Prologo

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L'autunno arriva quella mattina, attraverso la finestra lasciata aperta e la corrente che sveglia Louis, sorprendendolo ed infastidendolo notevolmente. Il castano si tira le coperte su fino al mento, concedendosi altri cinque minuti di sonno, e ci riesce. In quel momento sente un fremito addosso che non provava da tutta l'estate.

Ama l'inizio del nuovo anno scolastico, con i suoi nuovi studenti che si mischiano a quelli vecchi. Un assortimento di occhi curiosi, giovani. Alcuni di loro più maturi di altri, ma che comunque, non vede l'ora di conoscere: coloro che sono sotto le sue aspettative, quelli che le superano, e quelli che si trovano nel mezzo.

Ama gli alberi morenti. Alberi che risorgono come fenici con le loro foglie aranciate.

O meglio, un tempo li amava.

Forse sarebbe meglio dire così.

***

Ci sono anni della vita di Louis che ricorda alla perfezione. Il labirinto intricato della sua infanzia. Il periodo glorioso all'università. Ricorda i tre anni trascorsi ad Oxford ed i tre a New York. Ricorda anche che tipo di persona era, anche se ha dimenticato come si sentiva a quel tempo. In confronto, i dieci anni trascorsi con Emily sono un periodo sfocato, e non riesce a capacitarsi di come il tempo sia passato così velocemente, né del valore che sia riuscito a dargli.

Era l'inizio di quell'anno, ed Emily avrebbe dovuto vivere una vita lunga ed in salute, fino a che la morte non li avrebbe separati.

A Maggio, la prognosi era di 30 mesi. Ad Agosto, 'fino a cinque anni.' Quando una sera Louis si sveglia da un pisolino e trova sua moglie collassata in cucina, la prognosi cambia, i medici gli dicono 'è difficile prevederlo', e successivamente, alcune diagnosi mediche parlano chiaro. 'Al massimo un anno.'

Cinque anni erano apparsi promettenti in confronto a trenta mesi. Ci sarebbe stato abbastanza tempo per avere dei bambini, se avessero deciso di correre il rischio. Abbastanza tempo da andare in Sud America come Emily aveva sempre voluto.

Trenta mesi è un tempo misero. Dodici non è nulla.

Non sapevano cosa fare, il cancro è capriccioso, per cui non può incolpare i dottori. Sono il meglio del meglio, raccomandati dalla facoltà di Oxford, arrivati a lui grazie alle sue conoscenze, perché ha scritto alcuni libri e ha detto qualche cosa intelligente durante il corso della sua carriera. E niente di tutto questo ha importanza: né le loro credenziali, né le sue. Niente di quello che ha fatto nella sua vita ha importanza davanti alla morte.

Di solito, ama l'autunno, ma c'è qualcosa di terribilmente tragico nelle foglie che muoiono in questo periodo. Sgargianti, in fiamme, piene di colore, e poi sparite, in un soffio di vento.

***

Era lecito pensare che con sua moglie che stava morendo di cancro, avrebbe smesso di fumare. Il problema era che in quel caso, si sarebbe sentito completamente inutile. In quel momento, era nascosto in un'alcova, vicino il St Edmund Hall, dieci minuti prima dell'inizio della sua prima lezione, ad aspirare a fondo la sua sigaretta, altrimenti non avrebbe finito in tempo. Non se voleva prendersi il suo caffè. Ed inoltre, senza caffè, è praticamente fuori servizio. Per non parlare del fatto che dovrebbe lavarsi i denti e spruzzarsi un'altra goccia di colonia. È stanco al solo pensiero.

La stagione non è ancora iniziata, ed è ancora tutto verde. Troppo verde e troppo luminoso, il che lo infastidisce per diverse ragioni. La più importante è che ha a malapena un posto per nascondersi e per fumare in santa pace. Nel mentre, saluta con ritrosia il Professore Barchard, il direttore della facoltà, lo individua e si avvicina di più alla parete, fumando con più fervore, assaporandone a malapena il sapore. Dà un'occhiata al suo orologio da polso, ma il sole si riflette sul suo viso, impedendogli di vedere l'orario. A quel punto, guarda l'orologio gigante in arenaria, di fronte al cortile.

Come as you are [Larry Stylinson || Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora