terreno dopo aver imparato a volare sulla scopa con il suo papà - ed era certa che si sarebbe arrabbiata tantissimo perché avrebbero cercato di rubare qualcosa da mangiare con le mani sporche o perché avrebbero lasciato impronte sporche di erba e terreno sul pavimento appena pulito - avrebbe poi voluto esserci quando sarebbe arrivata la lettera per Hogwarts e accompagnarlo a Diagon Alley per comprare il necessario. Avrebbe voluto regalargli la sua prima scopa - anche se non lo avrebbe mai ammesso - per poter giocare a Quidditch e diventare ancora di più l'orgoglio del suo papà. Avrebbe voluto litigare con James perché avrebbe portato suo figlio sulla strada dell'illegalità malandrina con l'aiuto di Sirius, oppure quando gli avrebbero regalato il mantello dell'invisibilità e la famosa mappa di cui lei era tanto fiera.

Avrebbe voluto esserci quando si sarebbe fidanzato, o sarebbe tornato a casa con il cuore a pezzi dopo la fine della sua prima relazione, avrebbe voluto esserci quando avrebbe incontrato la ragazza giusta e quando poi se ne sarebbe irrimediabilmente innamorato. Avrebbe voluto vedere la luce nei suoi occhi, la stessa di James, quando avrebbe annunciato loro di aver chiesto alla fantomatica ragazza di sposarlo oppure quando avrebbe annunciato di diventare presto papà. Avrebbe voluto conoscere i suoi nipoti e viziarli come solo una nonna sapeva fare, e avrebbe voluto passare del tempo con loro e raccontargli la storia di come nonno James avesse finalmente fatto breccia nel suo cuore.

Erano tante le cose che una ragazza di ventuno anni avrebbe potuto e dovuto fare. Erano tante le cose che sperava di vedere, e sperava anche di avere il tempo di raccontare le mille e mille storie sul perché fosse felice, ma la guerra le stava portando via tutto.

Avrebbe immaginato qualsiasi cosa, tranne forse di morire a quell'età.
Pensava ingenuamente di poter vivere tutto il tempo del mondo nonostante l'incombenza della guerra.

Aveva solo ventuno anni e credere di avere tempo era lecito.

Sapeva che sarebbe morta a momenti e non riuscì a non raccomandare a suo figlio di essere forte, leale e coraggioso, non poté fare a meno di ricordargli che era un bambino amato e che la sua mamma e il suo papà lo amavano tanto, che lo avrebbero sempre protetto.

Una lacrima le solcò il viso quando sentì un urlo disumano provenire dal piano di sotto. Sapeva di chi fosse e chiuse gli occhi per un attimo sperando che tutto quello fosse un semplice incubo.

Ma la realtà le si presentò chiara e prepotente davanti agli occhi: James era morto.

Capì che era finita e il suo cuore fece un crack così forte che chiunque avrebbe potuto sentirlo e comprendere quel dolore che le riempiva gli occhi di lacrime.

Accarezzò con una mano la guancia del suo bambino per l'ultima volta e con uno sguardo cercò di imprimergli tutto l'amore di cui lei era capace.

I suoi singhiozzi accompagnavano i passi lenti della figura incappucciata lungo le scale che sembrava godere di tutto quel male.

Sentiva la morte avvicinarsi sempre di più - quasi come se la stesse abbracciando pronta a portarla via con sé - era come una lunga e lenta agonia a cui avrebbe voluto mettere fine, non perché avesse paura - lei era una donna forte e coraggiosa - ma per il semplice motivo di mettere fine alle sue sofferenze, perché il suo cuore, ormai, le faceva male e minacciava di uscirle dal petto.

Si alzò e si interpose tra la culla e la figura di Voldemort.
Conservava dentro di sé ancora un briciolo di speranza; la speranza che potesse cambiare quel destino così infausto e che lui li risparmiasse. Non sarebbe morta senza combattere per il suo bambino.
Con le lacrime che scendevano copiose lo pregò affinché prendesse lei e lasciasse vivo suo figlio, che gli permettesse di conoscere il mondo e di godere delle bellezze della vita, ma quell'involucro di carne umana non conosceva nulla se non il male e il dolore.

Perché fondamentalmente Voldemort si nutriva di quello. Lui esisteva perché le persone lo temevano, avevano paura della sua persona, e gli permettevano così di vantare una supremazia su tutti. Non conosceva amore e forse non ne aveva mai ricevuto.

Infondo come poteva conoscere l'amore e capire cosa significava essere amato un essere nato da un filtro d'amore? Come poteva pensare che pregando in lui si muovesse qualcosa simile alla pietà?

Era semplicemente impossibile.

Lui voleva la guerra, lui voleva il potere e non si sarebbe fermato fin quando non lo avrebbe ottenuto.

Poco prima che il raggio verde la colpisse, con la mente ripercorse gli attimi gli importanti degli ultimi anni.
In ognuno di questi c'era James, che le sorrideva, che le teneva la mano, che la baciava, che la proteggeva e che la sosteneva. Ricordava ancora la luce nei suoi occhi quando le aveva chiesto di sposarlo, oppure quando aveva urlato - letteralmente - quel Si sull'altare, o ancora quando per Natale gli aveva regalato una scatola di velluto rosso al cui interno c'era quel bastoncino che avrebbe portato loro la felicità e la gioia più grande di tutte: diventare mamma e papà.
Lui l'aveva guardata con amore, l'aveva sempre guardata con amore e lo aveva fatto sin dal primo momento in cui si erano incontrati.

L'attimo che la colpì con più intensità fu quello di quando, poco prima di salire le scale, le aveva rivolto le sue ultime parole, quelle parole che Lily aveva inteso come la sua più grande promessa, quella a cui avrebbe mantenuto fede fino alla fine.

«Ricorda che ti amo. Sempre.»

Fu così che Lily Evans abbandonò il mondo dei vivi, con la consapevolezza di aver dato l'intera vita per suo figlio e di essere stata amata ogni singolo attimo della sua esistenza.

Aveva anche ventuno anni ma era riuscita ad ottenere tutto ciò che desiderava: l'amore.

Era riuscita ad ottenere quel qualcosa che tutti bramavano ma che solo lei, e altri pochi eletti, avevano potuto vivere e vantarsi di avere.

E fu proprio questo che permise al mondo magico di salvarsi diciassette anni dopo grazie ad un bambino che, protetto per sempre dall'amore della sua mamma, fu in grado di sconfiggere il male supremo: Harry Potter.

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