Chapter Nine.

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Mi sveglia mia madre, verso le 10 di mattina. Mi dispiace di aver dovuto rimandare questa sessione di esami, ma con il ricovero e tutta la confusione successa, non penso che sarebbero stati esami degni delle mie capacità e non mi va di andare male a scuola. Alla fine, come dice sempre mia madre “Il tuo lavoro è la scuola”  ed è giusto che lo prenda seriamente.

Solo che, dopo essermi girata a pancia in sotto e aver socchiuso gli occhi, mi ricordo del perché ha deciso di chiamarmi: oggi è il giorno della visita. Ebbene, oggi sono ufficialmente da manicomio. Faccio una smorfia e mi alzo pigramente dal letto. Mi sciolgo la treccia che mi tiene legati i capelli color cioccolato e li agito un paio di volte con le mani, per dar loro volume.

“Come ci si veste se si è pazzi?” chiedo a mia madre, con una punta acida nella voce.

“Smettila Sam e mettiti qualcosa per la quale tu non possa morire di caldo, visto che oggi sembra di stare nel deserto” e mi lascia.

Per cui, opto per dei jeans a vita alta, con una maglia azzurra semitrasparente e morbida, con le maniche a tre quarti; non è esattamente un abbigliamento estivo, ma almeno sentirò un po’ di corrente sotto la maglia. Faccio fatica a farmi salire i jeans, poiché la gamba mi fa ancora male, ma per fortuna non li indosso troppo stretti. – E non sono stretti quanto vorrei. dovresti vedere quanto sono belle le mie gambe – le parole di Harry mi riecheggiano nella mente, ricordandomi dell’ultima volta che l’ho visto. Fa male pensarci. E fa male pensare anche alle sue parole del giorno prima, che mi hanno quasi costretta ad andare a passeggiare nel parco, prima di rompere qualcosa: “Che bello, vieni qui? Fantastico. A proposito, ti manderò delle foto che ho scattato ieri in spiaggia” Ma a proposito di che roba? Cazzo, lo odio quando mi ignora così.

Busso piano e una voce calda mi dice di entrare.

Apro la porta tremando, ma quando mi appare il sorriso dolce del dottor Payne, tutto si fa più facile. Cioè, un pochino più facile.

“Buongiorno..” dico e mi guardo intorno, dondolando il peso sull’altro piede.

“Ciao, Samantha giusto? Accomodati pure. Dunque.. So che non sei molto felice di essere qui, vero?”

“A chi farebbe piacere essere considerata pazza?” dico, guardandolo negli occhi. Poi, sentendomi troppo scontrosa, cerco di sorridere.

“Samantha, non sei pazza e io questo lo so. Ti rendi conto che questa è solo una precauzione, giusto?”

Faccio spallucce e annuisco, poi aspetto in silenzio.

“Allora, cara, parlami della tua famiglia” mi dice, con un sorriso tenerissimo. Mi prendo un secondo per osservarlo, prima di rispondere. Ha i capelli tagliati corti, sono castani ma piuttosto chiari. E la barba. Non può avere molto più di 32,33 anni. Come ha fatto a diventare così rinomato in così poco tempo? Il naso è leggermente all’insù e le labbra sono abbastanza carnose.

“Mmm.. da dove comincio” dico, iniziando ad arrotolarmi una ciocca di capelli tra le dita.

Dr Payne’s POV

Guardo Samantha dritta negli occhi per cercare di darle sicurezza. Lei sostiene il mio sguardo e questo mi fa capire quanto sia sicura la ragazzina che mi trovo davanti. Troppo giovane per sopportare una tragedia del genere.

“Bhe.. Mia madre è quella che mi sta sempre accanto.. Sa, quella con cui puoi parlare di tutto eccetera. Sembrano luoghi comuni, però è così. Mio padre.. E’ meno presente, ma non gliene faccio una colpa, so benissimo che è per il lavoro. Ho un rapporto meno diretto con lui, faccio più fatica ad aprirmi, ma credo che sia anche perché è un uomo. E poi c’è mio fratello..”

Aggrotto le sopracciglia, questo non è un bene. Lei evidentemente se ne accorge, perché cambia le parole: “Bhe, c’era. Insomma, ora se ne è andato e…  Mi manca.”

Il mio sguardo si fa meno duro e appunto sul blocco davanti a me queste scelte di parole. Perciò, i genitori si erano sbagliati sull’idea che lei ha di tutto ciò.

Noto che si sofferma un po’ troppo a parlare sul suo cane e che continua a fissare l’orologio, impaziente che tutto questo finisca. Quando il nostro appuntamento finisce, posso ritenermi piuttosto tranquillo. La sua visione della realtà sembra coerente con ciò che in realtà è. Speriamo. E’ davvero, davvero troppo giovane.

“D’accordo. Cara Samantha, ci vediamo settimana prossima.” Le dico e lei mi sorride, salutandomi “E ricordati: nessuno qui ti considera pazza.”

Sam’s POV

“Cosa!?” grido incredula. L’appuntamento con il dottor Payne il giorno del mio compleanno? Stiamo scherzando?

“Io non ci vado” dico risoluta.

Mia madre scoppia a piangere, di nuovo. Quanto diavolo piange questa donna? Mi viene voglia di tirarle uno schiaffo.

“Piantala” la mia voce è talmente crudele che non mi sembra la mia.

Continuo a udire solo i suoi singhiozzi.

“Ti ho detto di piantarla!” le urlo addosso e alzo una mano nell’aria. Mentre scende forte, sento un dolore al braccio, forte, acuto. Mi giro verso mio padre che mi sta tenendo il braccio talmente forte che so che rimarranno i lividi.

“Fila in camera tua. Ti sembra il modo di trattare tua madre? O di trattare qualsiasi persona che sta male?”

Mi urla lui contro, ora. Ma questa cattiveria nella sua voce non mi fa male, anzi, mi spinge a colpire anche lui, solo che so di non poterlo fare. So che poi non mi manderebbe più in California. Perciò, mi giro e me ne vado dalla stanza. Però, riesco ancora a sentirlo dire: “Non pensavo che avrei dovuto trattare così una ventiduenne.”

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Qualcuno mi tocca la spalla e mi sveglia. Mugolo un po’ in disapprovazione, ma dopo essere stata sfiorata di nuovo, apro gli occhi. E poi lo sento distintamente. Sento il cuore che si ferma. L’uomo senza faccia. L’uomo senza faccia. Lui, è tornato. Ancora e ancora. E mi sta baciando, anche se non ha le labbra, lo so dal modo in cui si muove accanto a me. Sento che fa pressione sul mio bacino con il suo e provo un senso di disgusto.

“I’m going to save you, tonight.” Mi sussurra nell’orecchio. Mai suono è stato peggiore da udire.

Mi tiene i polsi, alti sopra la testa, ma poi me ne lascia andare uno per accarezzarmi il viso. E’ il momento, gli tiro un pugno, forte, sotto quello che sarebbe lo zigomo, se questa… persona, avesse i lineamenti.

E poi mi trovo sopra di lui e lo colpisco, forte, più forte. Alla faccia, allo stomaco, al collo, ovunque possa.

“Tu non mi salverai. Io non ho bisogno di essere salvata.” Gli urlo, colpendolo.

Mi ritrovo sul pavimento freddo e  mi fa male una spalla. Mi fa male nell’esatto punto in cui l’uomo del sogno mi ha toccata. Probabilmente ci sono caduta sopra, agitandomi. Mi alzo intontita ed esco dalla stanza, andando in bagno. Ho dei segni rosso fuoco sul punto che mi fa male. Non sembrerebbero i segni di una caduta dal letto, ma è l’unica spiegazione. E’ stato un sogno. E lo so, perché poi mi sono svegliata.

Ripenso a come mi sono comportata e ho una scarica in tutto il corpo. Alzo gli occhi al cielo e sospiro rilassata. E’ stato così bello.. Picchiare quell’uomo. Mi ha fatta sentire potente. Sposto la testa di lato per immaginarmi di sentire i baci di Harry sul collo. E mi sembra di sentirli davvero, anche se non me ne ha mai dati. Resto in silenzio a pensare a lui in quella strana posizione, fino a che il mio sguardo si sposta sui miei stessi occhi allo specchio e mi riprendo.

Non penso a come quel mio sguardo avrebbe dovuto spaventarmi.

HOLA! Il mio pc è tornato a funzionare, finalmente, evvivaaaa :3

Che belle le vacanze, eh? Io sono immobilizzata da due giorni sotto le coperte, con la gola infiammata e la febbre.. bellissimo, davvero. MA ALMENO andrò avanti con la storia.. E forse riuscirò a finire i capitoli, così da pubblicarli più velocemente. Buon Natale a tutte voi ragazze, passate bene queste feste! Un bacione!

Insane.Where stories live. Discover now