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<<Aiuto!>> la mia voce è roca e quasi soffocata.
Notai solo dopo il pulsante rosso posto sul cornicione del lettino.

Allungai il braccio per spingerlo violentemente e ripetutamente in attesa di un'infermiera. Non avevo il coraggio di guardarmi attorno, se quella cosa era ferma nell'ombra non avevo il coraggio di incrociare quegli occhi.
La porta si spalancò con forza e una ragazza attraversò a gran passi la stanza arrivando al mio letto.

<<Va tutto bene signorina?>> chiede la biondina controllando il monitor del mio battito cardiaco.
<<C'era un...un coso, una persona>> indicai nel buio della stanza cercando di farle capire la situazione.
La ragazza si guardò attorno confusa cercando di comprendere quel che intendevo.

<<Non capisco>> mi disse prendendomi la mano ancora tremante.
<<È stato...spaventoso>> la voce si spezza e le lacrime iniziano a correre sulle mie guance.
Perché stavo piangendo? Poteva essere stato un semplice incubo.

<<Credo sia stato solo un brutto sogno>> dissi alla ragazza senza distogliere lo sguardo dalle mie mani.

Eppure la scena continuava a ripetersi nella mia testa come un film.
Asciugai velocemente le lacrime riportando lo sguardo sulla giovane donna.
<<La ringrazio, non c'è alcun...problema>> che perdita di tempo.
La donna misurò la mia temperatura corporea, più volte. Effettuati i vari controlli, decise di lasciarmi sola.

La sentii parlare con qualcuno nel corridoio, proprio davanti la mia stanza.
<<Non è il caso Alysa, è molto scossa>> disse lei.
<<Oh andiamo, lasciami conoscere la mia fottuta vicina Meredith>> disse la sconosciuta dall'accento marcato, russo probabilmente.

E nuovamente, quella porta si aprì.
Intravedevo una sagoma, una ragazza, era molto magra, ma riuscivo comunque a vedere i suoi capelli rosa spento in quel buio pesto.
Le luci si accesero senza darmi nemmeno il tempo di realizzare.
<<Fanculo, una femmina!>> disse con un gran sorriso.

Si avvicinó al lettino con un porta flebo sotto braccio, aveva un passo felpato, delicato e quasi impercettibile.
<<Ciao>> mi salutò sedendosi sul duro materasso.

Giocarellava con i filetti di una larga e spessa garza che aveva arrotolata attorno al polso, aveva lo sguardo quasi perso.
<<Sono Lilith>> la informai cercando di riportarla in questa dimensione.

<<Alysa>> mi accennò un sorriso che era tutt'altro che l'entusiasmo precedente.
<<Che ci fa qua?>> chiese tentennando grammaticalmente.

<<Ah, io, non lo so. Sono qua.>> risposi facendo spallucce.

<<Tentato suicidio?>> mi diede una piccola gomitata, probabilmente cercando la complicità che in realtà non si era creata.

<<No cavolo, scusa>> non riuscivo trattenere la mia curiosità, cosa avrebbe portato una ragazza così bella a quello? Sopratutto, è davvero quello?

<<Se tu stai chiedendo, si io ho tentato suicidio>> prese come a ridacchiare dopo la sua affermazione, come se non fosse del tutto pentita o spaventata da quel che aveva passato.
<<Mi dispiace>> fui capace di dire. Solo un mi dispiace.

<<No dai, è stata mia scelta>> appoggiò la mano sulla mia come per confortami, ma non credevo di essere quella che ne aveva bisogno.
<<Quanti anni hai?>> le chiesi per chiudere quel discorso.

<<Diciassette, tu?>>
<<Sedici>> le sorrisi.

Eppure, il suo viso mi era nuovo, non l'avevo mai vista seppure conoscessi tanta gente.
<<Uh, corvo!>> scattò con ferocia dal letto, tanto che la flebo quasi cadde, per fortuna riuscì ad afferrarla al volo.
Si affrettò ad alzare la serranda della grande finestra.

<<Lilith, corvo! >> ripeteva insistentemente picchiettando sul vetro luccicante.
Ed effettivamente il grande volatile era là, in piedi sulla ringhiera di un balconcino proprio affianco alla nostra finestra, non pareva allarmato o spaventato era solo...calmo.

<<Creatura meravigliosa, da?>> i suoi grandi occhi celesti splendevano alla vista dell'animale, quasi maestoso.
<<Wow>> mi ritrovai a sussurrare.

Non distoglieva lo sguardo dal mio.

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