XIX

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Preferiamo ignorarla, la verità.
Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere. Completamente vivi.
(Massimo Gramellini)

***

La stazione di King's Cross non era mai stata così piena. Marlene si era stupita di trovare tutti quegli studenti per tornare a scuola, o forse semplicemente non ricordava che ne fossero partiti così tanti.

Emmeline, puntuale come un orologio svizzero, l'aveva aspettata fino al suo arrivo, e quindi fino a due minuti prima che il treno partisse.

Avevano chiacchierato a lungo durante il viaggio, ma Marlene non riuscì a non notare che c'era qualcosa di diverso nell'amica.

Non aveva quel sorriso tipico che aveva quando tornavano ad Hogwarts, anzi era più simile a quello che aveva quando lasciavano il castello.

Si era a lungo domandata cosa avesse che non andasse, ma Emmeline evitava di far ricadere il discorso sulla sua famiglia ogni volta che Marlene provava a sviare.

Solo dopo, quando poco prima di arrivare, avevano indossato le divise, Marlene si era accorta di diversi lividi che apparivano sulla schiena e sulle spalle di Emmeline.

Aveva taciuto fino a quel momento ma non avrebbe aspettato ancora.
Era impensabile che avesse quei lividi viola così contrastanti con la sua pelle chiara e che lei non dicesse assolutamente nulla.

Aspettò che si rivestisse e mentre vedeva la sua espressione rilassarsi, probabilmente pensando che non li avesse notati, e decise di affondare il coltello.

«Dobbiamo giocare ancora a "faccio finta che tutto vada bene" o mi dici cosa sta succedendo?» chiese schietta Marlene.

Emmeline alzò lo sguardo sull'amica con un'espressione curiosa, come se non avesse davvero capito a cosa alludesse.

«Em, li ho visti e se non cominci a parlare trarrò le mie conclusioni da sola.»

Un velo di panico aleggiò sul suo viso e si lasciò sprofondare nella poltroncina mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.

«Alla cena di Natale c'erano tutti: i Vance, i Lestrange, i Black e i Malfoy.» cominciò tirando su con il naso mentre Marlene le sedeva accanto e l'abbracciava.

Sapeva che parlare di loro era difficile ma Emmeline era capace di tenersi tutto dentro e rischiare di scoppiare. Non poteva permettersi che la sua amica soffrisse così. Se avesse potuto, avrebbe voluto dare una mano.

«Di solito si riuniscono per dare una notizia ed ero convinta che volessero parlare del fidanzamento di Bellatrix Black e Rodolphus Lestrange o di Narcissa Black e Lucius Malfoy, invece no.» cominciò di nuovo stringendosi all'amica: «Hanno organizzato tutto, Lene. Tutto. Ti rendi conto? Credevo... credevo di avere altro tempo e invece no.»

Marlene le accarezzò la testa con dolcezza e le diede il tempo di sfogarsi.

«Per questo Rabastan era venuto ad Hogsmeade perché già lo sapeva, era venuto a dirmelo ma non mi ha trovata.» riprese a parlare Emmeline tra un singhiozzo e l'altro: «Dopo che sarò tornata da Hogwarts per l'estate dovrò farlo. Mi sono opposta, ma non c'è stato verso, mi hanno punita così. Ho fatto lo sciopero della fame e sono rimasta chiusa in camera per giorni ma non ho più potere nella mia vita. Ormai è tutto suo.»

Marlene la strinse forte e sentì il pianto disperato di Emmeline bucarle i timpani. Continuò a singhiozzare per un tempo che parve infinito e nemmeno le premure dell'amica sembravano sortire effetto.

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