5 (parte 3)

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«Che ci fa lei qui?»
Sobbalzo, chiudendo immediatamente il libro con un rumore sordo e voltandomi verso la porta.

Il professor Bravi è in piedi sulla porta. Ha i capelli in disordine e indossa una T-shirt molto simile a quella di Jordan e un paio di pantaloni in cotone. Noto subito che a lui la maglietta veste più larga, ma comunque si direbbe che anch'egli faccia dello sport.

Mi guarda senza attenzione, come se in realtà non riuscisse a vedermi. I suoi occhi, sotto alla luce debole dell'abat-jour, sono più scuri del solito. E anche più spenti.

Si muove dalla porta e mi viene incontro con quelli che mi sembrano essere un paio di passi. Quando mi è davanti, mi strappa il libro dalle mani e lo chiude in un cassetto della scrivania. Poi torna a scrutarmi.

«Mara, le ho chiesto cosa ci fa qui» dice, con un tono di voce più calmo questa volta.

Noto che mi ha chiamata per nome e questo temo non sia un buon segno. Si sarà arrabbiato tanto? In fondo, non ho toccato nulla se non quel libro.

Rimpiango di essere stata così stupida da non ricordare che Jordan è il fratello del professor Bravi: probabilmente adesso non lo fisserei come se fosse un alieno, quando io mi sono andata a cacciare proprio nella sua navicella.

Zara... solo ora ricordo dove ho già letto questo nome.

«Cercavo il bagno» mento, restando lì dove sono.

BB mi guarda senza credermi. Non lo biasimo: la mia risposta non risulta credibile neppure alle mie orecchie. Sospira, sorridendo appena. Fa un passo avanti e poi si ferma di nuovo.

«Ritenti, magari la prossima volta le verrà in mente una bugia più credibile» dice, il tono serio e distaccato.

«Non sto mentendo» provo a dire, valutando la situazione. A questo punto, tanto vale raccontargli la verità, giusto?

«Cercavo il bagno e l'ho trovato. Ma quando stavo per tornare giù, ho visto la luce accesa e... insomma, eccomi qui.»

Abbozzo un sorriso per sminuire la cosa. Non ho ucciso nessuno, cavolo!

Il professore si avvicina di un altro passo e mi studia attentamente prima di parlare.

«Dovrei crederle?»

Mi guarda dall'alto, come a voler dimostrare la sua superiorità.

«Ovvio che sì» sbotto.

«Le credo allora» afferma alla fine, andandosi a sedere alla scrivania. Questo mi sembra tanto un contentino che io non ho chiesto. E inoltre, perché adesso mi sta completamente ignorando?

Prende a leggere il primo foglio di una delle due pile che ha davanti e nella stanza cade il silenzio. Mi avvicino a lui e resto in piedi a osservarlo.

«Sta lavorando?» gli chiedo.

«Sto correggendo dei compiti in classe, sì, e mi creda quando le dico che leggere i vostri temi, a volte, è meglio di qualsiasi soap opera che potrei trovare in televisione» ribatte senza guardarmi.

Mi siedo sul bordo del letto e lo fisso da dietro.

«Per esempio?»

BB si gira verso di me e mi scruta titubante per un attimo prima di rispondere, posando la penna che aveva in mano e prendendo uno dei fogli protocolli dalla pila di sinistra.

«Questo ragazzo, ad esempio, alla richiesta di descrivere un momento di rabbia e dolore, ha raccontato di quando la fidanzata lo ha tradito con il suo migliore amico. Lui si è vendicato di entrambi tradendo la sua ormai ex fidanzata con una ragazza che altro non era se non la sorella del suo migliore amico. I due per poco non si sono ammazzati di botte per questa vicenda» racconta, rimettendo a posto il tema da dove lo aveva preso. Poi mi guarda sorridendo, curioso di osservare la mia reazione.

La prima volta ti travolgeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora