VIII

1.3K 67 214
                                    

Lieve è il dolore che parla.
Il grande dolore è muto.
(Seneca)

***

Il tempo ad Hogwarts passava troppo velocemente. Ne era sempre stata convinta. Qualcosa doveva velocizzare i secondi, i minuti e le ore.

In poco tempo il tepore di settembre aveva lasciato spazio all'aria umida e ventosa di ottobre e questo a breve avrebbe fatto spazio a novembre.

Marlene non si ricordava nemmeno cosa fosse successo per tutto quel tempo, eppure era più vicina alla prima festa dell'anno - Halloween - piuttosto che all'inizio dell'anno scolastico.

Quel giorno avevano finito per ora di pranzo e dopo non avevano più avuto lezioni, così Marlene aveva deciso di passeggiare per il giardino di Hogwarts.

Alice era in compagnia di Frank per studiare, anche se dubitava che si stessero dedicando veramente allo studio; mentre Lily stava dando ripetizioni di Incantesimi a dei ragazzini del primo anno; e Emmeline si vedeva con Remus per studiare. Era da un mese più o meno che i due avevano cominciato a frequentarsi sempre con più assiduità, studiavano spesso insieme e la maggior parte delle volte restavano in Sala Comune a parlare.

Marlene era contentissima che l'amica finalmente passasse più tempo con il ragazzo che le piaceva, adorava vedere quel sorriso lucente quando la sera entravano nel dormitorio e amava vederla con la testa fra le nuvole, ma sapeva che i sogni erano destinati a infrangersi.

Conosceva la situazione familiare dell'amica e sapeva che non avrebbe potuto continuare a sognare ad occhi aperti perché prima o poi l'impatto con la realtà sarebbe stato inevitabilmente forte e avrebbe rischiato di spezzare se stessa e chi le stava accanto.

Marlene osservava la scuola da lontano, dal suo posto preferito: le tribune di Grifondoro.

Ogni volta che decideva di passeggiare i suoi piedi la portavano al campo di Quidditch e così sedeva sulle tribune con il suo blocco disegnando tutto ciò che la circondava, oppure dava libero sfogo alla sua creatività.

«Carino questo.» disse una voce al suo orecchio proveniente dalle sue spalle.

Marlene trattenne un sorriso riconoscendo la voce, e continuò a far passare in maniera leggera la punta della matita sul foglio.

«Se hai bisogno di soggetti da disegnare puoi sempre contare su di me, McKinnon, soprattutto da nudo.»

Marlene girò piano il viso verso Sirius e lo guardò negli occhi grigi.

«E cosa ci guadagneresti, Black?»

Un'altra delle cose che Marlene McKinnon adorava era istigare Sirius Black.

Sapeva di avere una certa influenza su di lui e questo la faceva impazzire.

Probabilmente lei era stata l'unica, in tutta la sua vita, ad esercitare questo tipo di potere nei suoi confronti e ciò la faceva sentire privilegiata.

Non avrebbe mai ceduto il testimone a nessuno, troppo avida nel detenere quel potere.

«Le clausole possono essere messe anche a contratto firmato.»

«Se stessi parlando con un'altra persona potrei considerare quest'eventualità ma tu sei Sirius Black ed è sempre meglio porre prima i termini e le condizioni.»

Sirius avvicinò ancora di più il viso al suo e fece sfiorare le loro labbra.

«Oh Black, mi vuoi cadere così in basso?» chiese Marlene priva di ogni preoccupazione anche se la bocca del suo stomaco si era chiusa in una stretta fortissima.

SempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora