2.

52 7 4
                                    

Il vialetto della scuola era, come sempre, pieno di studenti: chi ancora dormiente, chi energico, chi strafatto di prima mattina e chi in procinto di fare cose dietro qualche cespuglio, dannate coppiette.
Passo lo sguardo alla biondina al mio fianco, sembrava tesa e le mani le tremavano freneticamente.

<<Sei ansiosa? >> le chiedo scandendo le parole, si limita ad annuire rivolgendomi un sorriso timido.
Ricambio addentrandoci nella mandria.
<<Devo cercare una persona>>
Deve pensare che io sia ridicola a gesticolare così, sopratutto perché sembra comprendermi al volo.

Cerco con lo sguardo la mia migliore amica, che come tutte le mattine di questi giorni, non è nel nostro punto di incontro, una panchina rotta in un angolo del giardino scolastico.
Quando finalmente noto la sua testa di carota, mi dirigo a passo svelto e furioso nella sua direzione.
<<Roscia!>> esclamo a un passo da lei.

Era insieme a due ragazze che mi pareva di aver visto nelle cheerleader.
<<Dovevamo vederci lì, Victoria>> il sangue incominciava a ribollire, quando il suo sguardo confuso e distratto giunge ai miei occhi.

<<Scusa, ero impegnata>> si giustifica, teneva stretti al petto dei fogli e continuava a guardarsi le punte dei piedi.
Eravamo amiche sin dalle elementari quindi conoscevo bene ogni suo comportamento, e questo era quello che mi piaceva di meno, quando mente.

Lanciava qualche occhiata alle due ragazze al suo fianco, che parevano annoiate.
<<Che stai facendo?>> le chiedo indicando i fogli.
La campanella suona interrompendoci.
<<Ti scrivo dopo!>> dice prima di correre via con le sue due nuove amiche.
<<Certo>> sussurro.
Sentivo un peso nella testa, una sensazione di rabbia mista a quella di aver dimenticato qualcosa, ma cosa?

Sara!

Mi volto di scatto iniziando a correre contro corrente tra gli studenti con l'intento di trovare la ragazza che avevo abbandonato sul vialetto.
Era rimasta ferma dove l'avevo lasciata, che smanettava il cellulare, chissà se starà parlando di me alle sue amiche italiane,pensai.

<<Scusami!>> le dico una volta difronte a lei.
Alza lentamente lo sguardo dallo schermo e corrucciata mi chiede:
<<Perché? >>

Oh.

<<Uhm, ti accompagno io in classe, okay? Che corso hai?>>

<<Math>> scandisce.
Annuisco prendendola per il braccio trascinandola per i corridoi.
<<Anche io, comunque>> le sorrido.

Il professor Williams era un uomo sui cinquanta, divorziato, depresso e spesso isterico. Come tanti professori di matematica.
<<Scusi il leggero ritardo>> dico entrando.
Rispose solo un:
<<Accomodatevi>> sorridendo alla ragazza alle mie spalle. Falso.

Mi siedo al mio solito posto infondo alla classe, gettando goffamente i libri sul banco.
Sara sembrava essere travolta dal panico.
Ha le guance arrossate, tendenti al vero d proprio rosso, le labbra serrate ed era decisamente immobile davanti alla porta dell'aula.

Mi rivolge un'occhiata impaurita e io per incoraggiarla le mostro il mio pollice, una cosa stupida ma sembra comunque rilassarsi leggermente.

Different SoulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora