47. Draco's birthday

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Sembrava non voler ingiallire quella piccola foto poggiata sul comodino della grande camera da letto del Malfoy Manor. Draco la strinse per la milionesima volta tra le mani e lasciò che la sua mente vagasse nel passato, circa quindici anni prima.

Era disteso sulla scomoda e piccola brandina, con i pensieri rivolti all'imponente maniero che tutti conoscevano come il covo dei mangiamorte, ma che nonostante tutto veniva chiamato casa da qualcuno che invece in quelle mura, seppur male, ci era cresciuto.

Non ci mise molto a percepire dei rumori provenienti dall'esterno nonostante fossero quasi totalmente sovrastati dallo scoppiettio del fuoco che continuava ad ardere. Calò prontamente una mano nella tasca, stringendo tra le dita diafane la bacchetta di biancospino e si diresse, con una pressione all'altezza dello stomaco, verso lentrata, se così si poteva definire, di quella che per lunghi mesi era stata la sua casa. Sbirciò, facendo molta attenzione, oltre quelle pareti fatte di tela, ritrovandosi davanti tutto l'opposto di ciò che, invece, si era aspettato di vedere: una lontra, che dietro di sé lasciava una scia argentea, sostò dinanzi a lui e camminando e piroettando iniziò a parlare con la voce della donna che aveva stravolto la sua vita:

Vai dove tutto ebbe inizio. Fa attenzione.

Senza altre spiegazioni si smaterializzò a circa un chilometro dal suo maniero e con la bacchetta tra le mani avanzò lentamente verso l'entrata. Arrivò a destinazione in poco meno di venti minuti durante i quali diversi furono i pensieri che attraversarono i meandri della sua mente contorta, molte furono le domande a cui sperava di poter dare una risposta una volta varcato l'ingresso. Decise di nascondersi dietro un maestoso pioppo e di annullare per pochi minuti gli incantesimi di protezione per potersi smaterializzare nuovamente nell'edificio, evitando così, tutti i pericoli che avrebbero potuto travolgerlo. Una volta attuato il suo piano si ritrovò dinanzi ad una porta in legno di pino con un pomello argentato. L'aprì lentamente godendosi ogni istante di quel pacifico momento, uno dei pochi avvenuti in quei mesi, fino a quando poté avere la completa visuale di quel capolavoro che si ergeva davanti ai suoi occhi color del ghiaccio: un'immensa libreria, fornita con ogni genere e tipo di libro, dai più brevi che contavano una decina di pagine, ai più lunghi che ne contavano migliaia e migliaia, dai più nuovi, a quelli che invece risalivano a parecchi secoli prima, un paradiso terrestre per la Grifona, la quale, infatti se ne era innamorata nonostante le circostanze che facevano intuire ben altro.

Si diresse verso il corridoio che aveva segnato involontariamente la loro storia, dove si erano scambiati il loro primo vero bacio. Il biondo sorrise a quei pensieri, ma fu subito strattonato nel mondo reale, costretto ad abbandonare i ricordi, quando vide un pezzo di pergamena piuttosto ingiallito, ripiegato quattro volte su sé stesso, appoggiato sul tavolo di platano accostato ad una finestra che permetteva di osservare meravigliosamente il paesaggio che si estendeva per ettari e ettari di terreno fino all'orizzonte; si avvicinò e lo prese tra le mani, aprendolo e subito iniziò a leggere le frasi che vi erano state scritte con una mano tremante. E Draco l'avvertiva, avvertiva quell'ansia che divorava l'autrice della lettera, ma nonostante tutto, subito, il suono del suo cuore che martellava furiosamente nel petto, sovrastò qualsiasi altro rumore.

"Un anno, un dannatissimo anno dall'inizio di questo maledettissimo incubo che mi ha, anzi ci ha trascinati nell'inferno terrestre. Non puoi immaginare quanto tu mi sia mancato in questi mesi, non c'è notte durante la quale io non ti pensi. Ho trascorso momenti orribili, sia dal punto di vista fisico, che psicologico, ma in entrambi i casi l'unica cura sarebbero stati i tuoi abbracci, i tuoi baci e le tue carezze. Ora però ho deciso. Ho deciso di mettere fine a questa lenta e dolorosissima condanna a morte. Ho deciso di chiudere questo maledetto capitolo della nostra vita, durato fin troppo secondo me."

Una volta lette queste parole, sul volto del ragazzo si dipinse un'espressione di puro terrore e un forte dolore alla base dello stomaco, lo pervase. Cosa voleva dire con quella frase? Voleva forse lasciarlo? Ma la risposta a quelle domande non l'avrebbe mai trovata se non avesse finito di leggere:

"in quest'anno ho lavorato, mi sono data a fare, non me ne sono stata con le mani in mano (come dicono i babbani): sono andata da Harry e gli ho parlato, gli ho descritto la situazione e finalmente ci sono riuscita! Sei libero! Dopo anni e anni che cercavamo di ottenere quelle maledette carte per far sì che non fossi riconosciuto come un pericolo per il mondo magico, ci possiamo rivedere. Non vedo l'ora di stringerti di nuovo tra le mie braccia. Mi manchi come l'aria, ma soprattutto manchi a qualcun altro. Sei libero di smaterializzarti e ora vieni da me, vieni nel salotto ti aspettiamo.

Ti amo ancora,

Hermione Jean Granger"

Appena finì di leggere, senza pensarci due volte, Draco corse nel luogo indicato nella lettera, non credendo ancora a tutto ciò Hermione gli aveva scritto. Milioni di domande gli frullavano nella testa. Chi lo aspettava insieme alla sua ragazza? Come aveva fatto a liberarlo? Come aveva fatto a non accorgersi della presenza della ragazza nella casa? E mentre cercava delle risposte plausibili arrivò senza troppi problemi nel salotto dove vide una figura femminile di media altezza il cui volto era illuminato leggermente dalla fiamma del camino. Gli occhi di Draco, però, caddero sulle braccia della donna che gli si presentava davanti: non erano distese lungo i fianchi, ma stringevano un piccolo corpicino avvolto in bianche lenzuola. Hermione si girò lentamente verso il biondo che la guardava con degli occhi colmi di desiderio nel volerla riabbracciare; si fissarono per interminabili minuti fino a quando le si avvicinò con passo felpato senza mai distogliere lo sguardo dal suo volto avvampato. Un vagito interruppe l'atmosfera che si era creata facendo trasferire lattenzione di entrambi sulla bambina ancora stretta tra le braccia della madre. Gli occhi di Draco si fecero interrogativi, ma la risposta arrivò alle sue orecchie nonostante non avesse posto alcuna domanda.

"Diana, nostra figlia"

Fu in quel momento che il ragazzo si rese conto dell'enorme cambiamento che era avvenuto nella sua vita; anzi ormai era errato definirlo un ragazzo, ormai era padre in tutto e per tutto.

Le parole non regnarono in quella sera fresca di novembre poiché le emozioni avevano preso il sopravvento ed erano sufficienti a dimostrare l'amore puro che non si era mai arrestato nonostante le difficoltà passate insieme e non.

"Cosa stai guardando papà?"

Draco si destò improvvisamente dai suoi pensieri, ritornando a quella che era la vita reale, accorgendosi della porta spalancata della sua camera e della bambina ormai cresciuta che sostava di fronte ad essa.

Successivamente un'altra figura comparve alla spalle della quindicenne, la quale non avendo sentito alcuna risposta da parte del marito, si era sporta per controllare cosa Draco stesse effettivamente osservando; ma si rilassò vedendo che tra le sue mani stringeva una foto che ritraeva la loro famiglia.

Diana squadrò anche lei quell'immagine e istantaneamente corse verso il padre e lo strinse tra le braccia.

A questo gesto d'affetto si unirono anche Hermione e il giovane Scorpius di soli 13 anni.

Seppur Draco non disse nessuna parola non poté fare a meno di pensare che quel suo quarantesimo compleanno non sarebbe potuto essere migliore di così.










Questo per il compleanno di Draco.
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