Capitolo 4

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Le piace camminare, soprattutto perché Roma non la stanca mai.

Passare per le stradine più nascoste, fermarsi a osservare qualche attimo uno dei tanti edifici risalenti a epoche passate, con la loro monumentalità.

Rispetto a Milano, dove è cresciuta, Roma è molto più caotica, è spesso questo può diventare fastidioso, soprattutto se si è in macchina e si rimane bloccati nel traffico, o se i mezzi ritardano. Però, la capitale è ovunque intrisa di cultura, di monumenti, di vivacità. Non sa dove preferirebbe vivere, se dovesse scegliere, ma, al momento, non vorrebbe trovarsi in altro luogo.

A quest'ora, essendo un giorno feriale, c'è poca gente in giro, soprattutto perché lei sta passando per strade secondarie, con i capelli mossi da un leggero venticello, e la giacca stretta.

Si rende conto di essere seguita dopo qualche minuto.

Lo stesso rumore dei passi, seppur ad una certa distanza, sembra percorrere la sua stessa strada. Insomma, potrebbe essere chiunque, ma le strade in cui Sofia si sta muovendo ora sono praticamente deserte.

Comincia a sbagliare strada apposta, senza mai voltarsi, per vedere se l'altro continua a venirle dietro. Vuole esserne certa.

È molto calma, perchè le è già successo in passato, soprattutto l'aver a che fare con uomini ubriachi. Insomma, il Presidente ha ragione, girare per Roma da sola, a quest'ora e in certe zone, è più che pericoloso.
Molti cercano di iniziare una conversazione appena vedono che sei in giro da sola, e persistono in modo fastidioso, fino a poter diventare molesti, e cercare di toccarti.
Altri, invece, sono ubriachi e automaticamente pericolosi.

Tuttavia, lei è ben addestrata.
Questi passi, però, non sembrano quelli di un ubriaco.

Allora decide di imboccare una via sulla sinstra, avvolta dalla penombra, fermandosi subito dopo, con la schiena appoggiata al muro, pronta a cogliere di sorpresa chiunque la stia inseguendo. Sente il rumore dei passi avvicinarsi, e tiene il respiro.

Ormai dovrebbero mancare pochi secondi. Non c'è nessun lampione a illuminare questa via.

Appena una figura fa capolino, Sofia agisce immediatamente: spinge l'uomo verso il muro, dall'altro lato, cogliendolo di sorpresa. Ha una mano che tiene premuta la testa dell'uomo contro il muro, e con il resto del corpo lo tiene bloccato. Gli sembra di conoscerlo, ma non riesce a vedere il volto.

L'uomo improvvisamente si libera dalla sua presa, e cerca di ribaltare la situazione, portandola per pochi secondi con la guancia sinistra a contatto con il freddo muro, e cercando di tenerla ferma in quella posizione, ma la ragazza gli assesta una gomitata sulle parti basse, sentendo l'uomo esclamare dal dolore e indietreggiare. Sofia ne approfitta, buttandolo giù a terra, e mettendosi sopra di lui, bloccandogli le braccia.

Adesso ha il volto dell'altro in bella vista.

«Marco Cecchi?» parla la ragazza, lasciando subito la presa, alzandosi. L'uomo si alza in piedi, con un'espressione che lascia trasparire della sorpresa: forse l'aveva sottovalutata di nuovo. «Sbaglio o le avevo detto che speravo non sarebbe arrivato personalmente a scoprire che non sono così debole come lei pensa?»

Lui fa una smorfia di dolore.

Ops, forse ho dato la gomitata troppo forte.

«È impazzita?!» Ha i capelli mori scompigliati, e veste sempre la solita giacca nera.

Insomma, le dispiace un po' avergli fatto del male, ma che si aspettava? L'ha seguita per diverso tempo, e appena si è liberato dalla presa di lei, invece di dirle subito chi fosse, l'ha spinta a sua volta contro il muro.

Protecting you. |GIUSEPPE CONTE|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora