Capitolo 6

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La luce filtra attraverso la tenda, e Sofia si ritrova ad aprire gli occhi, anche perchè sente un rumore provenire dall'esterno della camera.

Deve essere il Presidente, che si sará già svegliato.

Si alza di controvoglia, con i capelli spettinati, e una discreta fame.

Non sa cosa possa avere il premier da offrirle, alla peggio andrà in qualche bar.
Senza caffè non può sicuramente iniziare la giornata.

Apre la porta, dirigendosi verso il salone.

Solo quando vede Giuseppe Conte già pronto per uscire, vestito con la solita giacca blu notte e i capelli in perfetto ordine, si rende conto di essere in condizioni pessime.
Non solo ha i suoi vestiti addosso che la fanno sentire ancora più piccola, ma i capelli che probabilmente si sono arruffati durante la notte, e non avrà neanche un buon odore.

Lui è in piedi, accanto all'angolo cucina, e la osserva arrivare. «Buongiorno, sono le sette e quaranta, non volevo svegliarti. Puoi rimanere quanto vuoi, purtroppo io devo correre.» sentenzia, per poi spostare lo sguardo verso una busta sopra al tavolo. «ho chiesto a Cecchi se poteva prendere qualcosa al bar qua vicino, io di solito salto la colazione e quindi non ho nulla qua. Il caffè è nella caffettiera, va solo messo a bollire. Ti stavo per scrivere un biglietto in caso ti fossi alzata più tardi...le chiavi sono sempre sopra al tavolo, puoi riportarmele appena hai fatto.»

La ragazza osserva la colazione incartata, chiedendosi cosa possa essere. Diciamo che è molto golosa. Inoltre, si sente contenta nell'appurare che il Presidente si fida davvero di lei. «Non doveva, Presidente, ma la ringrazio molto. Cercherò di fare il prima possibile, giusto il tempo di mangiare e di rivestirmi.»

«Tranquilla, davvero.» parla lui, cercando il suo sguardo. «queste due settimane saranno forse le ultime in cui sarò così pieno di impegni, almeno per un po'. C'è una riforma in ambito economico che stiamo valutando, e, tra interviste, conferenze e riunioni...come ha visto mi è difficile trovare un attimo di riposo.»

Sofia annuisce, sentendosi quasi dispiaciuta per lui. Questo, ovviamente, vuol dire che si vedranno poco. «Cercherò di passare più tempo con i membri dello staff e di entrare in contatto con altre persone all'interno del Palazzo.» lo informa lei.

«Perfetto, allora io vado, ti saluto.» annuncia lui, dirigendosi verso la porta, quando Sofia si ritrova costretta a fermarlo. «Aspetti!» esclama, raggiungendolo velocemente.

Il premier ha un cipiglio sul volto, non capendo quale sia il problema. Sofia ora gli è davanti, a meno di mezzo metro di distanza, con lo sguardo fisso sulla cravatta. «L'ha messa male, aspetti che la raddrizzo.»

Senza neanche aspettare una parola da parte dell'altro, la ragazza porta le mani sulla cravatta del premier, sistemandola meglio.

Sente il suo sguardo addosso.

Spera di non essere risultata invadente, visto che ha solo cercato di aiutarlo. Appena fatto, alza lo sguardo sull'uomo, e si rende conto di quanto siano fottutamente vicini.

Si ritrova a sostenere il suo sguardo, senza sapere cosa dire, ed è come se la temperatura nella stanza si fosse alzata di qualche grado.
Il silenzio diventa troppo pesante, e il Presidente lo spezza. «Grazie mille, Agente.» la ringrazia, abbozzando un sorriso, e girandosi verso la porta.

La apre e se ne va,lasciando la ragazza da sola, in mezzo alla sala.

Ora la temperatura sembra essere tornata alla normalità.

___

«Quindi, avete verificato se la persona fosse visibile nelle telecamere?» domanda Sofia a Cecilia, sedute entrambe al solito bar.

Protecting you. |GIUSEPPE CONTE|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora