La sala del trono era confusa in un ammasso di macerie.
Pietre e polvere giacevano come una coltre spessa e asfissiante. Il suolo, squarciato da crepe profonde, era una crosta instabile su un abisso nero dentro il quale l'oscurità, ancora padrona, giaceva sopita.
Il corpo di lei era raggomitolato su se stesso, costretto in strisce bianche di un abito logorato dalla fatica e dal sangue, i sottili fili di capelli segnavano il viso, lo rendevano ancora più scarno, più sacrificato e il petto, sempre traboccante di spirito e determinazione, era ormai piatto, sconfitto dallo sforzo della lotta.
Quando le ginocchia doloranti di lui rovinarono sulla pietra, sulla superficie del crepaccio nel quale l'imperatore l'aveva precipitato, l'involucro inerme di Rey era una macchia rilucente in mezzo alla desolazione.
La ferita che gli invadeva il viso era tumida e pulsante, così il dolore al fianco sinistro e la gamba sembrava rotta in due.
Da che viveva, da quando aveva conquistato la Forza e il suo corpo massiccio se ne era fatto custode, non aveva mai provato una tale sofferenza fisica. Non c'era un punto solo delle sue ossa o della carne che non gli dolesse. Un solo punto rimasto sano.
Ma Rey era lì, lontana qualche respiro.
La cercatrice di rottami era lì, silenziosa, immobile, schiacciata a terra, distrutta.
Aveva vinto, avevano vinto insieme, loro che erano due e uno, loro che erano luce e buio mischiati in un turbine di particole che sembravano appartenere ora a uno, ora all'altra e che poi, fuggendo da entrambi, si riunivano separate in ciascuno.
Avevano vinto, loro che si respingevano e si attraevano, si spuntavano addosso veleno e si accarezzavano con gli occhi; loro che si guardavano con l'anima, mentre i corpi erano distanti anni luce.
Avevano vinto sulle tenebre, ma anche sulla luce, sconfitto il male e il bene: lei aveva raso al suolo la rabbia e l'odio, la funesta prevaricazione dell'egoismo e lui le aveva mostrato il baratro dal quale guardava la luce.
Ray era stata l'unica che in quel baratro aveva gettato gli occhi, per cercare quello che di lui si era perduto e Kylo Ren glieli aveva restituiti pieni della luce del ragazzo perduto, del Jedi mancato, del figlio di Leia Organa e Han Solo.La strinse, incollandosela al petto, le braccia la cinsero, come se sotto i corpi non ci fosse un suolo e lei potesse cader giù come un sacco. La strinse perché quel desiderio di contatto finalmente si facesse solido.
Era piccolissima, esile come un giunco, le braccia erano molli e le ricadevano lungo il corpo.
Sembrava una marionetta i cui fili spezzati non garantiscono più l'erezione. Le dita di lui sentivano gli spigoli delle ossa sotto una pelle umida di sudore, mentre scorrevano sulla schiena per scaldarla.
Quanto era lontano quel calore lancinante che aveva sfrigolato sotto i polpastrelli la notte in cui le loro mani si erano toccate, quanto lontano il furore dei suoi occhi fiammanti, mentre lottavano ad armi pari, a fiato corto.
Ora la stessa pelle era alabastro freddo, i suoi occhi biglie vacue senza alcuna profondità. Eppure, Ray di Jakku era ancora lì, oppressa dal vuoto, scostata dal corpo materiale, lì, sospesa e galleggiante nella Forza.
Egli lo sentiva, come la carne sente le spine, lo annusava come i segugi la preda.
Era ancora lì e l'aspettava.
Aspettava che la parte che completava la sua interezza, la strattonasse verso il basso, giù verso la vita.
Come lei era stata il verricello che lo aveva innalzato, così lui sarebbe stato l'ancora, la zavorra che l'avrebbe riportata a terra.L'adagió sulla gamba indolenzita dalle ferite; dopo averla guardata ancora, chiuse le palpebre sugli occhi addolorati ed espiró.
L'aria carica di sofferenza e sconforto uscì dai polmoni, gli liberó il torace prepalandolo al nuovo carico.
Era la sfida più grande della propria esistenza: ridare al corpo martoriato della sua metà l'effluvio di vita.
Tutte le sue battaglie, i traguardi dilanianti non erano stati altro che elementari esercizi, allenamenti, vanità.
Questo sarebbe stato il vero incarico della sua vita.
Non la prevaricazione dell'oscurità, non l'inseguimento del potere e della morte, solo la ricerca disperata e affannante della vita di Rey.D'altronde, quale senso avrebbero avuto l'universo, la Forza, le battaglie dell'una e dell'altra parte senza la vita di Rey?
Pulviscolo, polvere cosmica in un mare di rottami.
L'Affannosa ricerca dell'uscita da un labirinto che portava di nuovo al niente.
Così come la sua esistenza.
Che senso avrebbe avuto l'essere sopravvissuto, quale valore la sua redenzione?
Pulviscolo, polvere cosmica in un mare di rottami.
Avevano vinto, insieme, perché erano due e uno. Che senso avrebbe avuto la propria esistenza senza quella di lei?
Pulviscolo, polvere cosmica...Posó la mano aperta sul ventre immobile di lei, raccolse brandelli di Forza dispersi nella sua essenza e li passò a lei.
Una trasmissione, un'onda si propagó dal centro del corpo, come fosse stata liquido denso e caldo, ottunse lo squarcio delle proprie ferite, lení il dolore per poi travasarsi nel corpo di lei, fluido e zuccheroso per nutrirla.Il torace della ragazza si riempí, si aprirono le narici e la Forza tornò piena di vita a giocarle nel petto.
Sollevó la mano, la posó su quella di lui.
Una saldezza estrema le riscaldava il petto, un peso leggero le formicolava sul ventre e da quel peso si ripartiva il ritorno alla vita.
Era la mano di Ben, di Ben Solo, non quella che Kylo Ren le aveva offerto più volte. Era la mano di Ben, quella che la cercarottami di Jakku aveva anelato.
Ora poteva prenderla, afferrarla, farsi trascinare contro di lui, contro il ragazzo che perso nel buio aveva ritrovato la luce.
Aprí gli occhi e sorrise al viso vicinissimo di lui.
Era pallido e ferito, lo zigomo tumefatto, le labbra ancora più rosse e gli occhi pieni di lacrime rapprese sulle ciglia.
Ma le braccia la stringevano con la forza di sempre, senza reprimerle il respiro.
La sorreggevano, la isolavano dal gelo di quel luogo di morte.
<Ben... > sussurrò con un sorriso largo, sollevato.
Ben incurvó la bocca, avrebbe voluto inondarla di luce alla stessa maniera di lei, ma non fece in tempo.
Le labbra di Ray lo assalirono, le mani gli strinsero le guance, la forza di un guerriero gli tolse il respiro e Ben vacilló.
Il signore oscuro, il leader supremo, messo all'angolo da un bacio.
Fu allora che entrambi realizzarono che quella battaglia che avevano combattuto, prima l'uno contro l'altra, poi assieme, era la guerra destinata ad unirli.
Tutto si era mosso per quell'istante cristallino, l'universo e i pianeti, ribelli, imperatori, luce e tenebre, abbandono e speranza, tutto per quel bacio.
La Forza, li aveva separati e poi avvinti, li aveva guidati a desiderarsi, interponendo tra loro un ammasso di incertezze e poi, finalmente, li aveva messi fianco a fianco, armati della stessa determinazione per essere uno, soltanto uno.
Ben sorrise, quando si liberó delle labbra di lei. Aveva voglia di sorridere come non faceva da anni, sorridere per poi tornare a baciarla, così all'infinito fino alla morte.
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Amen - Frammenti sparsi di una diade
FanfictionTanto tempo fa, in una galassia lontana lontana ...