La verità

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Capitolo 8

STORYTELLER'S POV

La tensione presente su quel pianeta si poteva tagliare con un coltello. In molte città vi erano case ormai distrutte, totalmente saccheggiate e ricoperte da fiamme che avvolgevano i cadaveri dei caduti in battaglia. Era incredibile come Jacob, colui che aveva combattuto al fianco del fratello e di Harriet per la pace ora stava scatenando la più grande guerra mai vista solo per avere la sua vendetta su Connor.

Era guidato dal potente odio che albergava in lui. I due fratelli fin da bambini erano stati costretti a mettere da parte le loro evidenti divergenze imparando pian piano a conviverci ma dopo quello che era successo con Harriet era come se la Maestà Vampirica avesse rimosso ogni ricordo dalla sua mente. Quest'ultima era intasata ormai dal caos e dall'odio, gli stessi che stava seminando su tutta Juras.

Tutte le persone che scendevano in guerra sapevano il motivo per il quale si era scatenata e quindi sviluppavano anch'essi un sentimento d'odio verso Connor che continuava a fuggire dal suo destino. Probabilmente il piano di Jacob era proprio questo: voleva renderlo un reietto in modo da rendere molto più facile la sua ricerca che avrebbe finalmente portato suo fratello alla morte.

JACOB'S POV

Il mio cappello rosso copriva totalmente la mia visuale sulla stupenda radura che la natura stava offrendo ai miei occhi. Non volevo guardare, sapevo che quel posto, a momenti, sarebbe diventato un fiume di sangue che si sarebbe confuso con i colori del mio cappotto. Il solo pensiero di quello che stava per accadere fece spuntare sul mio volto un ampio sorriso sadico.

Ero finalmente arrivato, dopo un lungo viaggio, ai piedi della dimora Mortem. Per arrivare fin lì avevo distrutto qualsiasi cosa si trovasse sul mio cammino uccidendo centinaia di Lycan ed altrettanti maghi che cercavano di fermare la mia crociata. La squadra di vampiri che avevo formato per accompagnarmi era totalmente scomparsa ad eccezione di uno.

Nonostante li avessi scelti tra le prime file dell'esercito, in base alla loro enorme forza combattiva, non riuscivano a competere contro avversari così numerosi quindi si erano lasciati andare al loro destino sul campo di battaglia.

L'ultimo vampiro che era rimasto in vita si trovava proprio al mio fianco mentre osservava, da sopra l'altura sulla quale ci eravamo appostati, la grandezza e la maestosità di quel palazzo. Si girò verso di me facendomi intuire che voleva dirmi qualcosa e cosi gli feci un semplice cenno con la testa per fargli intendere che poteva iniziare a parlare:

-Signore, non vorrei mancarle di rispetto ma...-

Si fermò per un attimo, probabilmente impaurito dal mio sguardo ricolmo di odio. Lo osservavo tenendo entrambe le braccia conserte al petto pronto ad ascoltare quale fandonia sarebbe uscita dalla sua bocca. Inarcai leggermente un sopracciglio quando notai che il suo discorso non stava procedendo ormai da troppi istanti e, finalmente, si decise a riprendere:

-Sono morti in molti e...E IO NON VOGLIO MORIRE!-

-Allora torna a casa, inetto.-

Dissi facendo notare al vampiro il mio totale cambio di espressione. Il sorriso sadico dipinto sul mio volto era totalmente svanito lasciando spazio ad un'espressione corrucciata e di sfida nei suoi confronti. Subito notai il suo sguardo ricolmo di gioia, probabilmente non si aspettava che lo avessi davvero rimandato a casa ed aveva ragione.

Appena mosse il primo passo verso la direzione opposta afferrai lo spadone con entrambe le mani sfilandolo dall'enorme fodero dietro la schiena. Al contatto con l'aria la lama in argento dell'arma iniziò a brillare facendo fuoriuscire alcuni raggi viola da esso. Mi bastò puntarlo verso di lui in modo che quegli stessi raggi si allungassero fino a trafiggergli la carne e a trapassargli la schiena.

Una battaglia solitaria (Completata&Corretta)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora