8.

17 3 6
                                    

Salgo velocemente i tre scalini del bus, salutando con un alzata di mento e un sorriso l'autista fedele.
Cerco con lo sguardo un posto libero tra le coppie, nessuno di ben cinquantaquattro posti era attualmente libero.
Sbuffo sistemandomi lo zaino in spalla,mentre nella testa i primi accenni di ansia iniziavano a farsi largo.
Non avevo la minima voglia di affrontare quella giornata scolastica, quel giorno più degli altri.
La solita squadra di football sparsa sul fondo dell'autobus cantando a squarciagola qualche canzone imbarazzante e sessista, un classico.
Sospiro cercando di riportare la mia attenzione su un mini programma mentale della giornata.
Tutto sarebbe filato liscio e per il meglio se l'ansia non mi avesse sopraffatta, di questo dovevo stare attenta, piccole ma importanti accortezze.
<<Lil!>> la vocina familiare verso il fondo del veicolo mi aveva fatto rinsanire.

Mi avvicino trascinandomi da una maniglia all'altra, cercando di sballottolarmi il meno possibile nell'auto in corsa.
Sara sposta velocemente lo zaino dal sedile alle sue gambe, lasciando il posto libero per me.
Mi accomodo goffamente sullo scomodo sedile blu, cercando di mantenere un atteggiamento più semplice possibile.

<<Come stai?>> mi chiede lei sorridente.
Dalla musica che echeggiava dalle sue grandi cuffie rosa potevo immaginare di averla disturbata.
<<Sto bene>> rispondo io con voce sottile.
Sentivo i suoi occhi  insistenti sul volto mentre mi scrutava interessata.
<<Alla fine, che è successo?>> mi chiede dubbiosa dopo qualche secondo di silenzio.

Riporto lentamente lo sguardo su di lei, visibilmente in attesa di risposte decido per il momento di non farla preoccupare, in quanto il ricovero non fosse davvero nulla di grave.
<<Nulla di che, un giramento di testa>>
Sospira quasi sollevata facendo finta di asciugarsi il sudore dalla fronte, sembrava comunque non soddisfatta della mia risposta, come se volesse sapere qualcosa in più.

<<Sai..>> inizia lei.
A questo punto il suo sguardo era più serio e l'allegria precedente si era fatta da parte.
Aveva spostato velocemente l'attenzione sulle sue dita, giocherellando con un unghia spezzata.
<<Victoria mi ha chiesto di te>> dice con voce debole.
<<Dice che non riusciva a contattarti, al telefono>> continua gestiscolando distrattamente.

<<Ah, era spento>> mi giustifico io.
Era spento o semplicemente non avevo nemmeno il coraggio di accenderlo?
<<Comunque, grazie per avermelo detto>> aggiungo appoggiandole una mano sulla spalla.
Lei mi rivolge un sorrisetto abbozzato, un misto di emozioni che personalmente non avevo compreso a pieno.
Finalmente l'autobus si ferma alla fermata definitiva, ossia quella della nostra scuola.
Balzo in piedi con uno scatto, afferrando velocemente lo zaino per spostarlo, con la stessa agilità, sulla spalla.
<<Vieni con me?>> chiedo, cercando di imitare una sorta di vocina accogliente, alla mia compagna di viaggio, che sorride per poi seguirmi per il vialetto.

<<Porca puttana, sei morta e risorta!>> grida Tay appena varcata la porta del bus.
Il mio piano di rimanere impercettibile era appena saltato, non avevo affatto calcolato l'opzione Tay.

<<Chiudi quella bocca>> sussurro affiancandolo velocemente.
<<Devo dirti tante di quelle cose amica mia>> sghignazza lui imperterrito.
Sospiro lanciando un'occhiata alle mie spalle incrociando lo sguardo divertito di Sara.
Lei con una piccola corsetta ci affianca mentre superiamo i gruppetti nel vialetto.

<<Questo caschetto ti sta crescendo un po' troppo>> commenta Tay tirando leggermente una ciocca di capelli.
<<Vanno bene così, a te piacciono?  >> chiedo cercando un feedback positivo dalla mia amica.
<<Non so, forse dovresti sistemarli davvero, non che ti stiano male così, sia chiaro! >> commenta con voce stridula.
<<Avete un gusto terribile, non è cambiato niente da pochi giorni fa, forse non vi ricord->>

<<Lilith>> vengo interrotta da una voce, dritto di fronte a noi.
Victoria si avvicina a passo veloce, con un sorrisetto accennato sulle labbra carnose.
Portava un vastito succinto, che metteva in risalto le sue curve accentuate, un colletto a V che lasciava travedere il pizzo del reggiseno, delle calze leggere e uno stivaletto nero semplice.
Un cambiamento radicale dalla tuta a...questo.

<<Ciao>> dico spontaneamente, fermandomi sui miei passi.
Lei si guarda attorno come se qualcuno la osservasse tra la folla, per poi spostare lo sguardo più volte tra Sara e Tay.
Saluta entrambi in modo veloce e schietto, con un semplice sorriso e alzata di mento, per poi afferrarmi il polso e allontanarmi.
<<Che fai?>> dico,senza oppormi alla sua presa.
Ci appartiamo in un pezzo del giardino, lontano dall'ingresso, dove spesso nessuno passava.
Si guarda nuovamente attorno, quasi furtiva.

Sapevo che avevamo tante cose da chiarire, ma allo stesso tempo non avevo la minima voglia di farlo.
<<Dove sei stata?>> la sua voce è acuta, e in quella domanda c'era dell'amarezza non necessaria.
<<Sono stata in ospedale per dei controlli, pensavo lo sapessi>> replico.

<<No, no che non lo sapevo, hai staccato tutto, come potevo rintracciarti?>> sbotta lei, scomponendo l'immagine di se che cercava di creare.

<<Non so cosa ci sia nella tua testa ultimamente, ma hai il numero di mia madre, sai dove abito, conosci i miei amici>> elenco una serie di soluzioni sulla punta delle dita.
<<Devo continuare?>> incrocio le braccia al petto, assumendo quell'espressione da saputella che persino me stessa odia.
Le sue spalle si rilassano, sospira portando una mano alla fronte.

<<Mi dispiace, ultimamente ho tanta roba da fare, tanti pensieri>> sbuffa rigirandosi i bracciali d'argento sul polso.

<<Perché non me ne parli? O meglio perché non parliamo in generale?>>
Forse era sbagliato, era una cosa da chiudere per andare avanti, ma abbandonare un'amica importante come lei era davvero complicato.

La campanella suona prima di una sua possibile risposta.
Si lega velocemente i lunghi capelli dietro la nuca con un mollettone marroncino, per poi allontanarsi.
<<Ci vediamo a mensa, okay?>>
La sua non era una domanda o una richiesta, cercava di far tornare le nostre vecchie abitudini.
Prima che io possa salutarla si allontana a gran passo, perdendosi tra la folla come una goccia di pioggia nel mare.

Sospiro appoggiandomi con la schiena al muro rovinato dell'edificio.
Copro la faccia con le mani quando quel terribile pizzichio negli occhi iniziava a farsi vivo.
<<Lilith.>>

Sobbalzo e sbirciando tra le dita cercavo,  intorno a me, la provenienza di quella voce profonda.
Era come un sussurro, avevo già sentito quel suono, ma non ricordavo minimamente dove.
Volevo individuare con lo sguardo una risposta veloce, seppur la prima che mi arrivava alla mente era la possibile pazzia.
Ma in quel momento, noto un'alta figura,cupa, simile a un'ombra.
Era immobile sotto un albero in lontananza, tanto lontana che era  quasi complicato distinguerla.
Confusa e spaventata afferro velocemente lo zaino, senza voltarmi nemmemo una volta entro a passi veloci nell'edificio.

Different SoulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora